Digital procurement, tecnologie e nuovi processi di lavoro
Lavorare in una società di software ha i suoi vantaggi, lo ammetto. Uno dei vantaggi principali è poter vedere nascere innovazioni tecnologiche e capire quali porte queste possono aprire.
Quando si svilupparono i primi sistemi di analisi dei dati o di Business Intelligence si capiva che di colpo la matrice di Kraljic sarebbe divenuta uno strumento ancora più fruibile per tutti i Chief Procurement Officers. Collegare pattern di spesa a categorie merceologiche e unificare questi dati a redditività, quote di mercato, politiche di prezzo alle strategie aziendali è divenuto un esercizio molto più fattuale e meno basato sulla sensibilità e intuizione del singolo.
Il processo di trasformazione aziendale in chiave digitale sta aprendo la strade a nuove opportunità nel modo di lavorare dei professionisti del procurement. Come in un quadro impressionista, i vari elementi tecnologici disposti sulla tela stanno formando un quadro d’insieme sempre più nitido e di rara bellezza, una bellezza del tutto aziendale se mi concedete l’analogia, fatta di efficienza e redditività.
I vari punti di colore accostati sulla tela, come in un dipinto di George Seurat, sono le tecnologie informative che sono alla base della trasformazione digitale, i Big data Analytics, sistemi di collaborazione ‘social’ e l’Internet of Things. La cosa interessante è che tutte queste tecnologie sono oggi usufruibili in cloud. Per continuare la nostra analogia con l’arte moderna, la materia base per il colore è la medesima: il cloud. Con questa materia oggi è possibile definire il pigmento senza preoccuparsi di creare la base per il colore.
Spesso ho sentito dire che il cloud in ultima istanza è il computer di qualcun altro, ma questo nell’accezione di Oracle non è vero. Il cloud di Oracle è si capacità computazionale e di storage remota, ma è anche un pullulare di processi aziendali. Come dire che i colori primari sono già pronti e disponibili e gli sfondi del nostro quadro già pronti. E questi processi possono essere utilizzati da sfondo ad altre tecnologie dando bellezza al nostro ‘dipinto aziendale’.
Uno dei processi che recentemente Oracle ha standardizzato e portato sul cloud è quello della gestione dell’innovazione. È un processo che aiuta la raccolta di idee e concetti di innovazione di prodotto, servizio o processo, il loro sviluppo, la loro critica e validazione fino alla definizione di requisiti e delle attività necessarie alla prototipizzazione, prevedendo cicli di approvazione strategica, di marketing, di fattibilità tecnica ed economica e di budgeting di progetto.
In questo processo si innesta anche il procurement. È facile capire che quando un’idea di prodotto viene declinata in requisiti, questi siano soddisfatti da caratteristiche e specifiche che componenti e servizi debbano avere e che, quindi, il procurement debba conoscere i requisiti per determinare quale componente, quale fornitore, a quale prezzo, in quale modalità di servizio, con quali tempistiche di consegna eccetera eccetera.
Ma non potrebbe il procurement creare esso stesso innovazione? Non potrebbe un’attività di scouting sul mercato scaturire nuove idee di prodotto? Quanti buyer incappano in nuovi fornitori con brillanti nuovi prodotti che potrebbero essere usati in nuovi prodotti? A quanti capita? E quelle idee dove finiscono?
Purtroppo nel mondo del procurement vige il concetto del just-in-time, che è perfetto per gestire ottimamente i flussi di materiale, ma nel mondo delle idee dell’innovazione il just-in-case è molto efficace.
Quello che vedo per il procurement nell’era del digitale non è un ruolo solo di ottimizzatore dell’approvvigionamento e dell’ottimizzazione della relazione con il fornitore (in chiave Kraljic), ma anche di cacciatore di idee. Di esploratore del mondo esterno a monte della catena del valore aziendale. Big data Analytics, Social listening e Innovation management, sono tasselli che permettono al procurement di usare strumenti digitali per ascoltare il cyberspazio (internet) alla ricerca di innovazioni a monte dell’azienda, catturarle e classificarle just-in-case. Un just-in-case utilizzato da chi si cimenta nel gestire l’innovazione di prodotto e servizio e che può usare questi input per creare.
Il luogo ideale dove catturare queste idee e condividerle è il cloud. Il cloud possiede i processi per alimentare un flusso di innovazione e possiede gli strumenti per trovare e catturare le idee grazie ai Big data, al social listening e a strumenti analitici.
Alessandro Evangelisti è Finance & Supply Chain Cloud Evangelist di Oracle Southern Europe
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