Potremmo chiamarlo la dea Kali della Produzione. Le mani del Manufacturing Execution System (MES) sono tante quante le cose che sa fare. Mentre raccoglie dati e analizza le performance a uso e consumo del management e, sempre più, di tutti gli altri attori della fabbrica, lo stesso software spiega a uomini e macchine cosa e come devono fare; intanto lancia alert, gestisce la manutenzione e traccia tutto ciò che succede, partendo dall’ordine, seguendo gli avanzamenti e arrivando fino in magazzino.
Sono solo una parte degli impegni che affollano l’agenda quotidiana del MES, un tempo appannaggio delle grandi imprese, oggi decisivo nelle PMI alle prese con la nuova rivoluzione industriale, dove tutto è interconnesso, il controllo deve essere costante e ogni risposta il più possibile in tempo reale.
MES, a metà strada tra business e macchine
“Il MES è certamente un sistema importante per cogliere le opportunità dell’Industria 4.0: è uno degli elementi chiave per gestire i processi industriali, e fare ‘da ponte’ per collegarsi all’attività ‘sul campo’. Serve per il coordinamento dei diversi flussi che accadono nel cosiddetto shop floor, come i flussi legati alla gestione operativa dei processi produttivi”, spiega ed esperto di impianti industriali. “Non parliamo solo dei flussi che arrivano dalla gestione del ciclo dell’ordine nella fabbrica, per collegarsi poi alla Supply chain, ma anche di quelli lungo il ciclo di vita del prodotto, quindi il Product Lifecycle Management (PLM), per esempio pensando a nuove release di prodotto che portano con sé nuove istruzioni operative da gestire, in forma elettronica, sugli ordini di lavoro in ‘campo’. Attraverso i MES posso avere indicatori di efficienza dei macchinari, tracciarli, monitorarli, e quindi raccogliere informazioni, in generale, sulla qualità e l’efficienza di produzione. L’Internet of Things (IoT) dà sicuramente molte sorgenti informative, ma se si vuole trovare un punto di coordinamento all’interno della fabbrica, il MES è l’elemento storicamente deputato a farlo”.
Del resto, quando sul finire del secolo scorso il MES era già in fabbrica, l’IoT era pura fantascienza. “Esiste da anni, oggi è in evidenza perché fa parte del paniere di elementi necessari a un sistema tecnologicamente abilitato all’Industria 4.0”, segnala Macchi. “Dal punto di vista concettuale, è sempre stato visto come elemento di integrazione tra livello business alto, che viene coperto con l’Enterprise Resource Planning (ERP) e livello fisico sul campo, gestito in generale dall’automazione di fabbrica. Insomma, il MES sta nel mezzo. Al di là di una rappresentazione astratta, i meccanismi e le modalità operative possono cambiare, sia perché il MES interagisce con altri sistemi sia perché può avere implementazioni diverse sfruttando le nuove tecnologie, diciamo più modulari come architettura”.
Il MES non smette di evolvere. “Per esempio, accanto al coordinamento dei flussi, serve ora anche una gestione delle sorgenti informative sul ‘campo’ e può quindi essere d’aiuto l’estensione sulla parte fisica, che permette maggiore accessibilità, quindi un’integrazione con le funzionalità delle soluzioni IoT di oggi”.
Inoltre, complessità e configurazioni diverse si adattano alle esigenze delle grandi aziende, così come a quelle di realtà dalle dimensioni più contenute. “È utile soprattutto a chi ha un’elevata varietà di produzione e un’elevata dinamica della domanda. In quei casi, se non c’è un sistema di coordinamento e di tracking sul campo, non si è più competitivi. Di fronte a questa complessità si deve essere all’altezza sia in termini di qualità sia di tempi di risposta”.
Cosa c’è sul mercato? “Oltre all’offerta degli specialisti del MES, che da anni accumulano conoscenza nella gestione dei flussi operativi, si vedono tendenze potenziali, a partire da vendor ERP, che credo però dovranno recuperare alcuni gap di esperienza sul ‘campo’ di fornitori più tradizionalmente legati al mondo MES e dell’automazione industriale. Sono convinto che questa esperienza sia ancora vincente. Molto, naturalmente, dipenderà dalle volontà di investimento dei diversi player”.