Lanificio Balli, il futuro della Moda è il Made in Italy
La storia della Moda si percepisce, in particolare, in alcuni luoghi evocativi, come il Fabbricone di Prato, complesso produttivo novecentesco di oltre 25mila metri quadrati, aperto anche in occasione delle Giornate di Primavera del FAI, nel quale si è spostato nel 1974 il Lanificio Fratelli Balli, azienda di produzione tessile nata nel dopoguerra con il nome Lanificio Ruggero Balli, che oggi conta 100 collaboratori e 28 milioni di euro di fatturato. “La Moda attraversa il tempo, perché nelle giornate FAI, sono venute persone con le foto in mano ricordando che lavoravano al Fabbricone. Questo luogo è un unicum con la realtà, caratterizzata da un ciclo di produzione verticale, perché dalla materia prima realizziamo i prodotti che vendiamo”, spiega Leonardo Raffaelli, Co-titolare del Lanificio Fratelli Balli. Negli anni, l’azienda si è continuamente aggiornata con le esigenze del mercato, soprattutto sull’attenzione ambientale.
La sostenibilità non è un’attenzione marginale, ma un elemento fondante del Lanificio Fratelli Balli – oltre il 70% della produzione proviene da materiale riciclato – e, in generale, della tradizione pratese, che chiamava ‘cenciaioli’ quelli che nel passato dividevano le balle. “Il mondo dei tessuti rigenerati si può dividere nel pre-consumer e post-consumer, perché il rigenerato può nascere dagli scarti della produzione e dalla confezione. Serve, per fare questo, una visione consapevole”, spiega Raffaelli. La consapevolezza deve essere sia del consumatore, che deve riconoscere una qualità di lavorazione italiana, ma anche della politica nella definizione di regole omogenee a livello globale. “Il passaporto digitale è praticamente una realtà per noi, ma significa per le aziende fare molti investimenti che il mercato non sempre ripaga. La grossa sfida è, infatti, educare il consumatore ad essere informato e consapevole. Noi abbiamo la richiesta di riempire le catene di fornitura con dati minuziosi, ma concorriamo in un ambiente di gioco non equilibrato. In alcuni Paesi, soprattutto del Far East, non c’è la stessa attenzione per il rispetto delle regole dei lavoratori e degli ambienti di lavoro”, riflette Raffaelli.
Nel 2023 Lanificio Balli ha assunto 15 ragazzi
A diversificare il Made in Italy dal Far East è, però, il valore di responsabilità sociale dell’imprenditore che non si riversa solo nel prodotto, ma anche nell’attenzione al benessere del personale. È proprio l’attenzione alle persone a rendere l’azienda attrattiva gli occhi dei giovani. “Nel 2023 abbiamo inserito 15 ragazzi under 30, di cui l’80% donne. Inserendo giovani, dobbiamo essere sì attenti al cambio generazionale, visto che nel 2021 l’età media in azienda era di 50 anni, ma dobbiamo saper cogliere l’opportunità di imparare dalla loro freschezza di idee. Quello che cerchiamo nei candidati non è, infatti, solo la competenza professionale, che si può formare nel tempo, ma l’essere persone ‘contagiose di entusiasmo’. Valutiamo l’empatia e la capacità di fare squadra perché, se le persone stanno bene al lavoro, lavorano meglio”. Per diventare attrattivi, l’azienda si è inoltre aperta all’esterno grazie a collaborazioni con Università ed eventi pubblici.
L’apertura all’esterno ha fatto nascere anche collaborazioni con clienti, non solo sul produrre il tessuto, ma anche sulla realizzazione dei capi, e con realtà che possono essere definiti concorrenti. “La Moda sta attraversando un 2024 che, come anno, deve ancora essere compreso, perché le analisi prevedono un momento di rialzo. Ora stiamo vivendo un momento di calma che può essere subito o affrontato. Se si sceglie la seconda possibilità l’unica strada è abbandonare la logica del ‘piccolo è bello’, ma comprendere il valore della condivisione”, spiega Raffaelli. La strategia per affrontare le sfide non è altro che la caratteristica intrinseca della Moda: la creatività. “Non dobbiamo soffermarci su un anno che va male, ma su cosa si fa nel frattempo. Siamo in un momento spartiacque, dove serve avere una visione responsabile e attenta al benessere condiviso”, conclude Raffaelli.
Alessia Stucchi è giornalista pubblicista. Laureata in Lettere Moderne in triennale e in Sviluppo Economico e Relazioni Internazionali in magistrale. Nel 2023 ha vinto il premio America Giovani della Fondazione Italia Usa che le ha permesso di conseguire il master Leadership per le relazioni internazionali e il made in Italy. Nel tempo libero si dedica alle camminate, alla lettura e alle serie tivù in costume.
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