Lifecycle Cost e sostenibilità ambientale come fattori competitivi
A cura di:
Daniele Cerri, Politecnico di Milano, Dipartimento di Ingegneria Gestionale
Sergio Terzi, Università degli Studi di Bergamo, Dipartimento di Ingegneria
Nel mondo piatto e interconnesso di oggi, in cui le aziende non competono più in mercati locali, ma in un unico mercato globale pressato dalla forte competizione low-cost proveniente dai paesi emergenti, le aziende dei paesi avanzati (Europa, America, Giappone) devono fare ricorso a nuove leve competitive per poter sopravvivere.
Dopo il costo, la qualità e la produttività, le nuove leve competitive delle aziende avanzate devono essere fornite da un cambio radicale di visione, olisticamente orientato all’intero ciclo di vita dei beni realizzati dalle stesse imprese. Infatti, è ormai ben noto che per le imprese dei paesi sviluppati è pressoché impossibile lottare ad armi pari con i concorrenti dei paesi emergenti sul mero prezzo di vendita dei prodotti; ci sono però ancora spazi per vincere la competizione su un orizzonte più ampio, che contempli (oltre ai costi di acquisto) i numerosi costi di esercizio che ad oggi sono scaricati sugli utenti, come i costi dell’energia, dell’affidabilità, dell’assistenza tecnica e della sostenibilità ambientale.
Fare prodotti tecnologicamente migliori, che durano di più, si guastano di meno, consumano meno risorse (soprattutto energetiche) e che abbiano un ridotto (potenzialmente nullo) impatto ambientale, rappresenta un valevole fattore di competizione per le imprese avanzate, capace di offrire dei duraturi vantaggi comparati sui mercati multinazionali.
Prodotti anche più costosi inizialmente, ma meno affamati di energia e più robusti sono, infatti, di notevole interesse per una fascia considerevole di clienti, che intelligentemente cercano nei beni acquistati risparmi operativi duraturi. Considerazioni di questo genere sono all’ordine del giorno di numerosi clienti, sia del tipo consumer (es. quando acquistano una nuova automobile o un nuovo frigorifero), sia del tipo industrial (es. quando si dotano di nuovi impianti industriali, es. linee di verniciature, macchine utensili, ecc.).
Per implementare una strategia competitiva di così ampia visione (definibile come lifecycle-oriented), le imprese devono avere una discreta sicurezza sul risultato dei propri progetti, in modo da non immettere nel mercato soluzioni e prodotti che si rivelino poi controproducenti. A tal fine, le imprese possono fare ricorso a metodologie strutturate, con cui verificare e monitorare le proprie soluzioni in ottica di lifecycle. Tra le molteplici tecniche sviluppate in questi anni, due metodi ricoprono una particolare rilevanza: la tecnica del Lifecycle Costing (LCC) e la metodologia del Lifecycle Assessment (LCA)
Lifecycle Costing e Lifecycle Assessment
La tecnica che permette di valutare i costi nel ciclo di vita di un bene è nota in letteratura fin dagli anni ’60-‘70 con l’acronimo di LCC (Lifecycle Cost). LCC è una metodologia che permette la valutazione di tutti i costi che il prodotto genera nel corso del suo ciclo di vita (produzione, distribuzione, utilizzo, manutenzione, assistenza, eventuale dismissione e/o recupero).
La prima documentazione risale alla metà degli anni ’60, nel 1974 la Florida fu il primo stato ad adottare il concetto di LCC, mentre nel 1978 il governo statunitense promulgò la National Energy Conservation Policy Act, che obbligava a realizzare i progetti pubblici del governo federale al minor costo complessivo (compresi i costi di manutenzione ed assistenza) possibile. Oggigiorno, la tecnica di LCC è utilizzata in settori industriali diversi, come quello dell’automobile, dell’elettronica di consumo e dell’industria manifatturiera, come strumento a supporto dello sviluppo di prodotti globali competitivi.
Il LCC è, di fatto, una tecnica ‘standard’, strutturabile in fasi:
- pianificazione dell’analisi (per definirne scopo e confini),
- sviluppo del modello di LCC,
- applicazione del modello di LCC,
- documentazione dei risultati ottenuti,
- real-time evaluation (in cui valutare che le stime di costo fatte nelle fasi precedenti siano attendibili)
- implementazione finale.
- definizione dell’obiettivo e scopo dell’analisi,
- analisi dell’inventario ambientale (identificazione e quantificazione di energia, acqua e materiali usati e dei rilasci solidi, liquidi e gassosi in ambiente),
- valutazione dell’impatto
- interpretazione dei risultati.
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