Quando il ‘food’ innova con la tecnologia
Olitalia si affida alla nuova realese dell’Erp Sinfo One per la gestione del suo patrimonio di dati
Intervista a Alberto Fenati It Manager Olitalia
A cura di: Marica Acciura Quattordici mila metri quadrati dove si producono e si conservano diverse tipologie di olio, 7 linee di produzione, 60.000 bottiglie all’ora, 400.000 litri al giorno, 80 milioni di litri all’anno. Sono questi i numeri di Olitalia, azienda di Forlì che esporta in 120 Paesi nel mondo uno dei prodotti che all’estero ci invidiano di più: l’olio d’oliva. Olitalia è proprietà della famiglia Cremonini, storico marchio alimentare italiano, attivo con diversi brand nella produzione e vendita di carne bovina, nella distribuzione al foodservice e nella ristorazione. Olitalia investe le sue energie innovative in circa 100 progetti l’anno, finalizzati al tempo stesso alla creazione di nuovi prodotti in grado di soddisfare le esigenze dei consumatori e all’innovazione interna strutturale, volta a contenere i consumi e l’inquinamento ambientale. I nuovi progetti al momento sono al centro delle politiche innovative dell’azienda e vertono principalmente su nuovi oli alimentari che seguono il nuovo trend salutistico e funzionale. Con questo si intende la ricerca di nuove miscele di oli ad alte prestazioni per uso professionale, la riduzione dei costi di approvvigionamento e di impatto ambientale grazie al nuovo impianto fotovoltaico e nuove soluzioni di packaging orientate alla riduzione degli imballi per una maggiore attenzione all’ambiente. Con volumi di produzione da capogiro e continua ricerca su qualità differenti di oli scopriamo insieme con Alberto Fenati quale posto occupa l’innovazione tecnologica per un’azienda come Olitalia. Ci offre una breve descrizione dell’azienda e del suo business? L’azienda è cresciuta molto negli ultimi anni proprio grazie a investimenti in ricerca e sviluppo. Oggi fatturiamo circa 140 milioni di euro. Un dato che è figlio dell’andamento del prezzo di mercato. Nel settore del catering – dove in Italia siamo leader – cerchiamo di alzare il nostro livello di professionalità con oli per frittura altamente innovativi. Ma non solo, perché innoviamo anche nel packaging. Lavoriamo con diverse organizzazioni retail all’estero per l’esportazione di prodotti di alto segmento. In diversi Paesi nel mondo siamo presenti con strategie di marketing ambiziose. La squadra è buona e il budget ci sostiene. Il nostro core è portare il nostro marchio in giro per il mondo. Come si posiziona il made in Italy nel comparto food all’estero? Sembra un luogo comune, ma in tutto il mondo le persone apprezzano due aspetti dell’Italia: il cibo e la moda. Il food è sempre più richiesto. La criticità si trova a bordo dei modelli distributivi. Nel settore della moda l’innovazione principale è stata portare in azienda le strutture distributive di proprietà, in modo da stare più vicini ai negozi. Oggi si ricerca un rapporto emozionale diretto con il cliente. Se si rimane legati a una supply chain non proprietaria si crea una dipendenza dalla catena dei fornitori che assorbe gran parte del valore del prodotto. Un esempio da seguire e da studiare è quello di Eataly. Ci interessa legare relazioni con partner che sappiano condividere insieme con noi la torta del margine in maniera equa. Se noi investiamo, il valore cresce anche per loro, e viceversa. Cosa significa oggi innovare nel food? Nello specifico, come innova Olitalia? Dal punto di vista del processo occorre essere sempre un passo avanti agli altri. Esportare all’estero assorbe tante energie. Serve allora know how tecnico da trasferire nell’automazione di processo. Vendere in giro per il mondo obbliga l’azienda a strutturarsi, perché l’allineamento con le normative doganali è un lavoro complesso. Occorre anche organizzarsi a livello tecnologico con partner agili e scattanti che abbiano una visione del business a lungo raggio. Abbiamo trovato in Sinfo One un partner all’altezza di questa sfida. Il salto tecnologico che abbiamo fatto con loro ci ha consentito di gestire meglio la flessibilità richiesta oggi al business. Cosa intende? Disponevamo della versione precedente di questo Erp proprietario di Sinfo One, chiamato ‘Si Fides Food & Beverage’. Dal punto di vista infrastrutturale il nuovo unpgrade porta un cambio radicale di paradigma: dall’attuale sistema gestionale scritto in linguaggio Cobol siamo passati all’applicativo in Java. Le performance sono esplose. La tecnologia di oggi permette di gestire un volume di lotti nettamente superiore. Abbiamo a disposizione un ‘telaio’ che consente una risposta ‘real time’ nella gestione degli ordini e del magazzino. Cos’altro avete modificato nel vostro sistema gestionale? Qualche altra novità in arrivo? Sempre con Sinfo One stiamo affrontando il passaggio da Business Object a Oracle BI: si tratta di una soluzione più flessibile, migliore nell’aspetto grafico, più funzionale perché opera con cruscotti e dashboards intuitivi, più sicura nella diffusione delle informazioni verso l’esterno. Negli applicativi mobile su iPad e iPhone la soluzione offre risposte migliori della precedente. In più la nuova realese è pensata per lavorare secondo workflow. Per ogni prodotto esiste una scheda che viene approvata da ogni ente aziendale fase per fase. In questo modo si accorciano i tempi, i dati sono sempre allineati perché inseriti nella scheda prodotto dalla funzione aziendale che si occupa di una certa fase del ciclo di vita. Anche la parte ‘Qualità’ è interessante: questa interviene sul ciclo passivo obbligando a seguire una procedura integrata nell’Erp. Se l’operatore non segue questa procedura il lotto di prodotti non entra in magazzino. Attiverete anche personalizzazioni? Se ci saranno, di che genere? Un po’ su tutto. È normale fare così, perché si cerca sempre di fare delle appendici al proprio standard Erp. Ogni volta che alcune personalizzazioni vengono fatte con successo diventano patrimonio comune e vengono utilizzate come standard anche da altri clienti di Sinfo One. Aiutiamo in questo modo a perfezionare il prodotto. Ci è capitato più di una volta di ricevere release interessanti nate da progetti sviluppati da altri clienti e, al contrario, è capitato che altri clienti di Sinfo One abbiano utilizzato release sviluppate da noi. Si tratta di un benefit per tutti. Come funziona oggi il vostro processo di back up e disaster recovery? Come cambierà? Al momento abbiamo un back up locale e un disaster recovery ‘geografico’. Sia i dati dell’Erp sia altri dati assolutamente essenziali sono replicati quasi in tempo reale. È un investimento di denaro che si fa ma che si spera di non utilizzare mai. Se si dovesse verificare un evento disastroso (terremoto docet), in tempi brevissimi siamo in grado di ripartire con il servizio. In questo caso il data center che si trova in casa diventerebbe quello secondario. Abbiamo infatti replicato non solo i dati, ma tutta l’infrastruttura, in modo da disporre della ‘potenza hardware’ necessaria per erogare comunque il servizio. Prossimo passo insieme con Sinfo One? Quali i progetti? Sinfo One è un’azienda che cresce anno dopo anno all’interno di questo scenario di crisi. Se un’impresa è in grado di fare questo in un periodo di crisi significa che ha due marce in più. Ha creduto in una serie di scelte strategiche che oggi stanno facendo la differenza. Continueremo con loro su questa strada; quando il partner è un fuoriclasse anche il cliente è stimolato al cambiamento.Alberto Fenati, case history, dati tecnici, erp, food, innovazione, intervista, Marica Acciura, Olitalia, sicurezza, Sinfo One, sviluppo, sviluppo tecnologico, tecnologie