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Piano Transizione 5.0 in rampa di lancio

Mancano sempre meno giorni (anche se non precisamente quantificati) all’attivazione della piattaforma attraverso la quale le imprese possono prenotare gli incentivi del Piano Transizione 5.0, è quanto ha affermato il Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo d’Urso. Al momento il decreto attuativo è, infatti, alla Corte del Conti per la registrazione. Dopo un lungo periodo di attesa – e di rallentamento degli investimenti aziendali – il decreto sembra, quindi, essere a un passo dalla rampa di lancio.

Il Piano ha l’obiettivo di favorire la transizione digitale e green delle imprese italiane. Grazie a questi fondi, le imprese che negli anni 2024 e 2025 effettuano nuovi investimenti in beni strumentali – materiali e immateriali (per esempio sistemi gestionali) – che portano a una riduzione dei consumi energetici, possono accedere al credito d’imposta proporzionale alla spesa sostenuta. La misura, come ha sottolineato Gianni Dal Pozzo, Amministratore Delegato di Considi, società di consulenza che per prima ha parlato di 5.0 in Italia, nel webinar Dalla Visione di Industria 5.0 al Decreto Attuativo-Innovazione e Regolamentazione per la Transizione 5.0, riprende il nome di Industria 5.0, ma ne recepisce solo il saving energetico, cioè una dimensione del concetto di sostenibilità, che, a sua volta, è solo una delle tre leve del concetto (le altre due sono umanocentrismo e resilienza). Il limite è dato perché il Piano è finanziato con 6,3 miliardi di euro del programma RepowerEu, missione per l’indipendenza energetica del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).

Se effettivamente i tempi saranno rispettati non è noto, ma, nell’attesa, le aziende hanno studiato i prossimi passi, un aspetto fondamentale visto che, secondo le aspettative emerse nel webinar, la previsione è che la piattaforma rimanga aperta solo qualche mese sotto la pressione di un numero elevato e rapido di richieste. Le imprese che vogliono godere dei finanziamenti devono, quindi, avere già ora nel cassetto, oppure avere iniziato dal 1^ gennaio 2024, progetti di innovazioni e devono concluderli entro il 31 dicembre 2025.

L’investimento in formazione deve essere massimo 300mila euro

L’investimento in beni strumentali ha quindi, come target, l’efficientamento energetico. Sulla base dell’efficienza energetica conseguita e se il progetto si sviluppa su struttura produttiva o sul singolo processo, si distinguono tre terne di aliquote del credito di imposta. I massimi finanziamenti sostenibili sono, in ogni caso,  50 milioni di euro. Per capire qual è l’efficienza che si consegue, e quindi il credito di imposta, l’azienda deve stimare i consumi pre e post investimento, con una normalizzazione per volumi produttivi e condizioni esterne esogene. Nel caso di nuove imprese o per quelle che introducono nuovi prodotti e servizi entro sei mesi dall’avvio del progetto, il risparmio energetico è, invece, misurato rispetto a uno scenario controfattuale. L’azienda, per avere un riferimento, deve individuare sul mercato, anche andando a ritroso di cinque anni, tre beni simili a quelli da acquisire e calcolare una media dei consumi.

Investendo in beni strumentali, le aziende posso, inoltre, richiedere l’agevolazione per investire nella formazione del personale e nell’autoproduzione e autoconsumo da fonti rinnovabili. La formazione deve essere, però, incentrata sulla transizione green e digitale, nel limite del 10% degli investimenti effettuati in beni strumentali 5.0 e per un massimo di 300mila euro. I progetti formativi devono essere composti da moduli di almeno 12 ore, conseguibili anche a distanza.

In merito all’energia rinnovabile, tra le spese che si possono portare nel massimale del progetto sono inclusi, i moduli del fotovoltaico, i servizi ausiliari, stoccaggio e trasformatori. I beni hanno, però, l’obbligo di allaccio alla rete entro un anno dalla fine del progetto e devono essere relativi solo all’autoconsumo, questo significa che sono ammissibili impianti che soddisfano massimo il 105% del fabbisogno (esistono linee guida per dimensionare la struttura). Nel caso dei pannelli fotovoltaici, devono essere prodotti in Unione Europea – le aziende devono prestare attenzione a eventuali certificati contraffatti – con una efficienza di conversione di luce solare in energia utilizzabile pari ad almeno il 21,5%. Per i pannelli a maggiore efficienza è prevista una maggiorazione di incentivo.

La pratica 5.0 che non raggiunge i requisiti può diventare 4.0

Gli incentivi hanno come, in definitiva, obiettivo favorire la transizione green, è fondamentale, quindi, che le aziende rispettino il principio significant harm (Dnsh) – esclude attività che possono causare danni significativi agli obiettivi ambientali. Le esclusioni sono relative a quattro attività: quelle direttamente connesse ai combustibili fossili; attività nell’ambito del sistema di scambio di quote di emissione dell’Unione Europea; attività connesse alle discariche di rifiuti, agli inceneritori e agli impianti di trattamento meccanico biologico, quelle nel cui processo produttivo sono generati rifiuti speciali pericolosi. Il principio prevede, però, delle eccezioni.

Infine, per trarre massimo vantaggio dagli incentivi, le aziende devono essere consce di poter attivare una sola pratica di incentivo alla volta nella stessa struttura produttiva: l’azienda deve, quindi, completare un progetto prima di iniziarne un altro oppure reindirizzare gli investimenti meno efficienti verso la Transizione 4.0. Una pratica 5.0 che non raggiunge i requisiti di efficienza energetica può essere, infatti, ‘trasformata’ in 4.0. Questo punto, come emerso nel webinar di Considi, richiede la definizione di una strategia aziendale, perché l’impresa deve sapere quali finanziamenti sono più vantaggiosi, anche alla luce dell’obbligo del Piano 5.0 di mantenere i risparmi energetici per cinque anni, pena la restituzione dell’incentivo.

Adolfo D'Urso, Industria 5.0, sostenibilità


Alessia Stucchi

Alessia Stucchi è giornalista pubblicista. Laureata in Lettere Moderne in triennale e in Sviluppo Economico e Relazioni Internazionali in magistrale. Nel 2023 ha vinto il premio America Giovani della Fondazione Italia Usa che le ha permesso di conseguire il master Leadership per le relazioni internazionali e il made in Italy. Nel tempo libero si dedica alle camminate, alla lettura e alle serie tivù in costume.