E se fossero i robot a far aumentare il numero di donne in produzione?
Grazie alle tecnologie avremo più donne in produzione. Ne è convita Laura Rocchitelli, Presidente del Gruppo Rold di Nerviano, in provincia di Milano, azienda familiare, nata nel 1963, specializzata nella componentistica per elettrodomestici, con un fatturato di oltre 43 milioni di euro e 230 lavoratori e oggi passata nelle mani della seconda generazione: “Sono la secondogenita e l’unica figlia femmina, non era scontato che la guida dell’impresa spettasse a me. Invece, i miei fratelli hanno creduto nelle mie capacità e alla morte di mio padre hanno scelto di affidarmi la Presidenza. Non è stato facile perché erano gli anni della crisi, ma mi sono rimboccata le maniche e insieme a tutta la squadra siamo riusciti a rilanciare l’azienda”.
Diventare Presidente di un’impresa in crescita non le ha impedito di realizzarsi anche nel privato: “Ho tre figli e la conciliazione vita lavoro non è sempre facile, così come non lo è per tutte le nostre persone, ecco perché stiamo pensando a progetti che la favoriscono”. Essere mamma, secondo Rocchitelli, significa avere una marcia in più: “Non potrei mai rinunciare al lavoro così come alla mia famiglia perché sono una carica reciproca, quando sono stanca per il lavoro i miei figli mi danno l’energia per ricominciare e viceversa”.
Il Progetto STEAMiamoci
Il caso Rold è interessante perché è una PMI tutta italiana che lavora con le grandi multinazionali degli elettrodomestici e ha avviato un importate percorso di digitalizzazione, esempio concreto di cambiamento del rapporto uomo – macchina, concetto che va ripensato alla luce dell’aumento dei robot in produzione. Secondo la Presidente di Rold saranno proprio le macchine a migliorare l’occupazione femminile: “I robot non saranno mai in grado di sostituire l’uomo, ma aiuteranno le persone a svolgere compiti faticosi o ripetitivi. Non sono dei nemici, ma un valido aiuto. Questo potrebbe consentire una maggior presenza femminile all’interno delle nostre fabbriche”. Già oggi in Rold ci sono molte donne, ma Rocchitelli ammette che ne vorrebbe di più perché “i team misti sono di maggior valore”: “Aziende manufatturiere come la nostra, soprattutto se hanno intrapreso come noi un percorso verso la digitalizzazione di prodotti e processi, hanno grandi difficoltà a trovare personale femminile. Ecco perché ho deciso di partecipare attivamente al Progetto STEAMiamoci, voluto da Assolombarda, che ha lo scopo di far avvicinare sempre più le ragazze a percorsi di studio in materie STEM visto che le professioni più richieste sono proprio in quest’ambito e lo saranno sempre più in futuro. Lo scopo è combattere lo stereotipo per cui le donne rendono meglio in ambito umanistico e far acquisire alle giovani ragazze la consapevolezza di avere i numeri per intraprendere tali studi. Purtroppo ricerche su tali temi ci dicono che esiste un retaggio culturale e familiare di cui le ragazze sono vittime e che le fa convincere fin da piccole del contrario”.La tecnologia porta alla leadership diffusa
Grazie al cambio di passo in ottica 4.0, Rold ha introdotto in manifattura dispositivi indossabili (e non solo) per monitorare la produzione e aumentare l’efficienza, come spiega Rocchitelli: “Ci siamo dotati di una piattaforma in grado di raccogliere i dati e renderli disponibili in tempo reale. Così l’andamento della produzione è un’informazione cui hanno accesso gli operatori, tanto quanto i manager, grazie alla presenza di display installati in produzione o tramite l’uso di smartwatch”. E i risultati positivi sono tangibili, come dice la Presidente di Rold: “Abbiamo ridotto i tempi di intervento, quindi siamo diventanti più efficienti”. Parlare di smartwatch riporta alla mente la polemica sui cosiddetti ‘braccialetti Amazon’, device nati e pensati con scopi diversi rispetto alle tecnologie presenti in Rold, ma che possono potenzialmente mettere a disagio il lavoratore: “Non abbiamo introdotto questi dispositivi dall’oggi al domani, ma abbiamo portato avanti un lungo percorso di formazione, durato tre anni, che ha coinvolto e convinto tutti”. E l’effetto non è stato solo un miglioramento dell’efficienza: “Oggi possiamo parlare con orgoglio di leadership diffusa, perché avere accesso ai dati in tempo reale in produzione, significa responsabilizzare i capi reparto che sono chiamati a prendere decisioni in maniera tempestiva. Anche grazie a questo cambiamento, abbiamo attraversato il passaggio da azienda familiare a manageriale con maggiore serenità”.Elisabetta de Luca, laureata in Lettere moderne all’Università “Federico II” di Napoli. Ha frequentato la scuola di Giornalismo di Napoli. Giornalista professionista. Collaboratrice e blogger per L’Huffington Post. Ha lavorato per testate cartacee e online, per la Rai e per Sky.
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