La rivoluzione digitale, è risaputo, ha avuto impatti significativi nel mondo dell’industria. Nell’effetto cascata che ha investito tutto il comparto la Supply chain non poteva certamente rimanere esclusa.
Anzi, la digitalizzazione della filiera è considerata dagli esperti del settore come la ‘fase due’ del paradigma Industria 4.0. Il forte carattere disruptive del fenomeno, correndo sui binari della logistica, ha infatti ‘contagiato’ tutti i nodi della catena del valore.
Questa ‘scossa’ è stata sicuramente percepita, racconta Fabio Pettarin, Presidente di Tecnest, l’azienda di Udine che da oltre 30 anni si occupa di affiancare le imprese manifatturiere nell’ottimizzazione dei processi produttivi e logistici grazie alle proprie soluzioni software, alla consulenza sui processi e a una metodologia di progetto strutturata.
“Le aziende si stanno sicuramente riorganizzando attraverso la tecnologia, ma anche grazie a una nuova consapevolezza. Una consapevolezza derivante dal fatto che gestire i processi in maniera ‘organica’ – quindi condivisa e trasversale – e non attraverso la compartimentazione dei vari settori di produzione e logistica lungo la catena del valore, rappresenta un vantaggio competitivo assoluto”.
Non si possono ignorare, spiega Pettarin, benefici come quelli derivanti dalla possibilità di collegare in maniera efficiente la catena di fornitura; di avere informazioni dalla fabbrica – quindi sapere l’avanzamento dello stato di produzione – e di gestire in maniera integrata i processi produttivi assieme alla logistica.
Il settore si è ormai evoluto, sostiene il Presidente di Tecnest, “non possiamo più parlarne solo come di processo inbound e outbound dal magazzino, dobbiamo fare riferimento a tutti i processi che comportano movimento e stoccaggio lungo la filiera, con particolare attenzione ai processi di produzione, che sono il cuore della supply chain stessa”.
La Supply chain moderna
Il modo in cui viene concepito il mondo della logistica deve quindi spostarsi sui processi più che sulle funzioni. Il percorso che ha portato alla digitalizzazione è stato il motore per questo cambiamento di mentalità, volano anche per lo sviluppo di nuove conoscenze e competenze.
Tecnest, specializzata da sempre in soluzioni informatiche e organizzative di Supply chain management per il settore manifatturiero, si sta evolvendo secondo questa logica, integrando nel suo percorso di affiancamento ai suoi partner e clienti anche le nuove tecnologie “Industry 4.0”.
In questo campo, racconta Pettarin, la tecnologia che si è rivelata decisiva è sicuramente stata l’IoT. “Se in altri ambiti dove opera la Supply chain si è visto l’ingresso di tecnologie come il cloud, nel Manifatturiero, per svariati motivi come sicurezza, riservatezza e cultura, la gestione è ancora fortemente on premise, anche se adesso vengono utilizzati nuovi strumenti tecnologici”.
Tecnest ha sviluppato molti progetti che hanno fatto dell’IoT il loro cardine, a conferma di come questa innovazione sia sempre di più il pilastro su cui realizzare macchinari intelligenti in grado di mettere a valore l’interconnessione e l’acquisizione del dato in fabbrica.
Si stanno facendo strada nell’universo della logistica anche altre tecnologie tipicamente ascrivibili nel novero delle innovazioni che caratterizzano il 4.0, per esempio sono già in fase di sperimentazione i primi progetti di AI integrata lungo la supply chain.
“In questi ultimi due anni siamo sicuramente passati dal mondo delle ipotesi alla realizzazione di veri e propri progetti “Industry 4.0” orientati allo sfruttamento positivo di queste nuove tecnologie in fabbrica. Interpretare il futuro è sicuramente complesso: la nuova tecnologia disruptive può essere sempre dietro l’angolo”.
“Di sicuro ogni futuro investimento deve essere affiancato ancora di più da un’opera di sviluppo delle competenze. Solo attraverso queste si riuscirà a fare fronte al futuro”, sottolinea Pettarin.Le competenze ci sono e gli imprenditori illuminati si vedono tutti i giorni; l’obiettivo adesso, secondo il Presidente di Tecnest, deve essere quello di “rendere il substrato della nostra economia pienamente consapevole dell’importanza di questo cambiamento”.