Stampa 3D, la tecnologia destinata a cambiare la produzione
di Luca Papperini
Avrà la stampa 3D la forza di sovvertire i tradizionali processi del manifatturiero? Sono in molti a sostenere che sia ancora troppo presto per dirlo, come altrettanti a immaginare in un futuro non troppo lontano il tramonto del taylorismo in una produzione figlia di un mix tecnologico tra tecniche sottrattive (tradizionali) e additive (stampa 3D).
La rivoluzione del modello produttivo che impone la stampa additiva richiede un ripensamento dei processi di manufacturing a cui fino ad oggi eravamo abituati. Non a caso gli esperti parlano già di terza, o quarta, ‘Rivoluzione industriale’.
In pieno boom evolutivo, la stampa 3D seduce anche le piccole e medie imprese e, con loro, tutto l’universo dei makers – amanti del fai da te del terzo millennio con il pallino per l’innovazione. La maggiore diffusione delle stampanti 3D da desktop sta portando sempre più designer a rivolgersi al mass market per produrre le proprie creazioni.
I vantaggi per le PMI
Sul mercato consumer ed enterprise con macchinari sempre meno costosi e con tecnologie all’avanguardia per la costruzione di qualsiasi oggetto, la stampa 3D trova il suo impiego ideale nella produzione di oggetti in piccola serie. Uno strumento che ben si presta al miglioramento della competitività di quelle aziende ancora orgogliose di portare all’estero il prestigio del made in Italy in settori quali artigianato, oreficeria, oggetti di design e arredamento, accessori per l’abbigliamento, protesi, componenti per l’industria aerospaziale, prototipi di prodotti industriali.
Inoltre, la possibilità di condividere online anche i processi di design (crowd-design) e in genere, di trovare in rete qualunque tipo di servizio (crowd-sourcing), permette anche alle PMI di accedere a competenze e servizi fino ad ora riservati alle grandi aziende multinazionali. La filosofia ‘open’, che ha da sempre caratterizzato l’etica del movimento dei makers, potrebbe in futuro lasciare spazio a veri e propri business nell’ambito della vendita di ‘oggetti digitali’ in formato files.
Supply chain più corte: la svolta ‘green’
Stampare in tre dimensioni i dati contenuti in un file di progettazione potrebbe avere implicazioni importanti sulle logiche che governano gli attuali sistemi di gestione logistica. Studi accademici – forse un po’ visionari – lasciano spazio a città del futuro in cui alle grandi fabbriche inquinanti di una volta si avvicenderanno laboratori urbani eco-sostenibili per la produzione di serie limitate e personalizzate di piccoli manufatti. Oggetti costruiti con materiali speciali e altamente innovativi, in grado di riprodurre in un unico pezzo architetture molto complesse, non riproducibili con lo stesso livello di precisione in un processo di assemblaggio.
L’utilizzo dell’additive manufacturing in settori completamente diversi è possibile grazie alla grande varietà di materiali a disposizione, i quali non si limitano più solo alla plastica. Possiamo citarne alcuni: resina, argilla, ceramica, metalli, vetro, titanio, cromo cobalto mobildeno.
Sulla scorta di questa riflessione, quale sarà l’impatto che la tecnologia della stampa 3D avrà sui processi di produzione manifatturiera tradizionale? Come sono destinati a cambiare i processi della logistica? Il futuro del 3D printing sarà ecosostenibile: grazie alle nuove tecniche di produzione additiva si costruiranno davvero città più verdi, meno inquinate, che ospiteranno piccole fabbriche urbane pronte a servire mercati locali e altamente personalizzati?
I principali driver che abilitano l’adozione della stampa 3D
• Ottimizzare energie e risorse: produrre con passaggi ridotti, contenuto consumo di energia e pochi scarti.
• Ottenere un prodotto finito in breve tempo e con poca spesa: ciò consente ai designer di produrre piccole produzioni e dare immediatamente visibilità sul mercato alle loro creazioni.
• Creare parti separate su richiesta: questo semplifica il problema delle forniture dei pezzi di ricambio e abbatte i costi della logistica.
• Realizzare oggetti con strutture molto complesse in un pezzo unico.
La fine della delocalizzazione è vicina
L’industria manifatturiera mondiale si è data appuntamento lo scorso 1 e 2 luglio a Milano, al World Manufacturing Forum 2014. Obiettivo: approfondire insieme con i decision maker dell’industria globale i trend che impatteranno sullo sviluppo della fabbrica intelligente del domani. Tra i temi caldi sul tavolo degli speaker grande spazio è stato dedicato allo sviluppo di economie locali altamente specializzate e agli asset abilitatori: le cosìddette Key Enablers Technologies, le tecnologie strategiche che guideranno nuovi modelli di business nel settore del manifatturiero ‘avanzato’.
Come ha ricordato la direttrice di McKinsey, Catherine George, “la vera sfida per l’85% delle aziende manifatturiere globali sarà la vicinanza al cliente”. Un sogno possibile per la stragrande maggioranza delle aziende manifatturiere grazie all’utilizzo delle stampanti 3D.
Letta in quest’ottica, la fine della delocalizzazione sembra sempre più vicina. Tale scelta strategica – in special modo per le aziende europee e statunitensi – supporterà le fabbriche nella riduzione dei costi legati ai processi di supply chain e R&D, nonché agirà da volano per proceduralizzare processi di produzione personalizzata. È ora di tornare a casa.
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