Migliorare le performance dei processi di servizio attraverso il Lean Thinking
Il percorso e la cassetta degli attrezzi
Indipendentemente dalla specifica area di risultato che un’azienda di servizio può proporsi di ottenere (riduzione dei costi operativi, miglioramento del servizio al cliente, miglioramento organizzativo interno) l’applicazione del Lean richiede l’avvio di un cambiamento nella gestione, che avviene seguendo un percorso logico specifico (vedi Fig. 3) e in ciascuna fase ha a disposizione strumenti dedicati ad attivare il miglioramento.
Il primo passo è quello di identificare cosa effettivamente genera valore per il cliente. Il valore comprende fattori direttamente misurabili (ad esempio, il tempo di consegna/erogazione) e altri intangibili (per esempio, la cortesia o professionalità percepita). Per l’analisi del valore si possono usare strumenti sviluppati per la progettazione di prodotti o servizi, che hanno l’obiettivo di correlare in maniera puntuale le caratteristiche del prodotto/servizio con le richieste e aspettative del cliente.
Il Quality Function Deployment è una di tali metodologie che, partendo dall’analisi ed elencazione delle esigenze del cliente (inizialmente espresse in forma qualitativa) le trasforma in specifiche tecniche misurabili che vengono quindi collegate alle operazioni (di produzione, di controllo) necessarie. Questo approccio, inizialmente sviluppato per la progettazione dei prodotti, è facilmente applicabile per i servizi.
Il secondo passo, la mappatura del flusso, si serve della metodologia di Value Stream Mapping (Vsm), che si basa sui seguenti principi:
Alcune aziende, infatti, hanno fallito nella trasformazione proprio a causa di una resistenza al cambiamento, che si traduce in:
• Mancanza di commitment da parte del management, che finisce per non prendere in considerazione, e quindi non applicare, i principi più complessi che richiedono cambiamenti radicali;
• Aspettativa che i piccoli miglioramenti bottom-up possano da soli assicurare la trasformazione; basti pensare al fenomeno dei circoli della qualità, che in molti casi ha garantito solo risultati parziali;
• Pertanto, dopo un prima fase di avvicinamento ai principi e all’applicazione di metodologie lean, occorre fondare una vera e propria strategia di trasformazione che utilizzi tutte le leve gestionali: organizzazione, sistemi di gestione, sviluppo delle risorse umane (vedi Fig. 6).
L’azienda Lean applica i relativi principi a tutti i processi core e richiede un coinvolgimento diffuso a tutti i livelli aziendali.
Lean Thinking, una reale opportunità
Dall’esperienza di introduzione dell’approccio Lean all’interno di una serie di aziende di servizio, abbiamo appreso alcune lezioni che ci sembra utile riproporre in forma sintetica e che speriamo risultino utili per quanti vogliano affrontare un cammino nel mondo Lean.
• I concetti propri del Lean Thinking, un approccio sviluppato in ambito industriale, sono applicabili con importanti risultati anche alle aziende di servizio. Un dato da sottolineare è il livello di coinvolgimento e impegno che si riesce ad attivare con la Lean. Le persone coinvolte nei nostri ‘cantieri’ (personale operativo, middle management ma anche il top management) e chiamate a gestire il miglioramento di performance nell’operatività dei propri uffici o delle proprie organizzazioni, hanno percepito che il Lean Thinking può offrire loro leve nuove ed estremamente efficaci;
• In fase di pianificazione di un intervento Lean, è opportuno prevedere azioni di formazione mirate e di sensibilizzazione, da destinare ai diversi livelli dell’organizzazione. Queste azioni vanno avviate sin dalla fase iniziale del progetto, in quanto hanno un peso significativo nel creare un’accoglienza positiva da parte delle persone coinvolte e nel fornire una cornice concettuale in grado di guidarle nell’individuazione e realizzazione dei kaizen/azioni di miglioramento;
• I progetti Lean non possono che essere condotti dalle persone dell’azienda. La presenza di consulenti esterni è in genere fondamentale, sia per il supporto metodologico ai gruppi di progetto (per esempio con la formazione) sia per garantirne l’orientamento al risultato (per esempio, attraverso l’applicazione di sistemi di rilevazione dei risultati) sia come acceleratore (per esempio, attraverso la proposta di soluzioni sperimentate in altre aziende). L’utilizzo di consulenti non deve tuttavia essere visto come un modo per portare all’interno dell’organizzazione soluzioni ‘chiavi in mano’ prodotte altrove, e il livello di commitment interno risulta un fattore chiave per lo sviluppo di programmi lean;
• Perché i gruppi di progetto incaricati della lean lavorino bene, è necessario che siano composti in modo opportuno (con la presenza di risorse in grado di fornire una vista complessiva e diretta del processo) e siano messi nella condizione di lavorare ‘fisicamente’ insieme. I processi di servizio, a differenza di quelli produttivi industriali, non impongono alle risorse di operare in spazi contigui, in quanto l’integrazione delle diverse attività è garantita dai sistemi. Il rischio è che le persone che operano sullo stesso processo di servizio non solo non si conoscano ma, addirittura, non abbiano nemmeno la consapevolezza di perseguire lo stesso obiettivo;
• La presenza del ‘cliente’ (interno o esterno) è fondamentale per dare una corretta prospettiva sia alla diagnosi (rilevazione dell’‘as is’) sia all’individuazione delle opportunità di miglioramento. Nel definire i progetti di miglioramento, occorre perciò: 1. La garanzia dell’esistenza di un ‘cliente’. Potremmo dire che la possibilità di identificare un cliente diventa un prerequisito per definire l’ambito del progetto di miglioramento: se non è chiaro chi è il cliente, e quindi quali siano le sue esigenze, è di fatto impossibile assegnare obiettivi specifici ai gruppi di lavoro;
2. La possibilità di coinvolgerlo direttamente nelle attività dei gruppi di lavoro orientati a migliorare il servizio a lui destinati;
• Assegnare un target di miglioramento ai gruppi di lavoro è funzionale a creare commitment, ma il target deve anche essere misurabile e il più possibile ‘diffuso’, in modo da evitare che qualcuno possa pensare che il miglioramento riguardi tutti meno se stesso;
• Avviare un progetto lean significa anche accettare di introdurre un livello di delega diffusa per la validazione delle azioni di miglioramento identificate dai gruppi di progetto; solo in questo modo è possibile garantire rapidità di esecuzione e mantenimento della necessaria ‘tensione’ al risultato. Quando il processo di condivisione e validazione delle idee di miglioramento risulta troppo articolato per il numero di decisori e livelli organizzativi coinvolti, il rischio è di allungare i tempi di implementazione del progetto o, addirittura, di rendere obsolete le idee di miglioramento prodotte.
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- Mappatura dello stato attuale del processo (simile al process reengineering);
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