Patto per la fabbrica, verso nuove relazioni industriali
La questione industriale torna al centro dell’attenzione grazie al Patto per la fabbrica: si tratta di un percorso che deve rafforzare il dialogo tra le parti sociali in Italia con l’obiettivo di creare nuove relazioni industriali nell’era dell’Industria 4.0.
Se n’è parlato durante la tappa di Milano di Fabbrica Futuro, l’evento organizzato da Este il 15 febbraio 2017 nella tavola rotonda dal titolo “Aumento della produttività e crescita delle competenze”, moderata da Marco Taisch, Professore di Sistemi di Produzione Avanzati del Politecnico di Milano, alla quale hanno preso parte Roverto Benaglia, Sindacalista di Cisl Confederale, Massimo Manelli, Vicedirettore Generale di Assolombarda Confindustria Milano, Monza e Brianza, e Mauro Parolini, Assessore allo Sviluppo Economico di Regione Lombardia.
Industria 4.0, infatti, non significa solo tecnologie: la quarta rivoluzione industriale si basa anche – e soprattutto – sulle persone. “La questione del lavoro è collegata ai nuovi processi produttivi”, ha esordito Benaglia. “Ora serve gestire il dopo-crisi che non è meno complicato rispetto al periodo appena superato. Il Patto per la fabbrica è uno strumento affinché le parti sociali possono fornire soluzioni per lavorare in termini di produttività e competitività“.
Secondo il sindacalista della Cisl, tuttavia, il vero ‘problema’ sta nel fatto che “il mercato non fornisce i lavoratori con le competenze richieste” e questo è dimostrato dal fatto che “le aziende assumono più Over 50 rispetto ai giovani”. Ecco perché nel Patto di fabbrica, il sindacato ha chiesto che “ci siano maggiori investimenti per sviluppare le competenze” e ha auspicato che il Piano Nazionale Industria 4.0 possa “prevedere, oltre che gli sgravi fiscali per i macchinari, anche quelli per la formazione”: “Serve detassare o agevolare le imprese che investono sulle persone“, è stato il messaggio lanciato da Benaglia.
Secondo Manelli, invece, la discussione intavolata dalle parti sociali è “un’indicazione di una direttrice”, ma non è ancora chiara “la ricaduta effettiva”. Di certo Assolombarda “apprezza le manovre fiscali dell’Esecutivo che non hanno a che vedere con l’automazione industriale, quanto con la connettività tra persone e macchine, la cui ricaduta ha un effetto più sull’efficienza che non sulla produttività”. Grazie alle tecnologie, ha continuato Manelli, “sono cambiati anche i rapporti di lavoro“: “Oggi è richiesta maggiore flessibilità, oltre che alle competenze che si legano al cambiamento di spazio, luogo e tempi di lavoro“. Per questo si parla oggi della “grande responsabilità delle persone” che, inevitabilmente, è un argomento sul quale le parti sociali devono confrontarsi. Anche se, ha evidenziato il Vicedirettore Generale di Assolombarda la direzione intrapresa è che “dalla contrattazione decentrata si focalizzerà l’attenzione su quella di secondo livello e individuale, proprio perché è richiesta una maggiore responsabilizzazione della persona”.
“Il sistema adottato finora e che poteva essere ideale nel passato, non è più possibile, perché serve agevolare il cambiamento“, ha esordito Parolini. “Ciò che un tempo potevi fare da solo, ora devi farlo insieme”. Inoltre, il cambiamento nella quarta rivoluzione industriale non è unidirezionale, ma c’è “un percorso che tiene in considerazione anche l’innovazione tecnologica“.
Regione Lombardia favorisce l’Industria 4.0 attraverso bandi “e si finanziano investimenti innovativi per favorire anche l’integrazione tra aziende”.
Tuttavia, anche Parolini ha puntato l’attenzione sulle persone, parlando di un “ecosistema di imprese e competenze“: “La Lombardia è un polo attrattivo per il capitale umano, grazie alle sue 13 università, alcune delle quali di eccellenza mondiale”. Ma competenze non vuol dire solo formazione universitaria: “Serve l’aggiornamento anche per chi lavora e pure per l’imprenditore“.
Regione Lombardia, su proposta dello stesso Parolini, ha dato via al progetto AttrACT – Accordi per l’Attrattività: si tratta di un contratto con i Comuni del territorio per attrarre investimenti produttivi e sostenere gli investitori grazie ai 10 milioni di euro messi a disposizione per favorire l’insediamento di nuove imprese sul territorio.
Dario Colombo, laureato in Scienze della Comunicazione e Sociologia presso l’Università degli Studi di Milano, è caporedattore della casa editrice Este. Giornalista professionista, ha maturato esperienze lavorative all’ufficio centrale del quotidiano online Lettera43.it dove si è occupato di Economia e Politica, e nell’ufficio stampa del Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane.
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