StartGo, obiettivo internazionalizzare le PMI
Intervista a Giovanni Colla, CEO e Fondatore StartGo
Siete a capo di una piccola o media impresa che si vuole affacciare sui mercati esteri?
Ci avete già pensato ma a causa di intoppi di ordine burocratico e gestionale il cammino è reso tortuoso e insicuro?
È il caso di chiamare StartGo, nuovissima realtà imprenditoriale capitanata da un giovane ingegnere bresciano 38enne che, in seguito all’esperienza iniziata nel 2008 come CEO di due stabilimenti in Ungheria – avviati e gestiti in modo totalmente autonomo per conto di Serioplast S.p.A. (azienda leader in Europa nella produzione di flaconi in plastica e fornitore di multinazionali come Unilever e Henkel) –, ha creato e sperimentato un modello di management per l’avviamento delle aziende all’estero.
Questa è StartGo. L’azienda si occupa di esportare il know-how italiano oltreconfine avviando nuovi stabilimenti per conto delle imprese committenti.
Abbiamo incontrato Giovanni Colla, CEO e Fondatore di StartGo.
Come nasce StartGo? Da quale idea?
Nasce dall’aver rilevato che il mercato ha bisogno oggi di un nuovo servizio presidiato da una realtà specializzata nell’avviamento di stabilimenti all’estero.
Cosa significa consegnare un’azienda ‘chiavi in mano’?
Significa partire da zero. Si inizia con la realizzazione del progetto a quattro mani con il cliente, si fonda a livello legale l’azienda, si seleziona il personale, si disegna il layout del nuovo stabilimento, si installano i macchinari, si avviano i processi produttivi. Per consegna ‘chiavi in mano’ intendiamo che lo stabilimento si affidi a un organico sufficiente per garantire una produzione continuativa.
Quanto tempo impiegherebbe un imprenditore da solo? Di quali skill ha bisogno?
Con il contributo di StartGo un’impresa di medio-piccole dimensioni, con 15 milioni di euro di fatturato e un centinaio di dipendenti, può attivare uno stabilimento all’estero nel giro di due anni. Un imprenditore con scarse attitudini da manager, o troppo impegnato nel suo business in Italia, potrebbe impiegare anche 4/5 anni, ritardando lo start up della produzione e perdendo centinaia di migliaia di euro.
Un buon imprenditore non è detto che sia anche un buon manager…
Molti imprenditori non sono veri manager. Hanno fatto la loro fortuna inventando business promettenti in un percorso di stabilizzazione durato a volte 20 anni. Avviare uno stabilimento in un Paese lontano, selezionare il personale, affidare gli incarichi, saperlo motivare, sono tutte operazioni che bisogna saper fare in tempi ristretti e con professionalità per uscire vincitori dal processo di internazionalizzazione.
È preferibile assumere Temporary manager in vista di progetti internazionali o portare a bordo dirigenti?
Il manager interno è garanzia di continuità del business. Il manager esterno ha il compito di traghettare l’azienda verso un obiettivo, centrato il quale, non ha più ragione di rimanere.
Quali sono le difficoltà principali per un’azienda che vuole avviare la sua attività produttiva oltreconfine?
Una delle difficoltà iniziali è trovare stakeholder affidabili e stringere partnership con realtà locali che garantiscano un vero supporto a 360 gradi.
Quali i mercati esteri dove è più difficile approdare?
Talvolta il processo di avvio di uno stabilimento si allunga perché è più complessa la burocrazia del Paese in cui si opera. Inoltre è difficile trovare personale qualificato, soprattutto nei Paesi dell’Est Europa. La Polonia, in controtendenza, offre personale competente e manodopera specializzata.
Quale il costo del lavoro all’estero?
Il costo del lavoro nei Paesi dell’Est Europa è circa la metà rispetto a quello italiano. Quello che differenzia i Paesi dell’Est dal resto d’Europa è la sproporzione tra lo stipendio di un plant manager e quello di un manovale: a volte superiore anche di 15 volte.
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