I fornitori di tecnologia si dicono soddisfatti dell’iniziativa del Governo. E si candidano come protagonisti nella trasformazione digitale
di Luca Bastia
Il nuovo Piano Nazionale Industria 4.0 rivolto alle imprese industriali italiane incontra un apprezzamento diffuso, pur se accompagnato da qualche leggera critica, anche tra gli operatori dell’ICT, tra i principali attori dell’innovazione.
“L’Italia ha da sempre occupato una posizione rilevante nel campo manifatturiero; in Europa, dopo la Germania, rappresenta infatti la seconda potenza industriale in tale settore”, afferma
Fabio Moioli, Direttore della Divisione Enterprise Services di Microsoft Italia. “Per rimanere competitivi, è però sempre più necessario cogliere in modo proattivo le sfide e le opportunità rappresentate dai nuovi modelli di business solitamente denominati Industry 4.0, che io spesso preferisco chiamare Service 4.0”.
“La quarta rivoluzione industriale”, prosegue Moioli, “pone infatti il digitale e l’innovazione tecnologica
al centro di tutte le attività delle organizzazioni, spingendo anche a ridefinire la relazione tra i diversi attori del mercato, in tutte le industrie. In particolare, il mondo 4.0 offre opportunità completamente nuove di accedere a un grande patrimonio di dati grazie a migliaia di sensori, i quali possono fornire informazioni e intelligenza utile a migliorare attività e processi, nonché per inventare nuovi scenari di business. In questo contesto, è fondamentale porre al centro la relazione con i propri clienti, una nuova relazione che si basa su
un modello di servizi basato proprio sui dati, per questo chiamato Service 4.0”.
“Ritengo corrette le direttrici strategiche individuate dal Piano, soprattutto sul tema della creazione e diffusione delle competenze digitali”, precisa il manager di Microsoft. “Con la definizione di una forte cabina di regia, il Piano ha inoltre dimostrato di aver un’efficace coscienza del nostro ecosistema industriale composto principalmente da PMI tra di loro aggregate in distretti industriali”.
La connettività, secondo Moioli, è un altro dei punti fondamentali del Piano, in quanto ciò che caratterizza
l’Industria 4.0 è la presenza di macchine intelligenti e interconnesse (IoT) che possano collegarsi, attraverso internet, a un cloud con capacità computazionali virtualmente infinite. “In un certo senso, il cloud è il vero abilitatore dell’industria 4.0”. Altri aspetti chiave del Piano, secondo il manager Microsoft, sono l’ammortamento aumentato fino al 250% e i crediti di imposta per ricerca e sviluppo.
“Quando parliamo di Industry 4.0 credo sia fondamentale fare una premessa, una riflessione”, sostiene
Enza Fumarola, Chief Customer Officer in Altea Federation: “Industry 4.0 non è un prodotto a scaffale, ma un concetto che attraversa e pervade i processi e la cultura di ogni azienda; ci obbliga a guardare le cose in modo diverso e, quindi, a un diverso modo nel progettarle, costruirle, venderle … È un processo che richiede chiarezza negli obiettivi, nella tempistica e nei ruoli. La politica, se ha capito questo percorso, può servire a rendere facile, ma controllato, l’accesso ai finanziamenti”.
“Il Piano Nazionale Industria 4.0 oggi colma un gap inaccettabile rispetto ad altre nazioni”, aggiunge Fumarola; “ciò non significa che l’Italia non avesse fatto niente su questi argomenti anzi, i progetti nazionali sul tema sono frutto della continua iniziativa autonoma di aziende, associazioni e centri di ricerca, precursori in questo ambito”.
All’interrogativo cosa va bene nel Piano del Governo, il CCO di Altea Federation risponde: “Va bene il fatto stesso che il Piano esista. È importante che ci si sia posti il problema di formalizzare quanto già esistente, per incidere sul futuro. E in questo senso, lavorare sul nostro futuro significa agire adesso sul legame tra scuola e mondo del lavoro, processo che non può e non deve più essere demandato alle sole aziende”.
“In prima battuta la considerazione è: finalmente!”, esordisce
Fabio Spoletini, Country Manager Italia & VP Technology France-Italy di Oracle. A mente fredda però si ha perfettamente coscienza del fatto che il fondo della politica ha dei tempi che sono disallineati rispetto all’economia reale, e allora il giudizio non può che essere positivo. Quando si parla di Italia Digitale spesso si pensa ai processi della Pubblica amministrazione, alla banda larga e ad altre infrastrutture tecnologiche, ma Italia Digitale è anche e soprattutto Industria 4.0”.
“L’Italia ha un bisogno vitale di questi incentivi proprio perché nel nostro Dna c’è il manifatturiero, siamo il secondo Paese industriale d’Europa, abbiamo una tradizione e una cultura della manifattura, abbiamo delle eccellenze nell’ambito della meccanica, della robotica, della meccatronica; siamo una realtà molto avanzata anche a livello di conoscenze: i nostri ingegneri e scienziati sono molto apprezzati all’estero”, aggiunge Spoletini.
“Il Piano costituisce un passaggio molto importante per lo sviluppo del manifatturiero in Italia, secondo Paese in Europa dal punto di vista produttivo e con un tessuto industriale di aziende medie-piccole che fanno più fatica a investire”, afferma
Alberto Proverbio, Managing Director Supply Chain e Manufacturing Accenture.
“Ritengo che il Piano Nazionale Industria 4.0 costituisca una buona opportunità per dare volano a iniziative che permettano – dalla riduzione del gap digitale alla completa automatizzazione dei processi – al nostro made in Italy di recuperare le ‘posizioni’ perse negli ultimi vent’anni, nonostante le eccellenze che fortunatamente abbiamo, ma che potremmo valorizzare molto di più, se posti nelle condizioni ottimali”, sostiene
Francesco Maselli, Direttore Tecnico di Software AG. “Il fatto che il Piano non si focalizzi soltanto sugli aspetti economico-finanziari, ma anche e soprattutto sulle competenze sia in termini di startup e innovazione sia di competenze manageriali, ci fa sperare che lo stesso possa produrre gli effetti positivi sperati”.
“Di Big data, Internet Of Things, robotica, Machine Learning tutti temi che vanno sotto il cappello di Industria 4.0 il mondo manifatturiero italiano parla da anni, ma in un contesto di scarsa liquidità spesso non è facile fare innovazione lanciando il cuore oltre l’ostacolo. Le indicazioni del Governo in questo senso sono molto forti in quanto fanno capire che questa è la direzione: investimenti in tecnologie d’avanguardia non più solo hardware, ma per la prima volta anche software e agevolazioni per il trasferimento di conoscenze e per la creazione di competenze”, aggiunge Spoletini.
Il piano sarà concretamente utile alle imprese?
Il Piano Nazionale Industria 4.0 è sicuramente di grande valore per le aziende manifatturiere italiane, secondo Moioli, “in quanto, dopo decenni, si torna finalmente a parlare di piani industriali e di crescita. Con il Piano c’è un riconoscimento ufficiale, da parte del Governo, sul fatto che la digital transformation rappresenti una priorità strategica per il Paese”.
“Le aziende manifatturiere italiane”, sostiene Proverbio, “sono in larga misura interessate alle forme di incentivazione previste dal Piano e la consapevolezza dell’importanza di questo cambiamento sta crescendo in tutte le filiere. È giusto e importante che vengano favoriti l’acquisto di beni strumentali quali macchinari e altri dispositivi intelligenti e connessi con relativo software e anche i wearable, mentre va rafforzata l’incentivazione delle soluzioni applicative e software per la gestione dei Big data, analitiche di tipo predittivo, simulazioni virtuali di reparti produttivi e di nuovi prodotti, che spesso usano soluzioni in cloud e non sono necessariamente legate all’acquisto di un nuovo macchinario”.
“Ci auguriamo che strumenti di leva finanziaria come iper-superammortamenti, detassazione del capital gain, credito d’imposta per la ricerca, detrazioni fiscali e fondi a supporto di brevetti costituiscano degli elementi di attrazione nel breve termine per le aziende manifatturiere nostre clienti e invitino anche la miriade di piccole imprese a fare rete e sfruttare le apposite strutture che verranno messe a disposizione (Digital Innovation Hub e Competence Center)”, è l’auspicio di Maselli.
I limiti e gli ostacoli possibili
“Sfide ce ne saranno diverse: dal tema del coordinamento e controllo del denaro pubblico da investire, al tema della conoscenza digitale, tutta da sviluppare nel contesto delle Pmi italiane”, è il parere di Moioli.
“Spero che dietro i concetti generali ci sia un piano di dettaglio definito con attori qualificati”, dice Fumarola; “manca a mio avviso la concretezza necessaria per identificare i cluster tecnologici sui quali focalizzare l’attenzione e concentrare gli investimenti, poiché non si lavora con risorse infinite. La risorsa principale che manca, e che la politica non può creare, è proprio il tempo. Quindi, investiamo sui nostri centri di eccellenza, su ciò che già abbiamo, per renderlo più forte. I centri di ricerca, che ci sono da sempre, vanno finalizzati in ottica di trasferimento tecnologico alle imprese, dove spesso ci si confronta con un evidente ostacolo culturale, che può terribilmente rallentare il processo. Allo stato dell’arte, infatti, la percezione di molte aziende italiane è che Industry 4.0 sia una realtà, una necessità, ma ancora lontana da una vera applicazione su processi e product lifecycle”.
“Certo, qualche appunto e qualche critica si può sempre muovere”, puntualizza Spoletini. “Strumenti quali il credito d’imposta vanno bene, ma per sfruttarli bisogna fare utili e in questo periodo non è scontato. Quando poi si parla di software se ne tratta sempre in ottica di bene strumentale, come cespite da utilizzare per connettersi al cloud computing. Proprio sul cloud forse bisogna porre un po’ più di attenzione. Il cloud non è solo capacità computazionale a nolo, ma è un ambiente nel quale sono disponibili numerosi servizi applicativi già predisposti alla gestione degli aspetti informativi dell’Industria 4.0. per loro natura sono servizi e non cespiti, nei bilanci non sono spesati in conto capitale e quindi mal si prestano alla tecnica
dell’iperammortamento. Su questi credo che bisogna fare ancora un po’ di chiarezza per non perdere un’occasione di ulteriore innovazione”.
“In molti casi il principale ostacolo è di tipo culturale”, interviene Proverbio; “molte aziende stanno portando avanti dei pilota, ma poche hanno un approccio strutturato, con un business case, un piano ben definito di investimenti, una valutazione degli impatti sull’organizzazione e le persone, una roadmap. La digital transformation ha infatti un forte impatto sulle risorse umane, richiede nuove professionalità come il data scientist e un cambiamento significativo di ruoli tradizionali”.
Per superare gli eventuali ostacoli, secondo Maselli, “una buona e capillare promozione dell’iniziativa e la snellezza nell’accesso a tale iniziativa possono a nostro avviso rappresentare degli importanti facilitatori”. Il ruolo dei fornitori IT nel portare le imprese alla trasformazione 4.0 “In Microsoft siamo confidenti di avere la migliore piattaforma tecnologica oggi presente sul mercato per abilitare la digital transformation in ottica
Industria 4.0: Azure”, sostiene Moioli. “Microsoft Azure è una piattaforma aperta e flessibile che offre servizi cloud integrati di analisi, elaborazione, database, applicazioni per dispositivi mobili, rete, archiviazione e web”.
“A livello mondiale i nostri clienti manufacturing, abilitati dai nostri Digital Advisor (professionisti della conoscenza che saranno focalizzati ad aiutare i clienti nella loro business digital transformation, ndr) e dalle nostre tecnologie tra cui la piattaforma tecnologica Azure, hanno realizzato già numerosi successi, e anche in Italia abbiamo sempre più referenze innovative di Industria 4.0, quali Fameccanica, Costa Crociere, e molte altre”, sottolinea il manager di Microsoft.
Per esempio Salvagnini ha appena scelto Microsoft per dotarsi di un ecosistema completo che consenta di elaborare le nuove strategie di service e di automazione, passando dalla reattività alla proattività. “Grazie a Microsoft, il service Salvagnini può già fare prevenzione e guardare contemporaneamente al futuro prossimo alla predittività, quando la manutenzione programmata sostituirà in buona parte le azioni di riparazione tipiche del servizio ‘vecchio stile-modello’. Il progetto è iniziato da pochissimo, ma ha già ottenuto alcuni importanti risultati. L’obiettivo finale è quello di arrivare a predire gli eventi di guasto, grazie ai modelli predittivi elaborati con gli strumenti di analisi statistica disponibili sul cloud Microsoft Azure, che garantisce livelli di sicurezza e privacy, proteggendo i dati chiave dei clienti”, racconta Moioli.
Secondo Fumarola, “Il ruolo di Altea Federation non può che essere quello di costruire un percorso efficace con i clienti, guidati da una visione olistica e facendo tesoro delle nostre competenze multi disciplinari, per supportare le aziende nel ridisegno dei modelli di business. Tutto questo lo dichiariamo nella mission che unisce tutta la Federation: armonizzare persone, tecnologie e processi per accompagnare l’evoluzione delle
imprese. Perché ciò avvenga, ci focalizziamo sui servizi di consulenza, attraverso una unità dedicata, nella quale confluiscono professionisti con lunga esperienza e capability orientate al change management e al digital journey. E poi, con Altea Digital, tra le ultime nate del gruppo, supportiamo il design thinking, per condurre il cliente alla realizzazione della soluzione digitale, pilastro dell’Industria 4.0”.
“Lo scorso settembre, abbiamo anche lanciato un team, battezzato Altea 4.0”, conclude Fumarola, “costituito da un champion per ogni azienda della Federation: l’obiettivo è definire e veicolare sul mercato la nostra vision 4.0, ma anche proporre le soluzioni che rispondono a ognuno dei cluster identificati all’interno dell’Industria 4.0. Come ad esempio, Robochain, un modello matematico sviluppato per l’industria manifatturiera che si pone come fornitore di intelligenza virtuale per analisi complesse e rielaborazione dati avanzata”.
Anche Accenture è impegnata da tempo nell’affiancare le imprese nel loro percorso verso l’Industria 4.0. “Aiutiamo le aziende ad aumentare la conoscenza dei contenuti e delle opportunità a disposizione e a portare avanti in modo strutturato il processo di digitalizzazione, soprattutto attraverso best practice che possiamo portare ad esempio, raccontandone il funzionamento in incontri mirati e secondo i tre assi: Digital Product & Product Design, Smart Manufacturing & Connected worker, Connected Product & Servitization. Possiamo poi aiutare le aziende ad accelerare il percorso e a ridurre i rischi, gestendo as a service la Control Tower degli asset/prodotti connessi, facendo leva sulle nostre analitiche verticali di settore, su piattaforme verticali di connettività as a service, su nostri data scientist. Siamo disponibili a lavorare in ottica di creazione del valore e quindi legandoci ai benefici di business conseguiti”, conclude
Proverbio.
Come filiale Italiana di un Gruppo tedesco presente in oltre 70 Paesi, Software AG è costantemente impegnata nel trasferire e offrire alte competenze, best practice e tecnologia di ultima generazione per favorire la digital transformation in ogni settore. “Annoveriamo tra i nostri clienti le realtà manifatturiere più importanti e innovative a livello globale, con le quali ingaggiamo percorsi di coinnovation per rendere immediatamente disponibili le tecnologie abilitanti l’innovazione digitale e produrre reale vantaggio competitivo, nonché apportare concreti miglioramenti nella qualità della vita delle persone”, sostiene Maselli. “Siamo orgogliosi e teniamo a sottolineare che alcuni di tali clienti sono importanti realtà italiane che hanno saputo sfruttare al meglio la tecnologia e cogliere appieno tutti i vantaggi che ne derivano”.
Poca attenzione ai servizi
“Il Piano Nazionale Industria 4.0 con l’iperammortamento incentiva sicuramente gli investimenti per acquisto di nuovi beni strumentali e tecnologia digitale”, sostiene
Guido Colombo, Presidente di Orchestra, “ma non comprende i servizi necessari a supportare le aziende nell’innovazione di processo e di prodotto.
Molto spesso le aziende non possiedono internamente tali competenze e quindi devono investire anche in formazione a tutti i livelli. Inoltre il piano sembra non considerare investimenti di adeguamento ai beni strumentali attraverso il retrofit delle nuove tecnologie digitali sui macchinari esistenti, ma contempla il solo acquisto di nuovi macchinari”.
Secondo Colombo il piano sarà utile ai clienti di Orchestra. “In particolare nel nostro caso, dato che siamo un’azienda registrata nella sezione separata delle startup innovative in CCIAA, i clienti potranno anche attivare progetti di R&D con noi e scontarli fino al 50% come credito di imposta per la spesa incrementale in R&D”.
“I principali ostacoli del Piano”, aff erma poi Colombo, “sono legati alla carenza di infrastrutture sul territorio, quali in primis la connettività internet. Senza dover aspettare la banda larga, molte aree industriali oggi non sono ancora servite in modo soddisfacente da connessioni internet che permettano un uso efficace delle tecnologie digitali alla base del paradigma della Fabbrica 4.0”.
Orchestra sarà comunque protagonista perché inizierà a introdurre nelle aziende, “tramite progetti di R&D di tre-sei mesi massimo, l’IoT per il manufacturing con soluzioni di refitting per migliorare le prestazioni delle macchine esistenti, con servizi di monitoraggio e controllo remoto dei processi di produzione e con applicazioni digitali per rendere i prodotti del manufacturing sempre più smart”, conclude Colombo.
È un ottimo inizio, ma…
“È un ottimo inizio, anche se il super ammortamento riguarda solo investimenti in beni strumentali ed esclude quelli in formazione, a mio giudizio altrettanto importanti”, afferma
Bernhard Konzet, Amministratore Delegato di Blulink. “Inoltre nel tentativo di essere più concreti è stata creata una lista che potrebbe essere troppo riduttiva rispetto allo spettro degli investimenti necessari”.
“Apprezzo che siano state definite le categorie d’investimento agevolate”, aggiunge Konzet. “Blulink come azienda che sviluppa software per la gestione della Qualità e della Sicurezza sul posto del lavoro è posizionata all’interno della lista Industria 4.0 e quindi fra i beni ammortizzabili con il super mmortamento”.
La cultura aziendale, in particolare nelle realtà dove mancano competenze tecniche e organizzative, può essere un ostacolo all’attuazione concreta del Piano, secondo Konzet, che aggiunge: “Progetti seri di ottimizzazione della produzione richiedono molti investimenti che solo poche aziende possono sostenere da sole nonostante il fondo di garanzia. Sarebbe utile un coordinamento di qualche ente di ricerca, presente capillarmente, come ad esempio in Germania l’istituito Fraunhofer, la più grande organizzazione di ricerca applicata in Europa, finanziato dallo stato al 30% e dai privati e dai progetti di ricerca applicata al 70%. In Italia esiste a oggi una società affiliata della Fraunhofer-Gesellschaft, la Fraunhofer Italia”.
Blulink è in prima linea nella digital transformation in ottica Industria 4.0, “poiché può proporre processi e soluzioni che creano dati certi e misurabili sui quali fare successivamente valutazione, ragionamenti e prendere delle decisioni strategiche, inoltre può accelerare notevolmente la velocità dei processi organizzativi, anche grazie a strumenti come il Portale Fornitori e il Portale Clienti che permettono l’integrazione dei fornitori e dei clienti nei processi in cui sono coinvolti”, spiega l’Amministratore Delegato.
Un catalizzatore importante verso la digitalizzazione
“A prima vista il Piano Industria 4.0 ha tutte le carte in regola per essere un catalizzatore importante verso la digitalizzazione dei processi produttivi; non vedo particolari carenze”, sostiene
Gianni Pelizzo, Partner, Industry 4.0 Corporate Director di Techedge. “Forse l’unica nota che si potrebbe fare è la mancanza attuale di chiarezza sulle tipologie di software applicativi che potranno essere incluse nell’Iperammortamento”.
Il piano, secondo il manager di Techedge, può essere effettivamente utile alle imprese cui l’azienda si rivolge: “In particolare vediamo già ora aziende interessate a essere guidate non solo tecnicamente nella scelta della miglior architettura applicativa, ma anche nella definizione di un contorno di progetto che sia il più possibile in linea con gli sgravi e le agevolazioni del piano Industria 4.0”.
Techedge, tra l’altro, sta preparando un piccolo vademecum per le aziende che intraprendono questo percorso e che riporterà, in particolar modo sulla categoria relativa all’enterprise applications, le caratteristiche delle applicazioni che potranno godere dei benefici del provvedimento stesso. Due sono però gli ostacoli principali per l’adozione delle innovazioni collegate al piano Industria 4.0, secondo Pelizzo:
l’obsolescenza di alcuni impianti produttivi e l’estremo livello di personalizzazione (con conseguente mancanza di standard applicativi) delle applciazioni di backend attualmente presenti nelle aziende. “Nel primo caso si tratta di rendere “smart” impianti e macchinari che oggi non lo sono”, puntualizza; “per fare questo abbiamo avviato una collaborazone con diversi player specializzati nell’atuomazione di fabbrica (Festo, Alleantia) per coprire questo gap. Nel secondo caso agiamo affiancando al team più tecnologico (che si occupa di applicazioni IoT e Machine to Machine) un team applicativo che guidi il cliente nella revisione del backend applicativo per portare a termine una iniziativa Industry 4.0 che sia completa e integrata con quanto già presente in azienda”.
Un tentativo concreto di ridurre il gap con il resto del mondo
“Il Piano Nazionale Industria 4.0 è un primo passo importante di politica industriale per il nostro Paese”, dice
Marco Pennelli, CEO di TechnoSec. Un tentativo concreto di accorciare quel gap con il resto del mondo causato dalla crisi economica costante. Il piano del Ministro Calenda premia le imprese che vorranno investire in innovazione tecnologica e in ricerca e sviluppo, attraverso misure concentrate sul credito di imposta e sull’ammortamento. Semplicemente, chi investe viene premiato”. Secondo Pennelli molti dei loro clienti vogliono investire in soluzioni Industria 4.0 a prescindere dalle manovre dell’esecutivo, “perché sentono l’esigenza di rendersi competitivi sui mercati globali innovando sui processi e sui prodotti e vogliono farlo a partire da gennaio 2017. Considerando che il periodo applicativo del piano è proprio l’anno 2017, ritengo che tutto questo possa configurarsi come un importante incentivo all’innovazione”. TechnoSec è una start-up che lavora nel campo delle tecnologie IoT, e ha soluzioni cloud d’avanguardia e un know how importante, “ma la quarta rivoluzione industriale richiede per natura un approccio multi-disciplinare”, aggiunge Pennelli. “Per questo motivo abbiamo costituito una Rete di Imprese assieme ad altre cinque PMI che si occupano di ingegneria industriale, ognuna con la propria specializzazione. La rete
Net4Industry è un esempio di ecosistema progettato per fornire soluzioni “Full Industry 4.0”.
“Crediamo che queste misure possano incentivare la formazione di un nuovo mercato tutto tricolore in grado di competere a livello internazionale”, conclude con ottimismo Pennelli. “Un’Italia 4.0 è davvero possibile”.