Kometa 99, il digitale al servizio dell’esperienza artigianale
Un’avventura imprenditoriale iniziata per “incoscienza giovanile”, ma supportata da un’ampia dose di umiltà e di genuinità. E dai valori che stanno alla base di tutte le imprese familiari italiane: passione, duro lavoro e visione imprenditoriale. Tuttavia, per concretizzarsi l’idea è dovuta partire da lontano, dalle montagne della Valtellina e dal Lago d’Iseo, e ha percorso oltre 1.000 chilometri, per arrivare in Ungheria, a Kaposvár, città a circa due ore di strada da Budapest. È qui che ha sede Kometa 99 zrt, azienda specializzata nel settore della lavorazione delle carni che impiega circa 900 persone e distribuisce il 40% dei suoi prodotti all’estero (il 25% viene in Italia, grazie a Kometa Italia, realtà fondata nel 2012): siamo nella regione del Transdanubio Meridionale, contea di Somogy, nel Sud Ovest del Paese. Ma anche da queste parti, prima dell’arrivo delle famiglie Pedranzini e Ruffini, c’era già un pizzico di Italia: la città, infatti, è caratterizzata da sette colline di cui una, in omaggio ai colli romani, è stata ribattezzata proprio “Roma”.
La lavorazione completa del prodotto
Ma che cosa unisce l’Ungheria all’Italia nella storia di Kometa 99? Per capirlo, serve fare qualche passo indietro. È negli Anni 60 che, sulle Alpi della Lombardia, Ernesto Pedranzini e la moglie Maria Caspani fondarono Cascina Margherita, azienda agricola di famiglia, specializzata nella coltivazione e nell’allevamento. L’attività – che prosegue ancora oggi – è poi stata affidata ai figli, impegnati ognuno in un diverso ramo aziendale (alcuni, però, si sono specializzati in altri settori come commercio al dettaglio dei supermercati, turismo e commercio di prodotti da riscaldamento), che, con il tempo, hanno sviluppato l’attività di trasformazione delle materie prime agricole, arrivando a creare un salumificio per la produzione di bresaola della Valtellina e un caseificio per la produzione dei formaggi dop valtellinesi. La svolta arriva negli Anni 90, quando la famiglia Pedranzini e la famiglia Ruffini di Lovere (in provincia di Brescia) – proprietaria della Ruf Carni, che opera da oltre 350 anni nel settore della lavorazione e della commercializzazione di carni bovine – acquisiscono in Ungheria un complesso industriale per la macellazione suina e la lavorazione di carni suine e avicole: un’area industriale di 150mila metri quadrati, di cui 40mila coperti, dotata di tutte le infrastrutture necessarie e che dava (e dà tuttora) lavoro a circa 900 persone. È poi nel 1999 che l’azienda – all’interno del processo di privatizzazione avviato nel Paese – completa la sua fase di ristrutturazione prendendo il nome di Kometa 99: una realtà capace di mettere a valore lo spirito imprenditoriale italiano e il suo sapere nel campo della salumeria con le potenzialità di uno stabilimento in grado di coprire tutto il ciclo di lavorazione delle carni: dalla macellazione all’affettamento e al confezionamento dei salumi. È questa la vera unicità dell’azienda, come racconta Giacomo Pedranzini, Amministratore Delegato di Kometa 99, che ricorda come, almeno all’inizio dell’attività, in tanti consigliavano di scegliere un assetto diverso, più specializzato, ma meno vicino alla vocazione artigianale delle due famiglie: “Questo modello offre alcuni vantaggi; assicura la massima igiene, perché tutto è lavorato nello stesso luogo; la carne è lavorata fresca e integra, evitando inutili manipolazioni e limitando così l’uso dei conservanti; inoltre si risparmiano i costi legati alla Logistica”. Certo, dall’altra parte serve ammettere che l’intero processo impone una gestione complessa, come quella di individuare gli sbocchi sul mercato di tutta la materia prima da lavorare: chi gestisce le singole parti del processo può, per esempio, non curarsi di sapere che fine faranno quelle parti degli animali non usate per uno specifico prodotto. “Risolvere queste sfide è insito nel sapere di ‘fare impresa’”, dice Pedranzini che dalla sua ha proprio quell’atteggiamento imprenditoriale – che caratterizza la famiglia – capace di far intravedere le opportunità di fronte alle problematiche.L’articolo integrale è pubblicato sul numero di Marzo 2023 di Sistemi&Impresa.
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Dario Colombo, laureato in Scienze della Comunicazione e Sociologia presso l’Università degli Studi di Milano, è caporedattore della casa editrice Este. Giornalista professionista, ha maturato esperienze lavorative all’ufficio centrale del quotidiano online Lettera43.it dove si è occupato di Economia e Politica, e nell’ufficio stampa del Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane.
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