Viaggio tra le aziende italiane 4.0, quattro esempi di digitalizzazione
Gestionali per monitorare i processi legati al prodotto; tecnologie per diffondere conoscenza; nuovi modelli di business legati al digitale; introduzione di robot in produzione. Sono esempi di come le aziende italiane hanno declinato la fase 1 del Piano Nazionale Industria 4.0: al di là dei numeri che confermano la bontà del progetto, sono questi casi che svelano come l’iniziativa governativa abbia per davvero rilanciato il manifatturiero. Nel 2016, infatti, i dati indicano che le aziende hanno portato al 7,8% il rapporto tra investimenti e immobilizzazioni materiali rispetto al 6,2% del 2015.
Il viaggio di Sistemi&Impresa alla ricerca di aziende che hanno cavalcato i vantaggi di Industria 4.0 inizia da Manta, un paese in provincia di Cuneo: qui ha sede Multitel Pagliero, azienda nata come bottega artigianale a inizio Novecento e ora leader nella produzione di piattaforme per il lavoro aereo montate su autocarro. In fabbrica non lavorano solo persone, ma anche robot che hanno consentito di “umanizzare” un lavoro usurante e pericoloso per il quale non si trovano più saldatori disponibili: grazie alle nuove tecnologie il tasso di occupazione è persino migliorato, perché l’azienda è passata da 170 addetti a oltre 250.
La seconda tappa del viaggio è stata Usmate Velate, in provincia di Monza Brianza: con appena 60 dipendenti Velp Scientifica è leader mondiale nella progettazione e produzione di strumenti da laboratorio e soluzioni analitiche avanzate. Il segreto? Le nuove tecnologie, che consentono di gestire processi nei quali ci sono oltre 300 fornitori e figure eterogenee che devono collaborare. Che Industria 4.0 abbia funzionato lo conferma Buffoli Transfer, azienda che produce macchine utensili a elevate prestazioni per la produzione di componenti metallici.
Prima dell’introduzione del Piano Calenda, il mercato di riferimento era quello estero; dopo le iniziative di Industria 4.0, invece, anche il mercato italiano si è risvegliato, tanto che Buffoli Transfer ha visto crescere la sua presenza nella Penisola dal 30% al 50%. L’azienda, però, non ha solo approfittato del Piano per aumentare il suo business: anche al suo interno si è adeguata al nuovo scenario, puntando soprattutto su tecnologie digitali per diffondere know how.
Ultima tappa del viaggio è stata Carpenedolo in provincia di Brescia: qui ha sede 1177, marchio di Calze Ileana, che propone al mercato calze per uomo, donna e bambino, vendute attraverso una vending machine. Si tratta di un ‘distributore’ connesso che permette svariate interazioni con il cliente (fisiche e digitali) in grado di rivoluzionare il Retail. E come se non bastasse da poco è stato introdotto Pepper, un robot-commesso in grado di ingaggiare i consumatori, guidandoli nel percorso di acquisto.
Multitel Pagliero, robot per lavori pesanti
Nata nel 1911 come ‘bottega artigianale’ per la produzione di utensili agricoli, Multitel Pagliero si è poi evoluta divenendo sin dagli Anni 70 un marchio e un punto di riferimento per la fornitura di attrezzature per il lavoro aereo. A guidarla oggi sono Renzo e Sandro Pagliero, nipoti del fondatore dell’organizzazione che vanta oltre 50 anni di esperienza nel campo dell’oleodinamica applicata ad apparecchi di sollevamento: risale agli Anni 90 però la decisione dell’azienda di concentrarsi sulle piattaforme per il lavoro aereo montate su autocarro, come conferma lo stesso Amministratore Delegato. Attualmente l’azienda ha un fatturato consolidato di circa 80 milioni di euro e impiega 250 persone. Tra le competenze maturate da Multitel Pagliero, con sede a Manta in provincia di Cuneo (l’azienda è presente anche in Francia, Multitel International Sas, e in Germania, Multitel Export Sales GmbH), c’è la capacità di proporre al mercato prodotti interamente composti da alluminio: una scelta, quest’ultima, che ha permesso all’organizzazione di diventare leader in Italia e tra le top a livello europeo. L’introduzione dei robot in Multitel Pagliero, dice l’AD “risale al 2013”, per far fronte a una nuova necessità: “Già nel 2011 abbiamo compiuto un ulteriore sviluppo nell’utilizzo dell’alluminio arrivando a proporre controtelai più leggeri che ci hanno permesso di proporre nuovi modelli che hanno avuto un successo immediato”. Proprio il successo ha costretto l’azienda a “costruire un nuovo stabilimento produttivo”: “Per far fronte alle richieste del mercato avevamo bisogno di altri saldatori specializzati, ma si tratta di figure professionali difficili da individuare e quindi abbiamo dovuto valutare l’introduzione di robot”. Non solo, infatti, c’è carenza di manodopera, ma soprattutto i robot hanno concesso di ‘umanizzare un lavoro’ di certo usurante, faticoso e pure pericoloso. “Da anni stavamo studiando l’impiego di robot in saldatura, anche per motivi etici e non solo per la mancanza di figure qualificate; la costruzione del nuovo sito produttivo ci ha permesso di compiere la scelta”, continua Pagliero. Oggi in azienda ci sono tre robot ed entro la fine del 2017 ne entrerà un quarto: “Molte aziende si sono sempre più affidate all’outsourcing per restare competitivi; noi abbiamo invece deciso di produrre tutto al nostro interno e per resistere alla concorrenza dei Paesi a basso costo di manodopera abbiamo automatizzato alcuni processi e la robotica ci ha permesso di abbassare i costi di produzione”. Quali gli altri benefici della scelta? “La qualità della produzione è migliorata”, ammette l’AD. Ma non solo, perché Pagliero precisa che “i clienti che possono osservare lo stabilimento produttivo e la gestione del lavoro si convincono che siamo in grado di far fronte alle loro richieste”: “A convincerli è proprio il livello di automazione, che assicura che il prodotto sarà realizzato”. I numeri confermano la bontà della scelta dell’azienda che nel 2016 è cresciuta del 30% rispetto al 2015 e nel 2017 del 10% rispetto all’anno precedente. A chi teme che i robot sottrarranno lavoro all’uomo, il caso Multitel Pagliero non lascia adito a polemiche: negli ultimi quattro anni l’azienda è cresciuta dai 170 addetti del 2013 agli attuali 250. “Dopo l’introduzione dei primi robot, ora abbiamo personale con la giusta esperienza per sviluppare nuove applicazioni”, ammette soddisfatto Pagliero. Che spiega come i saldatori più esperti siano stati impiegati per la programmazione dei robot grazie “a programmi di formazione sviluppati con i fornitori stessi”. Ma come è possibile che nonostante la presenza di robot sia stato necessario aumentare in modo considerevole il personale? “Sono aumentate le richieste del mercato ed è aumentato il fatturato”, dice l’AD. Nonostante i progetti di Multitel Pagliero siano iniziati ben prima dell’introduzione del Piano Nazionale Industria 4.0, l’iniziativa governativa ha stimolato l’azienda a progettare nuovi investimenti “per usufruire di sgravi fiscali” e proseguire sulla strada della digitalizzazione.Velp Scientifica, PMI diventata Industria 4.0¹
Come fa una PMI italiana a chiudere l’anno con 18 milioni di fatturato, contando solo su 60 dipendenti e a essere leader globale nel proprio settore? Secondo Velp Scientifica, azienda con sede a Usmate Velate, in provincia di Monza Brianza, che progetta e produce strumenti da laboratorio e soluzioni analitiche avanzate, il segreto sta nell’essere sempre al passo con le nuove tecnologie. Al SAP Forum di Milano, l’annuale incontro che la multinazionale organizza con i clienti e i partner per presentare i risultati e i nuovi obiettivi, si sono definiti “piccoli, ma preziosi”. Come molte imprese innovative, anche l’azienda brianzola è nata in un sottoscala, lo racconta Giovanni Passoni, CEO di Velp Scientifica: “L’azienda è stata fondata nel 1983 da mio padre, un tecnico del CNR di Monza con la passione per la scienza. Aveva spesso problemi a trovare gli strumenti di analisi adeguati e pensò di cominciare a costruirseli. È stata un’intuizione felice, perché la sua azienda è in piedi da 30 anni e ha vissuto serenamente il passaggio generazionale”. Il successo Velp Scientifica lo deve a un processo organizzativo molto efficace che consente di gestire 300 fornitori nel mondo e una partecipata negli Stati Uniti: “Abbiamo introdotto il gestionale già dal 2004. Seguiamo i nostri prodotti dall’ideazione al post vendita e possiamo farlo perché non solo ci fidiamo delle tecnologie che abbiamo introdotto in azienda, ma anche del nostro team di lavoro, fatto di persone talentuose con uno forte spinta verso l’innovazione”. L’anno prossimo Velp Scientifica introdurrà elementi di IoT: “Un progetto ideato da un gruppo di lavoro, formato da varie figure, dal capo progetto, un ingegnere che proviene dalla Ricerca e Sviluppo, a persone che lavorano nell’IT, nell’Operation e nel Marketing”, spiega Passoni. La necessità di mettere in piedi una formazione eterogenea nasce dall’esigenza di gestire un cambiamento epocale: “Con l’IoT migliorerà la qualità della ricerca e la vita dei ricercatori nei nostri laboratori, questo ci consentirà di sviluppare nuovi prodotti e servizi grazie all’elaborazione dei dati in termini statistici e all’accesso alle macchine anche da remoto. Tutti, soprattutto chi cura il marketing, sono chiamati a sfruttare al meglio questo cambiamento”. Altro punto di forza di Velp è l’export: “Vendiamo più dell’80% dei nostri prodotti in 90 Paesi. La nostra mission è dare un contributo alla ricerca attraverso l’efficienza dei nostri strumenti”. ¹Questo capitolo è stato scritto da Elisabetta de LucaBuffoli Transfer amplia il mercato italiano
Buffoli Transfer è tra i principali costruttori europei di macchine utensili a elevate prestazioni per la produzione di componenti metallici che richiedono lavorazioni da più direzioni contemporaneamente e torniture di precisione. Le macchine Buffoli realizzano prodotti finiti per autoveicoli, impianti di riscaldamento/elettrici/ refrigerazione, elettrodomestici, serrature, ecc. Il gruppo fa perno attorno alla Buffoli Transfer Spa di Brescia e dà lavoro a circa 100 persone con un fatturato di oltre 20 milioni di euro e installazioni quasi in ogni parte del mondo. Fino a pochi anni fa il mercato principale era quello estero, oggi invece lo scenario è profondamente cambiato. A raccontarlo è Francesco Buffoli, Vice Presidente e CEO di Buffoli Transfer: “Fino al 2000 le nostre macchine erano installate quasi interamente fuori dai confini nazionali; poi abbiamo iniziato a presentare anche in Italia tutte le specialità sviluppate per i nostri clienti tedeschi, danesi e americani e le aziende italiane hanno iniziato ad apprezzare la precisione e la flessibilità delle nostre macchine e l’originalità delle nostre soluzioni brevettate; così la quota di mercato italiana è cresciuta rapidamente fino al 30% e ora, grazie alle iniziative per l’Industria 4.0, siamo a quasi al 50%”. Nel frattempo però anche l’azienda è cresciuta globalmente, per cui il fatturato estero è praticamente sempre lo stesso, e ai tradizionali mercati del Nord America e del Nord Europa si è aggiunto il mercato italiano. Una conferma, insomma, della bontà del Piano Calenda che, argomenta il manager, è stato apprezzato inizialmente per i consistenti vantaggi fiscali, ma che ora inizia a funzionare come “motore di un processo di rinnovamento dei sistemi produttivi, tale da fare dell’Italia nuovamente una grande nazione manifatturiera”. Grazie al Piano Calenda e a una marcata attenzione al tema Industria 4.0, Buffoli Transfer ha potuto conquistare nuovi clienti che hanno “riconosciuto la nostra organizzazione come un’impresa innovativa, in grado di mettere sempre al centro il cliente, le sue esigenze e la sua soddisfazione”. Il Piano Nazionale Industria 4.0 ha permesso di diffondere una nuova cultura produttiva, persino nelle imprese più piccole, da sempre attente all’innovazione di prodotto ma che da oggi sono supportate nei loro piani di sviluppo dei processi. Ma non solo, le aziende italiane stanno iniziando a percepire che i vantaggi non riguardano esclusivamente l’ammortamento dei macchinari e dei software, quanto la crescita dell’efficienza globale del sistema, nel momento in cui tutto viene integrato e i dati diventano facilmente fruibili”. Continua Buffoli: “in questi anni abbiamo sviluppato la manutenzione preventiva e predittiva, la reportistica dei dati di produzione, la diagnostica locale e in remoto. Inoltre abbiamo curato l’efficienza energetica e integrato Smart product di vario genere e sistemi di modellazione e simulazione”. Industria 4.0 porta con sé anche il tema delle competenze, che Buffoli Transfer ha già affrontato con una precisa strategia, coinvolgendo il proprio personale, i centri di assistenza esteri, gli agenti (oltre al canale di vendita diretto c’è anche quello indiretto) e i clienti. Una buona formazione del personale che opera sulla macchina, oppure che cura la manutenzione e l’assistenza, è essenziale per l’uso efficiente di macchinari così sofisticati, la cui produttività è massimizzata e la cui flessibilità viene messa alla prova costantemente. È bene dire incisivamente che, anche su macchine in grado di produre milioni di pezzi in un anno, i lotti di produzione spesso sono solo di alcune migliaia di pezzi, perché la produzione just-intime è diventate un obbligo in molte realtà, data l’incertezza dei piani di produzione, la volontà di ridurre i magazzini e la variabilità di prodotto. La conoscenza degli strumenti, delle loro potenzialità e della loro flessibilità è alla base della trasformazione in atto e per questo Buffoli Transfer propone macchinari unici, spesso brevettati, e software in grado di semplificarne l’uso, la programmazione, la manutenzione e la raccolta ed analisi dei dati. Nonostante il ruolo attivo nell’evangelizzazione delle potenzialità dell’Industria 4.0, in Buffoli Transfer – che tra le varie attività propone anche intere linee automatizzate ‘chiavi in mano’ – la componente umana resta ancora al centro dell’azienda: “Nella nostra produzione conta soprattutto l’uomo, la sua capacità di cercare sempre il meglio, tanto a livello di progettazione quanto a livello di montaggio e di messa a punto dei macchinari: i nostri tecnici specializzati si confrontano ogni giorno con macchine che sono, a tutti gli effetti, dei prototipi che non richiedono l’applicazione di soluzioni e procedure standard, ma creatività ed esperienza, oltre a tanta voglia di fare, ma soprattutto di fare bene per la soddisfazione propria e del cliente”, dice il Vice Presidente e CEO dell’azienda. “Nella nostra azienda decliniamo Industria 4.0 con la diffusione del know how e la partecipazione attiva alla realizzazione di prodotti unici”.1177 rivoluziona il Retail
Già conosciuta sul territorio per la sua vocazione a innovare, dal 2014 Ileana Spa, la storica azienda di calze nata a Castel Goffredo in provincia di Mantova dall’idea della fondatrice Ileana Pinelli (oggi la sede è a Carpenedolo in provincia di Brescia), ha creato 1177 (ElevenSeventySeven), il marchio che propone al mercato calze essenziali, tecniche e performanti per uomo, donna e bambino. E che oltre a utilizzare tessuti innovativi, propone un packaging unico e un modello di business originale, che di recente si è arricchito di un’ulteriore novità: è Pepper, il robottino-commesso destinato a rivoluzionare il Retail. Ma andiamo con ordine e iniziamo dai tessuti che caratterizzano i prodotti di 1177. “Tra i nostri materiali c’è il Dryarn Aquafil, una fibra altamente performante, più isolante della lana, ma più traspirante del poliestere che permette al piede di autoregolare la temperatura”, spiega Luca Bondioli, CEO di 1177. Che ammette come l’uso di questi materiali sia il risultato “della collaborazione con i produttori di fibre”, con i quali l’azienda “fa ricerca continua”. Accanto a questi aspetti, 1177 ha brevettato un singolare packaging che caratterizza i prodotti del marchio: “Abbiamo scelto di proporre al mercato le nostre calze proponendole in una lattina”, spiega il manager. “Ci permette di vendere il prodotto in maniera diversa”. E come se non bastasse, le ‘lattine di calze’ sono vendute sia nel Retail classico sia distribuite da una vending machine, studiata e realizzata con Softec Spa, digital platform company appartenente al Gruppo Fullsix, in collaborazione con Cisco e che ha richiesto un investimento di circa 2 milioni di euro supportato interamente da Banca dei Territori di Banca Intesa Sanpaolo: in pratica un distributore automatico dalle dimensioni contenute che può essere posizionato ovunque e che consente “l’acquisto attraverso il pagamento contactless o pagamenti digitali” oppure di “sfogliare il catalogo sullo schermo e farsi mandare le calze a casa” o ancora di “utilizzare la macchina come punto di ritiro dopo aver ordinato via web”. “Per capire le reazioni del mercato abbiamo scelto di installare le macchine in varie location, per poi arrivare agli shopping mall per riuscire a vendere un prodotto di fascia medio-alta sottraendo quote di mercato ai competitor che puntano ai prezzi bassi”, dice Bondioli. I vantaggi della vending machine sono tanti. Per esempio la macchina occupa uno spazio ben più contenuto di un negozio e quindi i suoi costi sono ridotti. Ma non è finita, perché la vending machine è uno strumento tecnologicamente all’avanguardia: “Si tratta di una macchina connessa che ci consente di personalizzare l’offerta, comunicare il prodotto in modo innovativo, di monitorare costantemente il corretto riempimento e di interagire con le persone e l’ambiente circostante”, illustra il CEO di 1177. “È infatti in grado di riconoscere il passaggio delle persone e questo ci permette di capire se il posizionamento è corretto o profilare i nostri clienti per fascia di età o provenienza”. Ma non solo, perché le potenzialità offerte dalla connessione sono numerose. “Stiamo valutando la possibilità di proporre, dopo l’acquisto, offerte ad hoc per altri prodotti da acquistare online, creando quindi un ecosistema che metta al centro il consumatore”. Senza considerare la possibilità di creare sinergie con marketplace o altri brand, magari proprio quelli dei negozi accanto alla vending machine che, tra le altre funzioni, permette persino di fare acquisti e ritirare il prodotto in un’altra macchina. Ultimo arrivato in casa 1177 è Pepper, l’umanoide connesso alla macchina, la cui funzione è di “ingaggiare le persone” per “spiegare e vendere loro il prodotto e scaricarlo in automatico dalla vending machine”. “Il robot è capace di rispondere a ogni domanda sui prodotti grazie alla sua capacità di parlare 20 lingue; è il primo esempio di applicazione di umanoide nel Retail a livello mondiale”, puntualizza Bondioli. Il tablet posizionato su Pepper permette di ottenere ogni informazione sui prodotti: i primi clienti possono già sperimentato le potenzialità dell’umanoide e della V-Machine nel centro commerciale di Arese, alle porte di Milano, a partire da fine novembre 2017. Nel futuro, promette il CEO di 1177, sono pronte altre novità: “Per esempio la possibilità di scansionare la misura del piede e arrivare direttamente all’acquisto profilato del cliente in brevissimo tempo”. Sembra futuro, ma è già realtà.Dario Colombo, laureato in Scienze della Comunicazione e Sociologia presso l’Università degli Studi di Milano, è caporedattore della casa editrice Este. Giornalista professionista, ha maturato esperienze lavorative all’ufficio centrale del quotidiano online Lettera43.it dove si è occupato di Economia e Politica, e nell’ufficio stampa del Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane.
digitalizzazione, Robotica, trasformazione dei processi