La geopolitica come competenza per gestire il futuro
Saper gestire il rischio, anche quello geopolitico, deve diventare una priorità non solo per le grandi aziende, ma pure per le Piccole e medie imprese (PMI) e, nello specifico, per l’industria manifatturiera italiana. Lo dimostra l’attuale situazione socio-economica che, di fatto, ha colto impreparate la maggior parte delle organizzazioni del nostro Paese. Eppure, il fatto che ci fossero tensioni tra Ucraina e Russia era risaputo, come ha ricordato Paolo Quercia, Direttore di Geotrade, Direttore Scientifico di Centro Studi Awos e Docente di Studi Strategici all’Università di Perugia, in occasione del convegno virtuale Fare e gestire imprese verso un’economia di guerra organizzato dalla casa editrice ESTE, editore anche del nostro web magazine. “Nonostante la situazione di rischio, dal 2014 – anno dell’invasione russa della Crimea e della guerra nel Donbass – a oggi l’Europa ha aumentato la dipendenza energetica dalla Russia, senza mettere in sicurezza le sue produzioni”, ha sottolineato l’esperto.
Il conflitto si traduce in difficoltà e limiti operativi, poiché l’Unione europea ha reagito all’invasione dell’Ucraina mettendo a punto un pacchetto di sanzioni economiche ai danni di Mosca, i cui effetti si ripercuotono, inevitabilmente, anche sull’Italia e sulle imprese manifatturiere che hanno relazioni di business con la Russia. Queste misure però – ricorda Quercia – sono settoriali e lasciano tuttavia la possibilità alle aziende di continuare a lavorare in partnership con i russi: “Bisogna però sapere come farlo, avere la capacità di muoversi in un ambiente di guerra. Ricordiamo che le misure economiche sono temporanee e possono essere compatibili con una sopravvivenza di business in tempi di crisi. Sono strumenti ‘potenti’, devono essere conosciuti e gli imprenditori ci si devono confrontare: non è possibile ignorare quanto accade fuori dal proprio perimetro, la cultura di impresa deve allargarsi anche a temi extra aziendali”.
Alle aziende servono esperti di geopolitica
Proprio la cultura d’impresa e la conoscenza sono gli strumenti su cui, secondo Quercia, le imprese dovrebbero puntare per reagire alla situazione contingente e per non farsi più cogliere impreparate in futuro. “Ritengo che le aziende dovrebbero dotarsi di figure pronte sugli scenari politico-strategici, che possano allertare gli imprenditori e supportarli nel mettere a punto piani di uscita in caso di pericolo; persone capaci di gestire crisi e conseguenze delle guerre, e che sappiano operare nel contesto delle sanzioni e inquadrare la politica commerciale all’interno dello scenario geopolitico”, è la tesi dell’esperto. Competenze di questo tipo sono utili anche per affrontare la fine della globalizzazione per come l’abbiamo intesa fino a oggi: “Le imprese negli ultimi decenni hanno pensato che questa era avesse messo fine alla geopolitica e ai rapporti di potenza: il mondo era un grande mercato in cui fare business, ma ora non sarà più così”, ha spiegato Quercia. La prospettiva è quella di avere aree geografiche ed economiche separate tra loro: le aziende potranno scegliere in quali regioni operare, senza però attraversare i confini a loro piacimento. La globalizzazione, per come la conoscevamo, sta tramontando e stiamo andando incontro a una nuova epoca, fatta di delimitazioni precise, sia militari sia finanziarie, e di Supply chain.Giornalista professionista, Cecilia Cantadore ama raccontare storie di persone e imprese. Dopo la laurea magistrale in Culture e Linguaggi per la Comunicazione all’Università degli Studi di Milano, è entrata nel mondo dell’editoria B2B e della stampa tecnica e professionale lavorando per riviste specializzate. Scrive di cultura aziendale, tecnologia, business e innovazione, declinando questi macro temi per le testate cartacee e online con cui collabora come freelance. Dedica il suo tempo libero alla musica, ai viaggi e alle camminate in montagna.
Economia di guerra, este, Geotrade, globalizzazione, Paolo Quercia