Reti d’impresa, istruzioni per l’uso
Intervista a Andrea Cornelli, Presidente Consorzio Italiano Scatolifici
Il Consorzio Italiano Scatolifici è un consorzio privato costituito da produttori di imballaggi in cartone ondulato. Un gruppo composto, oggi, da 60 aziende che desiderano far sentire la loro voce e affrontare in maniera adeguata il momento difficile che il nostro Paese sta vivendo, difendendo la propria produzione, il valore sociale delle loro imprese e il ‘saper fare italiano’.
Incontriamo Andrea Cornelli, Presidente Consorzio Italiano Scatolifici, con il quale abbiamo parlato di ‘reti di impresa’ come soluzioni che portano vantaggio in termini di competenze, sviluppo economico e approccio globale ai mercati.
Presidente Cornelli, una ricetta sostenibile per il rilancio del comparto manifatturiero italiano?
Il nostro Paese è cresciuto e ha trovato il giusto equilibrio grazie soprattutto alle aziende manifatturiere. Piccole, medie e grandi, ma in particolar modo piccole: siamo un’anomalia in Europa, lo sappiamo bene, ma questa anomalia ha fatto di noi un grande Paese. Tentare di correggere questa anomalia, portare l’Italia a replicare il modello tedesco, francese o inglese, richiederebbe tempo e risorse che il nostro Paese ora non dispone. E allora ci auguriamo che chiunque venga designato alla guida di questo Paese possa rendersi conto che l’unica ricetta valida per rimanere ai vertici dell’economia internazionale non può prescindere dalla protezione e dall’aiuto alle nostre aziende manifatturiere. Aiuto ben poco oneroso, oltretutto. Sarebbe sufficiente una minore penalizzazione, fiscale e operativa, oltre che un programma strutturale di crescita che possa ridare speranza e prospettiva agli imprenditori. Senza prospettiva non ci saranno investimenti, e senza investimenti non ci sarà rilancio.
Vi sentite ‘orfani’ di questo stato? La ‘rete di imprese’ è una risposta alla mancanza di un sistema istituzionale forte?
Le lobby, i movimenti, le confederazioni hanno acquisito sempre più importanza e peso politico e, nella trattativa con le Istituzioni, hanno goduto di maggior considerazione rispetto al comparto manifatturiero che, poco a poco, si è trovato penalizzato soprattutto nel confronto europeo tra Stati in competizione tra loro. Nel nostro Paese è diventato poco per volta quasi impossibile definire regole comprensibili e sostenibili, dedicate alle diverse categorie e alle diverse dimensioni aziendali. Le aziende manifatturiere si trovano quotidianamente a dover competere in un contesto legislativo pensato per imprese molto grandi e strutturate, molto più della media nazionale, e per poter fare fronte alle conseguenti incombenze una delle soluzioni pratiche sta nel cercare di affiancarsi ad altre medie aziende con le stesse problematiche. Insieme si dividono i costi, insieme si studiano soluzioni, insieme si guarda al futuro: le reti d’aziende riportano il nostro comparto manifatturiero ad una competitività internazionale che, in realtà, abbiamo sempre avuto nel nostro Dna.
Nel settore delle macchine da imballaggio siamo i secondi in Europa dopo la Germania (Fonte: Ucima), quale il trend nel settore scatolifici?
Il momento di grande crisi, più occidentale che altro, ha inevitabilmente rallentato il mercato. Ma attività come le nostre non possono fermarsi, e soprattutto non possono smettere di investire: l’evoluzione e l’adeguamento tecnologico sono irrinunciabili per poter continuare ad essere competitivi in termini economici e qualitativi. Tra poche settimane il nostro Consorzio accompagnerà le aziende consorziate in Germania per partecipare al CCE, una importante esposizione dedicata proprio alle macchine da imballaggio, e successivamente a Shanghai per un’altra importantissima esposizione. L’intento è soprattutto didattico: abbiamo bisogno di imparare, come sempre, e eventi come quelli sopra elencati rappresentano un momento irrinunciabile per poter venire a contatto con le ultime novità meccaniche e tecnologiche. Ci auguriamo, per il bene dei produttori italiani di macchinari da imballaggio, che anche in Italia si riprenda ad organizzare fiere, esposizioni ed eventi dedicati. E ci auguriamo anche che le nostre aziende produttrici di macchinari possano acquisire maggior competitività commerciale nei confronti delle proposte che arrivano dai mercati orientali, nell’era di Internet è necessario sapersi confrontare a livello internazionale.
Cosa intendete per ‘responsabilità sociale’? Una parola spesso abusata dalle grandi multinazionali. Come si concretizza per voi questo impegno?
Nelle nostre Aziende non è mai stato necessario definire un piano d’azione per poter raggiungere obiettivi di sostenibilità sociale. La media impresa italiana, che noi rappresentiamo, è stata creata ed è gestita da imprenditori dotati naturalmente di una grande spinta ideale, completamente svincolata da considerazioni immediate di tipo economico, che li porta ad agire secondo criteri di responsabilità sociale. Il nostro lavoro si concretizza in azioni sempre permeate da un’importante senso etico, in un percorso continuo verso la qualità espressa in tutte le sue componenti: ambiente, relazioni, benessere, realizzazione personale. Noi diamo valore alla storia e alle esperienze di migliaia di lavoratori, senza scendere a compromessi, perché tra quei lavoratori ci siamo anche noi.
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