L’Italia ha bisogno di
politiche industriali che incentivino comportamenti virtuosi nel lungo periodo. Con la
fase 2 del Piano Calenda –
Piano Impresa 4.0 – il Paese sembra avviato nella giusta direzione.
Il Ministro Carlo Calenda parla di una ritrovata spinta di tutto il sistema – dai sindacati alle imprese – verso una
nuova visione di politica industriale che ha abbandonato velleità, metodi dirigisti e strumenti inutili, primi fra tutti gli incentivi a bando.
Il lavoro fatto dovrà diventare una missione e ci si dovrà concentrare sulla cultura, per questo sono previsti incentivi alla formazione.
La rivoluzione è culturale: nessuno deve sentirsi escluso.
Il bilancio è positivo anche per il Presidente di Confindustria Vincenzo Boccia che conferma come gli strumenti di politica economica messi in campo dal Governo hanno avuto un ruolo fondamentale: l’
Iperammortamento, la proroga del
Superammortamento e della
nuova Sabatini, il
credito di imposta per ricerca e sviluppo e il
Jobs act si sono rivelati un trampolino per gli imprenditori che hanno colto con coraggio l’opportunità della
rivoluzione digitale. L’inversione di tendenza è solo all’inizio: i
l peggio è alle spalle, ma guai ad abbassare la guardia. Non possiamo arretrare sulle riforme realizzate né commettere errori nella prossima
legge di Bilancio. Insomma:
il giudizio è positivo, ma la sfida continua ed è destinata a essere vinta perché, dice Boccia, gli
imprenditori italiani sono i migliori al mondo. Lo dimostrano tutti i giorni ottenendo risultati nonostante i tanti ostacoli.
La vera partita si gioca ora sulle competenze, l’unico asset per acquisire una cultura della complessità che ci aiuti a
passare da Industria 4.0 a società 5.0: inclusiva, con meno disuguaglianze, permeata da un
collegamento strutturale tra imprese, università e istituzioni. E capace di fare sistema sapendo che i risultati non saranno immediati, ma è da qui che si parte per costruire il futuro. A ribadire l’
importanza della formazione anche Marco Taisch: l’impresa è fatta da materie prime, capitale e risorse umane e solo con persone formate potremo connettere queste tre dimensioni.
Secondo
Gianluigi Viscardi, Presidente del Cluster Tecnologico Nazionale Fabbrica Intelligente, questa fase di formazione deve
coinvolgere le PMI, per questo andranno potenziate le attività dei Digital Innovation Hub. Abbiamo raccolto anche la
testimonianza di Gregorio De Felice di Intesa Sanpaolo, che sintetizza un possibile
‘piano d’azione’ in tre punti: proseguire con il sistema di incentivazioni; investire sul capitale umano; garantire una migliore qualità delle connessioni. Se l’imprenditore affida il futuro della propria azienda nelle mani del digitale deve poter contare su un livello di connettività adeguata.
Un’ottima sintesi del tema la troviamo nell’
intervista di copertina del numero di Novembre-Dicembre 2017 dove Ariano Arboletti di Accenture spiega come i problemi più rilevanti siano legati ai processi organizzativi e alla conoscenza. Nelle aziende ci sono
poche competenze in grado di affrontare la quarta rivoluzione industriale. La
trasformazione digitale e le
tecnologie 4.0 devono abilitare la creazione di nuovi prodotti e servizi, vanno ricercate nuove fonti di valore. Ed è questo l’esercizio più difficile.
Chiara Lupi ha collaborato per un decennio con quotidiani e testate focalizzati sull’innovazione tecnologica e il governo digitale. Nel 2006 sceglie di diventare imprenditrice partecipando all’acquisizione della ESTE, casa editrice storica specializzata in edizioni dedicate all’organizzazione aziendale, che pubblica le riviste Sistemi&Impresa, Sviluppo&Organizzazione e Persone&Conoscenze. Dirige Sistemi&Impresa e pubblica dal 2008 su Persone&Conoscenze la rubrica che ha ispirato il libro uscito nel 2009 Dirigenti disperate e Ci vorrebbe una moglie pubblicato nel 2012.Le riflessioni sul lavoro femminile hanno trovato uno spazio digitale sul blog www.dirigentidisperate.it. Nel 2013 insieme con Gianfranco Rebora e Renato Boniardi ha pubblicato Leadership e organizzazione. Riflessioni tratte dalle esperienze di ‘altri’ manager.