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Transizione 5.0, l’ultimo (travagliato) miglio dei decreti attuativi

industria 5.0

È partito il conto alla rovescia per la pubblicazione del testo definitivo del decreto attuativo del Piano Transizione 5.0 – la bozza è ora al vaglio del Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef) e serve anche il ‘sentito’ del Ministero dell’Ambiente – che ha lo scopo di sostenere il processo di transizione digitale ed energetica delle imprese.

Come noto, il piano è finanziato con 6,3 miliardi di euro del programma RepowerEu, la missione per l’indipendenza energetica del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Grazie a questi fondi, le imprese che negli anni 2024 e 2025 effettuano nuovi investimenti in soluzioni orientate a progetti di innovazione, che portano a una riduzione dei consumi energetici, possono accedere al credito d’imposta proporzionale alla spesa sostenuta. Il progetto deve essere, però, certificato ex ante ed ex post. Inoltre, le imprese che effettuano investimenti in beni strumentali efficienti possono richiedere l’agevolazione per investire nella formazione del personale.

Definizioni chiare di struttura produttiva e processi

In attesa della pubblicazione ufficiale del decreto, stanno circolando indicazioni più precise riguardo al quadro normativo e alle procedure. Come riporta Warrant Hub-Tinexta Group, società di consulenza strategica e finanziaria, la data importante per accedere agli incentivi è quella del primo impegno giuridico vincolante (tipicamente è il contratto di acquisto) e deve essere successiva al 1 gennaio 2024. È poi necessario prestare attenzione ad avere attiva una sola pratica di incentivo alla volta nella stessa struttura produttiva: se l’azienda fosse interessata a più investimenti, deve prima completare un progetto oppure agire a livello di struttura produttiva complessiva o reindirizzare gli investimenti meno efficienti verso la Transizione 4.0. Una pratica 5.0 che non raggiunge i requisiti di efficienza energetica può essere, infatti, ‘trasformata’ in 4.0.

Tra le novità della bozza rientrano anche l’ampliamento dei soggetti abilitati alla certificazione – l’elenco include nuovi organismi e ingegneri con specifiche lauree – e la definizione più chiara della struttura produttiva e dei processi interessati. Maggiori informazioni sono fornite anche riguardo al calcolo del risparmio energetico, basato sulla stima dei consumi pre e post investimento, con una normalizzazione per volumi produttivi e condizioni esterne. Per le nuove imprese o per quelle che introducono nuovi prodotti e servizi entro sei mesi dall’avvio del progetto, il risparmio energetico è, invece, misurato rispetto a uno scenario controfattuale (visto che non esiste uno storico). Le linee guida forniranno casistiche ed esempi concreti di calcolo.

L’obbligo di mantenere i risparmi energetici per cinque anni

Pur rispettando il principio del Do no significant harm (Dnsh) – esclude agevolazioni per attività economiche che possono causare danni significativi agli obiettivi ambientali – sono previsti investimenti anche per attività nel sistema di scambio di quote di emissione dell’Unione europea (Ets) a condizione di riduzione delle emissioni rispetto all’anno precedente e con eccezioni di rifiuti speciali pericolosi. Tra le spese che si possono portare nel progetto sono, inoltre, inclusi, i moduli del fotovoltaico, ma pure i servizi ausiliari, stoccaggio e trasformatori. I beni hanno, però, l’obbligo di allaccio alla rete entro un anno dalla fine del progetto.

Tra le spese ammissibili rientra la formazione incentrata sulla transizione green e sulla transizione digitale. I progetti formativi devono essere composti di moduli di almeno 12 ore e includere un percorso formativo di almeno quattro ore su alcune tematiche previste dalle linee guide. Il percorso verso l’Industria 5.0 richiede – come emerge dalle procedure indicate – un impegno concreto e per assicurarlo le aziende sono obbligate a mantenere i risparmi energetici per cinque anni, pena la restituzione dell’incentivo.

Industria 5.0, Mef, pnrr


Alessia Stucchi

Alessia Stucchi è giornalista pubblicista. Laureata in Lettere Moderne in triennale e in Sviluppo Economico e Relazioni Internazionali in magistrale. Nel 2023 ha vinto il premio America Giovani della Fondazione Italia Usa che le ha permesso di conseguire il master Leadership per le relazioni internazionali e il made in Italy. Nel tempo libero si dedica alle camminate, alla lettura e alle serie tivù in costume.