Macchine utensili, robotica e automazione: il trend positivo del 2022 lancia il 2023
Barbara Colombo è stata chiara. E rileggendo l’andamento del 2022 del business dei costruttori italiani di macchine utensili, robot e automazione, la Presidente di Ucimu Sistemi per produrre (l’associazione italiana che riunisce i player del settore) si è detta soddisfatta e si attende nel 2023 un altro anno di grandi soddisfazioni. “Il 2022 ha segnato nuovi record per le nostre aziende e sono stati raggiunti risultati mai toccati prima per quasi tutti gli indicatori economici”, ha detto Colombo nella consueta conferenza stampa di fine anno, dalla quale è emerso che la produzione ha raggiunto un giro d’affari di 7.225 milioni di euro, raggiungendo così un incremento del 14,6% rispetto al 2021 (la notizia fa ben sperare e soprattutto rimedia al calo dell’8,5% che si era registrato nel primo trimestre del 2019).
Il risultato sopra le aspettative del 2022 è dovuto al buon trend delle consegne dei costruttori italiani verso il mercato interno, che hanno registrato un incremento del 27%, pari a 3.980 milioni di euro; ma anche verso l’estero le esportazioni sono cresciute del 2,5%, pari a 3.275 milioni di euro. La domanda del mercato italiano di macchine e utensili, robot e automazione è stata sostenuta dal consumo domestico, incrementato del 31,3%, corrispondente a 6.575 milioni di euro e anche l’import è aumentato (+38,5%, pari a 2.595 milioni di euro).
Riguardo l’estero, le stime di Ucimu sui dati Istat, nell’arco temporale gennaio-agosto 2022, mostrano come i principali Paesi di sbocco dell’offerta italiana siano stati gli Stati Uniti (281 milioni di euro, +24,7%), la Germania (199 milioni, -15,6%), la Cina (122 milioni, -3,5%), la Polonia (111 milioni +4,7%) e la Francia (105 milioni, +9,1%). Sull’estero, Colombo ha spiegato: “Al di là delle problematiche legate ai singoli paesi, occorre comunque potenziare l’attività delle nostre imprese oltreconfine perché è all’estero che troviamo le opportunità di business più interessanti e perché il mercato italiano non può reggere ancora a lungo i tassi di crescita a cui ci ha abituato negli ultimi anni”.