Ocrim, l’arte molitoria Italian made
Produce solo in Italia. Vende in tutto il mondo. Dietro i 70 anni di storia ci sono passione e italianità. E un po’ di filosofia. Come racconta l’AD Alberto Antolini.
Dice di essere un “elettricista prestato all’imprenditoria”. Poi, passeggiando per la sua azienda si leggono frasi di Enrico Mattei e Friedrich Wilhelm Nietzsche scritte sui muri, mentre un aforisma di Aristotele è stato scelto per riassumere la vision dell’impresa. “Sono i principi da condividere, i valori etici che ci appartengono”, precisa Alberto Antolini, ingegnere di professione, ma “rivoluzionario” per vocazione. Dal 2008, la sua famiglia – già coinvolta nella realtà aziendale fin dagli Anni 70 – è diventata proprietaria di Ocrim, società che costruisce impianti molitori per la macinazione del grano, mais e cereali in generale, mangimifici, impianti elettrici, silos e trasporto cereali: “Non abbiamo ancora deciso se la ‘M’ del nome stia per metalmeccanica o molitoria”, dice l’Amministratore Delegato, riassumendo così 70 anni di una storia in eterno divenire. “La farina è sempre bianca, ma per scoprirne la bontà ci vuole tempo”, è il suo motto. E quasi tre quarti di secolo di lavoro lo testimoniano. Non è neppure possibile ridurre l’azienda alla sola costruzione di molini senza considerare gli investimenti nell’industrializzazione che hanno permesso a Ocrim di superare indenne l’ormai famigerata crisi del 2008. “Per noi la recessione era già arrivata e quindi non ci siamo fatti travoldigere: eravamo già lanciati con un piano industriale”, specifica Antolini. Che non lo dice, ma grazie alla specializzazione dei progetti ‘chiavi in mano’ e all’offerta della gestione completa dell’intero processo produttivo – dalla progettazione fino al montaggio e al collaudo finale – in pochi anni i ricavi e il fatturato sono raddoppiati arrivando agli attuali 100 milioni di euro, quasi interamente all’estero. Produzione in Italia, vendita in tutto il mondo Raggiungere il risultato di oggi, nel 2008 era una chimera. Chissà cosa ne penserebbe il Cavaliere Guido Grassi che fondò l’azienda, scrivendo un nuovo capitolo della storia della sua famiglia che da oltre un secolo era già impegnata nell’industria molitoria. La Seconda Guerra mondiale era appena finita, lasciando in eredità un Paese sconfitto nell’anima e in gran parte da ricostruire. Il ripristino dei molini distrutti era una delle priorità dell’Italia di allora e Ocrim fu fondamentale per rilanciare la nazione. “L’innovazione di Grassi fu quelladi introdurre la macinazione di carattere pre-industriale in un territorio a dominazione agricola”, commenta Antolini, che non dimentica il ruolo “fondamentale” del Consigliere Delegato Giuseppe Spinelli, figura decisiva nella storia della azienda: fu lui che coadiuvò il fondatore a proiettarsi sulla scena internazionale dopo il consolidamento del mercato nazionale. Ma attenzione perché nonostante la vocazione verso l’estero, si tratta di “un’azienda controcorrente alla globalizzazione”: “Si vende in ogni angolo del globo, ma tutto è prodotto in Italia”, spiega il manager arrivato dalla Romagna che ha scardinato lo “scetticismo” di Cremona conquistando la fiducia di una terra diffidente per tradizione. Will to power: sul lavoro (e nella vita) “Der Wille zur Macht” predicava Nietzsche – anche se in Ocrim hanno preferito scrivere la versione inglese (“Will to power”) del concetto fondamentale del filosofo tedesco. Che poi, ‘volontà di potenza’ altro non è che l’ambizione a raggiungere laposizione più alta nella vita. E di strada, Ocrim ne ha fatta tanta, attraversando le varie fasi della storia del nostro Paese e andando a investire negli Stati in espansione, “quelli in cui serve aumentare il benessere della popolazione”. “Oggi il mercato è il mondo”, ci tiene a precisare il numero uno dell’azienda che, “per scelta” ha deciso di non solo di mantenere la produzione in Italia, ma pure di non vendere i suoi prodotti in Cina: “Perché abbiamo voluto tutelare il nostro knowhow per non perdere il valore aggiunto che forniamo ai nostri clienti”, è l’Antolini- pensiero. Che di questa decisione ne ha fatto un cardine societario, andando ben oltre l’ormai “inflazionato” made in Italy. Infatti Ocrim predica l’Italian Made, una formula che “comunica la provenienza italiana del prodotto e che garantisce come ogni fase del processo sia effettuata esclusivamente da Ocrim”. Non a caso nello stabilimento il tricolore ha ampio spazio: dalle fotografie appese sui muri fino alla bandiera che arricchisce il logo societario. E non è finita: “Siamo, se non l’unica azienda italiana, una delle pochissime, che è stata in grado di affidarsi a un partner italiano in Arabia Saudita”, rivendica con orgoglio Antolini raccontando i retroscena di una recente riunione presso il Ministero dell’Agricoltura nella Penisola arabica che l’ha visto protagonista. Il successo? Passato e italianità L’italianità dell’azienda, quindi, è alla base del successo dell’impresa. “Ocrim è nata a Cremona e con essa ha un forte legame”, continua l’Amministratore Delegato, “anche se è ancora work in progress e per essere più efficienti stiamo costruendo nuovi insediamenti produttivi nella zona industriale del Porto Canale, in origine solo sede logistica”. Da qui nascono tutti i prodotti di Ocrim – compresi molti macchinari che Antolini non nasconde agli occhi dei visitatori della fabbrica – poi venduti e “apprezzati” in mezzo mondo e riconosciuti “come di prima qualità” del mercato, tanto che il fatturato all’estero pesa per il 95%: tolta la Cina, i molini dell’azienda cremonese finiscono in 147 Paesi del Pianeta, passando dall’Africa (Libia, Algeria, Etiopia, Kenia, Tanzania, Uganda, Sudan, Senegal, Burkina Faso, Costa d’Avorio, Repubblica Democratica del Congo e Camerun), Europa (Grecia, Russia, Spagna), Medio Oriente (ArabiaSaudita, Kuwait, Iran), Americhe (Usa, Canada, Colombia, Perù, Repubblica Dominicana, Messico), Asia (Indonesia, Bangladesh, Vietnam e Kazakistan) fino ad arrivare in Oceania (Australia e Isole Fiji). “Il mondo chiede un prodotto italiano competitivo e per farlo serve grande attenzione al processo, automatizzando le attività e diventando competitivi anche sui costi”, dice l’Amministratore Delegato che ha guidato il cambio di passo interno. Poi c’è anche il customer care, altro aspetto su cui Ocrim è all’avanguardia. “Con i clienti abbiamo un rapporto quasi ossessivo e siamo in grado di fornire componenti a vita per i nostri macchinari sparsi in tutto il mondo”, spiega Antolini. Un servizio che fa la differenza per una realtà che ogni anno produce una quarantina di impianti completi per la macinazione dei cereali. Scuola professionale per tecnici La sua vena rivoluzionaria di imprenditore, Antolini la svela quando si scopre disinteressato al mero ricavo e ben più concentrato sul lasciare un segno profondo nella nostra storia. “L’imprenditore non puòsvilire tutto per il vil denaro”, continua il manager, secondo cui “per diventare ricco ci vuole tempo”. Niente di strano per uno che nell’anticamera del suo ufficio cita Mattei: “Ho lottato anch’io contro l’idea fissa che esisteva nel mio Paese: che l’Italia fosse condannata a essere povera”, ha scritto il dirigente pubblico che, nominato commissario liquidatore dell’Eni, trasformò l’azienda nella multinazionale del petrolio. Per vincere la sfida, Ocrim ha anche creato una scuola professionale di tecnologia molitoria per la formazione di tecnici addetti agli impianti, grande vanto dell’azienda. Un’idea nata nel 1965 a seguito dell’intensificazione della presenza nel mercato mondiale e che fino al 1979 ha visto i tecnici addestrarsi in azienda per le lezioni pratiche e all’Istituto Tecnico Industriale di Cremona per la parte teorica. La scuola è stata realizzata nell’ex reparto fonderia oggi completamente bonificato e ristrutturato. “Si tratta di una realtà di assoluto prestigio, nota e affermatain tutto il mondo”, dice Antolini. A confermarlo sono i numeri: quasi 3 mila tecnici italiani e stranieri sono stati formati alla scuola. Alla fine, nel 2013, è arrivato anche il museo “Ocrim Core Museum”, inevitabile per chi ha posto la sua base nella città di Antonio Stradivari e dei suoi violini. Oggi l’esposizione raccoglie le opere realizzate da artisti, architetti e designer capaci di interpretare in chiave moderna la storia di Ocrim: nel museo, oltre a macchine simbolo dell’industria molitoria c’è pure un trattore realizzato da Ocrim, ulteriore ricordo delle origini dell’azienda quando da Cremona partivano i mezzi agricoli. Ora la sfida è quella di “riuscire a migliorarsi ulteriormente”, ovviamente puntando sull’Italian Made e la storia di Ocrim. “L’eccellenza non è un atto, ma un’abitudine”, diceva Aristotele. Non per nulla Antonini l’ha fatto scrivere nella vision della sua azienda. Chiamatelo pure “elettricista”.Alberto Antolini, Arte Molitoria, Cavaliere Guido Grassi, Italian Made, knowhow, made in Italy, ocrim, Produzione, Scuola professionale per tecnici, successo, Will to power