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La trasformazione digitale è prima di tutto umana

inviato a Barcellona Nel percorso di Digital transformation delle aziende, la maggiore difficoltà non è rappresentata dalla tecnologia, ma dalla gestione del cambiamento. Ne è convinta Sophie Borgne, responsabile a livello mondiale del Digital plant di Schneider Electric, divisione che ha l’obiettivo di incentivare la trasformazione digitale degli impianti industriali dell’azienda e dei clienti. “L’aspetto umano va gestito bene perché è il più sensibile, esso rappresenta un rischio ma anche un’opportunità”, spiega Borgne a FabbricaFuturo.it, che ha incontrato la manager nell’ambito dell’Innovation Summit organizzato da Schneider Electric a Barcellona. “Cambiare la mentalità delle persone, in particolare degli operatori che lavorano con le macchine, è un lavoro che va gestito step by step, perché un progetto digitale ha bisogno di maturare e non può essere implementato in poco tempo”. Borgne evidenzia come l’espressione “trasformazione digitale” sia composta da due parole: “La più difficile è ‘trasformazione’, perché le soluzioni tecnologiche esistono, ma bisogna saper gestire il cambiamento delle persone e della leadership, che non dipende dalle dimensioni aziendali o dal Paese in cui opera un’azienda”.

L’Italia tra spinta all’innovazione e sfida delle competenze

Sophie Borgne
A proposito di Paesi, la manager francese è stata Direttore Marketing per la divisione Industrial Automation in Italia nel periodo del lancio del Piano nazionale Industria 4.0 (2016), quindi ha avuto esperienza diretta del mercato italiano, dove Schneider Electric lavora con clienti come system integrator, rivenditori specializzati e costruttori di macchine utensili. “La reazione delle imprese manifatturiere è stata molto positiva, perché fino a quel momento aspettavano prima di investire, mentre grazie al Piano Industria 4.0 hanno usufruito degli incentivi fiscali per investire subito”. Un’azione fondamentale in un mondo dove la competizione è sempre più globale. “Gli imprenditori hanno capito che, senza trasformazione digitale, il loro futuro è a rischio”. In Italia, secondo Borgne, i costruttori di macchine utensili hanno “un’apertura mentale straordinaria verso l’innovazione, che viene vista da tutti in chiave competitiva, legata al confronto con la Germania”. Nel nostro Paese “c’è voglia di sperimentare nuove tecnologie e la grande opportunità è quella di trasformare il modello di business, dalla vendita della macchina alla vendita di un servizio”. C’è però un tema critico che riguarda soprattutto il nostro Paese: quello delle competenze. “Nelle aziende italiane i reparti OT e IT tipicamente non si parlano, o lo fanno male”, sostiene Borgne. “Questa è la sfida: all’interno della stessa azienda i due team devono lavorare insieme per contribuire ai progetti di trasformazione digitale”.

Sostenibilità ed efficienza energetica per ottimizzare la produzione

Schneider Electric sostiene che digitalizzazione permetta alle aziende di aumentare la loro efficienza produttiva, energetica e quindi competitiva. “Per le persone è l’occasione di ‘rimuovere il robot che c’è in ognuno di noi’, eliminando dalle mansioni tutto ciò che può essere fatto da una macchina e lasciando spazio a competenze umane, facendo così concentrare l’operatore sulle attività a valore aggiunto”. L’azienda promuove il legame tra sostenibilità e utilizzo dell’energia. “La fabbrica può ottimizzare i suoi processi e l’uso di energia ottenendo un’efficacia molto alta e mantenendo allo stesso tempo la produzione ai livelli richiesti”. Molti ‘addetti ai lavori’ credono che la trasformazione digitale sia costosa e quindi sia possibile solo per le grandi aziende. “Invece esistono soluzioni facili da implementare anche per le Piccole e medie imprese”, conclude Borgne. “Le soluzioni di Schneider Electric sono pensate proprio per andare incontro a tutti gli operatori che lavorano sulle macchine, non solo al responsabile del dipartimento di automazione. Da qui si può scalare il business, partendo da una macchina fino all’intera fabbrica”.

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