Si è chiuso con numeri record per tutto il comparto dei produttori di macchine utensili, robot e automazione questo 2018. Secondo quanto riportato da UCIMU, infatti, sono stati registrati incrementi a doppia cifra per tutti gli indicatori economici.
Ma cosa attende il settore nel 2019? Per Massimo Carboniero, Presidente di UCIMU, che ha parlato a margine della conferenza stampa di fine anno, i prossimi 12 mesi saranno caratterizzati da una sostanziale stabilità. Una previsione, quindi, ancora una volta positiva.
Il 2018 nel dettaglio
Ciò, in sostanza, conferma il trend di crescita di questi ultimi 5 anni. Grazie ai dati di preconsuntivo, elaborati dal Centro Studi & Cultura di Impresa di UCIMU stessa, è stato possibile rilevare come la produzione italiana anche nel 2018 sia cresciuta, raggiungendo i 6.900 milioni di euro e facendo segnare un incremento del 13,4% rispetto al 2017 (record assoluto per il settore).
Questi numeri sono stati il frutto dell’ottima performance, in termini di consegne, sia sul mercato interno – in crescita del 21% – sia su quello estero – cresciuto del 7,2% –.
“Siamo soddisfatti di questo 2018: l’anno si chiude con ottimi risultati raccolti sia in Italia sia all’estero e con un fatturato che, considerato nel suo complesso, cioè sommando alla produzione di macchine, anche la produzione di parti, utensili e controlli numerici, ha oltrepassato i 9 miliardi di euro”, ha commentato Carboniero.
L’elaborazione di UCIMU, fatta su base Istat, hai individuato in Germania, Cina, Stati Uniti, Polonia e Francia i principali Paesi destinatari di questo Made In.
L’Italia, quindi, rafforza il suo ruolo di primo piano nel panorama internazionale, dove si è da tempo distinta per competenza e per la vivacità della domanda sostenuta e stimolata dai provvedimenti atti a stimolare la competitività come nel caso degli incentivi di Industria 4.0 (e successivamente Impresa 4.0).
Per questo motivo non deve stupire che il consumo di macchine utensili, robot e automazione sia salito di un ulteriore 25,9% nel 2018. Si è trattato di un forte segnale di disponibilità e ricettività del mercato interno all’innovazione tecnologica, testimoniato anche dall’abbassamento del rapporto export su produzione, variato dal 55,6% del 2017 al 52,6% fatto registrare l’anno successivo.
Le conferme del mercato e le incertezze legislative
Non c’è dubbio, però, che serpeggi qualche insicurezza riguardo al 2019, forse a causa dell’incerta congiuntura politica. Secondo Carboniero la conferma degli iperammortamenti a scaglioni da parte del Governo è un segnale positivo, ma, allo stesso tempo è stato fatto un grave passo indietro con la cancellazione del superammortamento.
Il mercato interno potrebbe perdere, per questo motivo, un po’ dello ‘slancio’ che lo ha caratterizzato negli ultimi anni, ma il comparto può comunque fare affidamento sul continuato andamento positivo delle consegne sui mercati esteri.
Le stime parlano di un’ulteriore crescita del valore di questo settore sino a 7.040 milioni (incremento del 2%), grazie proprio alla spinta decisiva dell’export. Sul fronte interno è speculabile una riduzione di circa l’1,2% sulle consegne con conseguente innalzamento del fattore export su produzione (54,1%).
“Per il 2019, sebbene siamo fiduciosi di poter mantenere i livelli raggiunti nel 2018, rileviamo un chiaro rallentamento degli investimenti in nuove macchine da parte degli utilizzatori italiani, pur comprendendo che la crescita cui eravamo abituati non può proseguire ininterrottamente con quei ritmi e quell’intensità”, ha precisato il Presidente di UCIMU.
Non è mancato un commento sulla decisione di reinserire nella Legge di Bilancio il bonus formazione 4.0: “Il Governo si è in parte ravveduto reinserendo nella Legge di Bilancio 2019 il bonus per la formazione 4.0. L’ambito di applicazione è però rimasto invariato a quello attualmente previsto: ovvero il solo costo del lavoro del personale coinvolto nella formazione 4.0”.
“Se l’idea di inserire un sistema a scaglioni premiante per le PMI è condivisibile, ribadiamo la necessità di intervenire sulla scrittura del provvedimento estendendo il credito di imposta anche al costo dei corsi e dei formatori impiegati, che rappresentano la voce di spesa più gravosa per le PMI”, ha tenuto a precisare Carboniero.