Neox, l’e-bike italiana premiata con l’Eurobike Innovation Award
È un marchio italiano quello che nel 2015 ha vinto l’Eurobike Innovation Award. Si tratta di Neox, brand di Siral, azienda di Recoaro Terme in provincia di Vicenza che dal lontano 1978 è attiva sul mercato delle tecnologie industriali come progettazione e produzione di attrezzature meccaniche ed elettroniche in svariati settori.
“Una società costantemente orientata all’innovazione per creare prodotti e servizi di qualità superiore”, afferma l’Amministratore Delegato Fabrizio Storti. “Da sempre l’elemento di forza dei nostri prodotti è l’abbinamento del design alla tecnologia che, negli anni, in campi e settori diversi, ci ha portati alla creazione di prodotti unici e ad alta performance tecnologica. Neox oggi è la nostra sfida più bella”.
Lo stesso Storti, in occasione dell’assegnazione del premio, aveva dichiarato: “Bella soddisfazione! Vincitori alla più importante fiera europea e in casa dei tedeschi che la fanno da padroni nel mondo e-bike. Questo oltre a renderci fieri per il grande lavoro di ricerca e innovazione, svolto nel corso di questi ultimi anni, dimostra che noi italiani, a dispetto del contesto economico difficile, siamo ancora capaci di distinguerci e di emergere, anche in settori nei quali la principale nazione europea appare come leader”.
E-bike, mercato in crescita in Italia
L’idea di sviluppare un’e-bike è nata quasi per caso quando Storti, alcuni anni fa, ha avuto occasione di provare delle biciclette elettriche della Flyer, le prime ad arrivare in Europa, insieme con Gianni Mazzeo, allora Direttore Marketing di Flyer e ora socio nella nuova avventura di Siral.
Le bici elettriche a quel tempo erano viste come un mezzo agevolante per gli anziani e non avevano attecchito presso il pubblico giovane. Da qui l’intuizione di Storti di realizzare un’e-bike che avesse appeal presso un pubblico più vasto.
“Oggi c’è una tendenza molto forte di utilizzo della bici elettrica, un trend che è destinato a crescere”, afferma l’Amministratore Delegato, “infatti il numero di bici elettriche vendute in Italia, come in tutto il mondo, è in continua ascesa”. Gli ultimi dati parlano di 50mila esemplari acquistati in Italia.
“È chiaro che non è come andare in motorino”, puntualizza Storti, “anzi si pedala e anche con un certo sforzo se il sostegno elettrico si posiziona su un basso livello; si può infatti decidere il livello di ausilio (da due terzi a un terzo di ausilio alla pedalata)”.
L’idea di Storti è nata sulla meccanica per la quale poi ha depositato quattro brevetti internazionali: “Ciò che balza all’occhio guardando le nostre bici è che non è visibile una catena tradizionale, esiste una trasmissione interna; il collegamento dei pedali ai pignoni è stato risolto apponendo un cilindretto interno, grande come una mano, che al suo interno contiene otto piccoli cilindri che rappresentano i pignoni del cambio e che vengono azionati dal selettore, con lo stesso principio delle auto con il cambio automatico, evitando la sensazione di strappo del cambio tradizionale. Questo, a parte l’impatto estetico, la rende una bici unica. Inoltre, la pulizia delle linee e la tecnologia, compresa la batteria, non visibile, non fanno sembrare il mezzo una bici elettrica”.
“Il claim utilizzato dalla società ‘è nata elettrica’ sta a significare che è stata progettata da zero, non basandosi su una bici esistente cui integrare la componente elettrica”, sottolinea Storti.
Per questi motivi all’Eurobike, la più importante fiera internazionale di settore, è stata designata come la bici più innovativa al mondo; non c’è nessuna bici che abbia integrato un sistema in cui il motorino è integrato nel cambio, come nel caso di Neox.
Inoltre è stato integrato un codice Pin personalizzato che consente di collegare il motorino al sistema di trasmissione, senza il quale il sistema non trasmette: chi si trovasse a utilizzare la bici senza il codice, pedalerebbe a vuoto, “un sistema antifurto efficace”.
Quattro brevetti internazionali
Sono quattro i brevetti internazionali depositati e si riferiscono al cambio, al sistema di innesto, al sensore di coppia e alla posizione di folle. Il concept innovativo, unico al mondo, che sta alla base dell’invenzione di Neox risiede nel cambio elettronico sequenziale rotativo, con sistema di cambio direttamente integrato nel motore di assistenza.
La e-bike è garantita cinque anni e permette di beneficiare di assistenza semplicemente sganciando e spedendo il monobraccio contenete tutto il sistema elettro-meccanico di trasmissione.
Tutto ciò è stato sviluppato all’interno dell’azienda. Anche i macchinari per realizzare il monobraccio, molto più grande di quelli tradizionali poiché contiene la batteria che è a scomparsa, sono stati progettati dalla divisione Neox in Siral che dispone di cinque persone che operano a livello ingegneristico per lo sviluppo e di circa 15 addetti per la produzione.
“Sono stati realizzati dei macchinari specifici per produrre le bici Neox”, spiega l’Amministratore Delegato. “Il macchinario principale che produce il monobraccio è stato studiato apposta per quel tipo di produzione, poiché ha una forma assolutamente atipica rispetto ai tradizionali. Siral già produce macchinari per cui ha progettato e realizzato anche questo”.
Ci sono voluti cinque anni per mettere a punto i quattro brevetti per la trasmissione, che è alla base del prodotto, e del Pin e arrivare al primo prototipo. “Non essendo la bici il core business dell’azienda, la ricerca ha avuto dei tempi abbastanza lunghi”, chiarisce Storti.
“Ora siamo al secondo anno di commercializzazione e il prodotto sta approdando in tutto il mondo, pur con le tipiche difficoltà delle start up. Dobbiamo anche vincere la resistenza di alcuni negozianti poiché le nostre e-bike sono differenti dai prodotti usuali e il commerciante tradizionale ha difficoltà a metterci mano in quanto c’è molta elettronica. L’assistenza, infatti, viene fatta direttamente in Siral, che deve ricevere il monobraccio dal negoziante”.
Comunque il mercato di Neox è in crescita e “ora ci stiamo attestando intorno alle 500 bici all’anno. I Paesi che rispondono meglio sono quelli del Nord Europa”.
Quindi Storti prosegue: “C’è una tendenza in atto a un utilizzo sempre maggiore dell’Internet of Things, e anche le nostre e-bike saranno sempre più connesse utilizzando la geolocalizzazione. Già nei nuovi display ci sono informazioni in più relative ai chilometri percorsi e alla carica della batteria. La nostra bici è costantemente in evoluzione”.