L’incrocio tra PaaS e open source apre nuove prospettive per i servizi cloud
Oggi, le imprese di ogni settore devono affrontare pressioni significative per evolversi, migliorare la competitività e creare soluzioni in grado di soddisfare le mutevoli richieste del mercato e dei clienti. In aggiunta, lo devono fare ottimizzando l’utilizzo delle risorse e del personale. D’altra parte, in uno scenario in cui occorre adattarsi in modo continuativo ai cambiamenti repentini (si pensi alle criticità relative alle Supply chain, al difficile reperimento delle materie prime, all’innalzamento dei costi dell’energia) avere risorse in grado di identificare velocemente i nuovi trend e operare in tempo reale è ciò che fa la differenza tra chi guida il mercato e chi si adatta in corsa.
Proprio per questo, a oggi, la sfida principale è lo sviluppo di nuove soluzioni, applicazioni e prodotti che consentano di distinguersi e di offrire un servizio personalizzato ai propri clienti, tenendo monitorati, allo stesso tempo, i costi. Ad affermarlo è Rodolfo Falcone, Country Manager di Red Hat Italia, azienda che realizza soluzioni tecnologiche basate su software e open source (i temi sono stati trattati anche durante l’evento Le prospettive future dei cloud services organizzato dall’azienda stessa): “Le soluzioni di streaming dei dati, per esempio, consentono di utilizzare applicazioni e strumenti di analisi, come Intelligenza Artificiale (AI) e Machine learning, per determinare attivamente la risposta ai cambiamenti di mercato”.
Oltretutto, in questo scenario, c’è un ostacolo: la mancanza di competenze specialistiche. Le risorse che si occupano di sviluppo sono spesso sotto pressione a causa di compiti ripetitivi e basso valore aggiunto che a lungo andare ne limitano il potenziale creativo; è la tesi di Falcone: “Questo ha un impatto potenzialmente negativo, se si pensa all’ideazione di soluzioni che possono veramente portare risultati funzionali al business”.
Un’architettura semplice, flessibile, scalabile
Per far fronte a questo scenario, serve poter contare su un’affidabile architettura ibrida o multi-cloud che garantisca semplicità, flessibilità e scalabilità. “L’open source, a cui la community degli sviluppatori contribuisce enormemente, può rappresentare un’opzione valida per integrare le più moderne tecnologie – data streaming, data science, Machine learning e gestione delle interfaccia di programmazione delle applicazioni (Api) – garantendo al contempo facilità di accesso e utilizzo su tutte le piattaforme cloud”, spiega Falcone. A confermarlo sono i dati dell’International data corporation (Idc), da cui emerge che circa il 58% delle imprese che ha adottato o ha intenzione di adottare un software open source ritiene che, in questo modo, sia possibile aumentare la produttività dei propri sviluppatori e accelerare le fasi di test e prototipizzazione di nuove applicazioni. Tuttavia, non si tratta di un passaggio immediato e scontato, perché, come sostiene il manager, si potrebbero incontrare resistenze nella sua introduzione all’interno dei processi produttivi dovute, per esempio, a scarsa scalabilità, flessibilità e tolleranza agli errori. A ogni modo, come precisa Falcone, “assicurarsi che le tecnologie open source siano allineate a standard di affidabilità e produttività di livello enterprise è fondamentale per dare agli sviluppatori il potere di mettere a punto software innovativi che incrociano le esigenze di business, migliorando la competitività sul mercato, la gestione operativa e l’acquisizione di profitto”. Per superare questi ostacoli, le soluzioni Platform-as-a-service (PaaS) rappresentano un’opportunità concreta: fornendo un’infrastruttura coerente, consentono di far funzionare le applicazioni velocemente e in modo sicuro e affidabile. Aggiunge Falcone: “Hanno anche un grande punto di forza che sarà imprescindibile nel futuro dei servizi cloud: l’abilità di estrarre le integrazioni e renderle una parte già pronta dell’infrastruttura”. In questo modo, le organizzazioni possono ridurre gli investimenti legati sia all’adozione sia al mantenimento delle infrastrutture, grazie proprio al vantaggio di avere soluzioni cloud gestite sotto forma di servizio. Dunque, come conclude Falcone, un’azienda che si affida a soluzioni open source fornite tramite PaaS acquisisce già in partenza la scalabilità, resilienza e tolleranza agli errori necessaria a fare in modo che gli sviluppatori non debbano più preoccuparsi della gestione dei rischi per l’infrastruttura, dedicandosi piuttosto alla creazione di applicazioni a valore aggiunto.Laureata magistrale in Comunicazione, Informazione, editoria, classe di laurea in Informazione e sistemi editoriali, Federica Biffi ha seguito corsi di storytelling, scrittura, narrazione. Si occupa prevalentemente di tematiche riguardanti la sostenibilità, l’innovazione tecnologica, l’uguaglianza, l’inclusione, anche in ambito digital e social, contribuendo a divulgare contenuti per giornali e siti web. Appassionata di cinema, ha lavorato nell’ambito della comunicazione e collabora con la casa editrice ESTE in qualità di redattrice.
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