La fabbrica del 2020
di Luca Papperini
Dai dati di una survey si ha evidenza di come le imprese italiane siano all’avanguardia su innovazione, R&D e processi di produzione ma ancora poco recettive nell’introduzione di nuove tecnologie ICT
Quali sono i fattori critici di successo per le aziende manifatturiere italiane?
Un dato per tutti stupisce, ossia la scarsissima propensione al digital business, nonostante l’intrusione selvaggia in azienda di device che ridisegnano nuovi processi da governare in completa mobilità. Cura spasmodica invece per aree strategiche come qualità, innovazione, sviluppo dei talenti e internazionalizzazione.
Partiamo da questi dati di sintesi per presentare ai nostri lettori i risultati della survey sui fattori critici di successo per l’industria manifatturiera condotta da ESTE in collaborazione con OD&M Consulting e presentata nel corso di FabbricaFuturo Bologna lo scorso 19 marzo.
La survey (di cui pubblichiamo i risultati di sintesi) ha coinvolto un campione di 88 aziende – il 44% delle quali medie realtà manifatturiere – operanti prevalentemente nei settori automotive, food e machinery, ha offerto un’istantanea della roadmap di sviluppo delle realtà più effervescenti operanti sul territorio italiano.
“Le imprese attribuiscono una forte importanza ai diversi aspetti critici per il successo, fra i quali non emergono alcuni aspetti considerati preponderanti” spiega Marco Pizzoni, consulente area studi e ricerche OD&M Consulting. “La propensione al digital business, per esempio, si posiziona all’ultimo posto fra gli aspetti considerati critici per il successo. Ordinati rispetto al voto medio, i fattori di successo considerati più importanti, a cui più di un quarto dei rispondenti ha attribuito un voto pari a 10 (il massimo), riguardano: qualità, innovazione, formazione dei talenti, internazionalizzazione – prosegue Pizzoni –. Meno attenzione (con un voto medio inferiore a 7) è posta rispetto a tematiche come CSR e digital business”. (Tabella 1)
L’85% del campione preso in esame ritiene necessario continuare a foraggiare un’area strategica come l’R&D, dato che confermerebbe l’importanza attribuita all’innovazione, quale fattore ritenuto critico. Più di otto aziende su dieci ritiene fondamentale la capacità di offrire prodotti e soluzioni innovative nei prossimi anni post crisi.
Nonostante tutti i processi di stabilimento siano considerati importanti, un’area si distingue per essere sottoposta a una soglia di attenzione più bassa: è la logistica distributiva, che ottiene comunque un voto positivo riscuotendo un forte interesse per il 49,8% delle aziende.
Fondamentale invece supportare il prodotto durante il suo ciclo di vita con nuovi servizi di post vendita, fattore ritenuto decisivo nella competition per il 62,5% del campione.
Il ruolo delle tecnologie
Rispetto alle tecnologie su cui investire, una vera débâcle. Un fulmine a ciel sereno anche per Marco Taisch, professore di sistemi di produzione avanzati presso il Politecnico di Milano, che invece identifica proprio nelle tecnologie abilitanti il primo fattore di successo per le aziende del futuro.
“In area tecnologica i voti sono più distribuiti e si abbassa la percentuale di chi attribuisce una forte intenzione di investire su nuove soluzioni ICT – commenta Pizzoni –. La maggior parte dei rispondenti comunque attribuisce ai diversi fattori un voto sufficiente, tranne nel caso dell’Additive Manufacturing, che solo il 2,3% del campione ritiene strategico”. (Tabella 3)
L’importanza media attribuita alle tecnologie su cui investire nei prossimi 3 anni è sorprendentemente più bassa rispetto alle precedenti aree analizzate. Rispetto alla media dei risultati, le aziende intendono investire maggiormente sulle tecnologie più tradizionali, come ERP, sistemi MES, CAD, PLM, e su soluzioni direttamente di supporto delle diverse fasi della lavorazione (produzione, progettazione e sviluppo, servizi post vendita). In particolare, maggiore attenzione è posta ai sistemi informativi a supporto della produzione e logistica e a sistemi informativi gestionali. Ancora in stand by Internet of Things, cloud computing e tecnologie per l’efficienza energetica. Fanalino di coda infatti la sensibilità verso i prodotti di tipo ‘green’. Altro elemento che Taisch considera invece prioritario in un modello di business sostenibile, sotto tutti i punti di vista. Si conferma quindi il fatto che le imprese sembrino ancora poco propense ad accettare la nuova sfida digitale e a intraprendere un percorso verso nuovi modelli di business. Dalle evidenze di questa ricerca emerge che le imprese non sembrano voler modificare il proprio processo produttivo e organizzativo, mostrando tra l’altro scarso interesse nell’investire verso l’esternalizzazione o l’internalizzazione di alcune funzioni o processi.
Le competenze di domani
Nell’industria del futuro conterà sempre di più una formazione tecnico-ingegneristica di alto livello, considerata di importanza fondamentale per il 59,1% delle aziende. Domanda in flessione per sistemisti e amministrativi, figure professionali che non si estingueranno del tutto, ma che saranno sempre più sostituite dai nuovi gestionali intelligenti. (Tabella 5)
“Il voto medio attribuito alle figure professionali ritenute strategiche per il business è insufficiente – commenta Pizzoni –, questo perché le imprese concentrano la propria attenzione su poche figure e prevalgono le figure che ottengono un voto medio negativo. In ordine rispetto al voto medio, le figure ritenute più importanti sono quelle legate alla produzione, seguono le figure manageriali nel campo della progettazione e organizzazione e della comunicazioni.
In particolare, le figure ritenute più importanti per il business (con un voto medio superiore a 7) sono quelle di tecnico qualificato, ingegnere e progettista. Considerate meno importanti (con un voto medio 5 o inferiore) quelle figure in generale meno legate alla produzione e soprattutto quelle non qualificate o non specializzate.
Al primo posto fra le figure professionali considerate più importanti le imprese inseriscono le professionalità qualificate legate all’area produttiva. Viene quindi confermata l’importanza primaria attribuita alla produzione. Una buona importanza viene attribuita anche le figure manageriali in grado di lavorare alla progettazione di processi complessi.
Ancora tortuoso il cammino delle figure legate ai sistemi informativi e all’innovazione digitale (sistemisti, sviluppatori software, Chief Innovation Officer, direttori sistemi informativi, ecc.) che assumono un’importanza secondaria, a conferma di come le imprese non ritengano ancora primario intraprendere un percorso di digitalizzazione.
Dove sta il valore?
La fabbrica del futuro sembra quindi concentrare le proprie attenzioni sugli aspetti più propriamente produttivi, promuovendo al primo posto – nel ranking delle priorità – l’innovazione continua e il conseguente investimento in ricerca e sviluppo, purché non in ottica digital.
Le aziende considerano importante puntare su prodotti innovativi e di qualità, cercando nicchie anche sul mercato estero. Tuttavia pongono ancora poca attenzione alle nuove tecnologie, preferendo investire sui sistemi informativi più classici legati alla produzione. Le figure ritenute più importanti allo sviluppo del business sono sempre quelle più qualificate, legate alla produzione. Seguono le figure manageriali con competenze sulla progettazione di processi complessi, mentre minore importanza è attribuita a quelle legate all’information technology.
In questo scenario, le aziende manifatturiere possono comunque contare sul supporto di strumenti tecnologici e metodi per innovare i loro processi affamati di digitale. Il ciclo di eventi FabbricaFuturo crediamo possa rappresentare per queste realtà un tavolo di confronto per traghettare i propri modelli di business verso l’Industry 4.0.
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