Industrial Internet of Things creare valore con i big data
Ottimizza i processi. Genera servizi innovativi. E produce nuovo business.
Ecco come l’IIoT può guidare la ripresa. Anche in Italia Intervista ad Alberto Proverbio, Managing Director Supply Chain di Accenture
di Dario Colombo
Una delle ultime stime sul Prodotto interno lordo (Pil) italiano del 2016 l’ha fornita Confindustria, solitamente più ottimista rispetto alle agenzie internazionali di rating, ben poco clementi con il nostro Paese. Secondo Viale dell’Astronomia, dopo aver chiuso il 2015 leggermente al di sotto delle attese (+0,8% contro l’1% stimato a fine estate), l’Italia arriverà quest’anno a +1,4%. Certo, un risultato incoraggiante dopo gli arretramenti del passato, ma la stessa associazione degli industriali ha messo in guardia da possibili “rischi al ribasso”. Insomma, ci siamo rialzati, ma ancora facciamo fatica a correre, nonostante le rassicurazioni del Presidente del Consiglio Matteo Renzi secondo cui “nel 2016 tutti i segnali dicono che andremo ancora meglio arrivando a + 1,5%”.
Al netto delle (solite) scuse e della – pur innegabile – responsabilità delle istituzioni rispetto al ritardo della nostra economia nel panorama mondiale, tocca quindi alle aziende farsi carico della riaccensione della locomotiva puntando – si spera che il 2016 sia la volta buona – sulla digital transformation.
Da tempo, ormai, si parla di digitalizzazione anche in ambito industriale e della scalata fino all’ultimo gradino (al momento) di questa trasformazione: l’Industrial Internet of Things (IIoT). A certificarlo è anche la ricerca di Accenture sul tema secondo cui “Stati e aziende non sembrano ancora avere messo in campo iniziative sufficienti ad attuare le condizioni necessarie per l’adozione su larga scala delle nuove tecnologie digitali”. Inoltre, è pure emerso un gap significativo “tra la realtà e la percezione dell’innovazione”, spiega Alberto Proverbio, Managing Director Supply Chain di Accenture: molte aziende, infatti, dichiarano di essere pronte e di portareavanti progetti di digital transformation, ma solo il 7% degli intervistati (su un campione di oltre 1400 leader di aziende nel mondo) ha ammesso di avere una strategia chiara e ben definita dell’IIoT. Un vero peccato, perché in un’epoca di prospettive incerte e con un’economia che resta debole come ha dichiarato il Ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan poco prima della fine del 2015, l’IIoT può avere un impatto molto importante a livello mondiale. Sempre secondo lo studio di Accenture si parla di ben 14,2 trilioni di dollari sulla produzione entro il 2030. Che tradotto significa +2,3% di incremento annuo del Pil negli Usa – Paese motore della trasformazione digitale insieme con la Germania – e fino a +1,1% di quello italiano.
Ma la vera sfida, come chiarisce Proverbio, non riguarda solo l’applicazione della tecnologia digitale – di certo utile – “per ridurre i costi”, quanto piuttosto di “puntare alla crescita grazie a nuovi servizi”, con la conseguente possibilità di proseguire il fenomeno di reshoring. Che poi significapure tornare a generare posti di lavoro nel nostro Paese, con la nascita di nuove figure professionali: niente male per l’Italia che, secondo le stime di Confindustria, nel 2016 dovrà sempre fare i conti con un tasso di disoccupazione pari all’11,6%.
In sintesi, quindi, l’IIoT può generare maggiore efficienza, sviluppare innovative fonti di fatturato e creare occupazione semplicemente (si fa per dire) sfruttando le informazioni dei dati e la connettività.
L’II oT è quindi l’ultimo step della digital transformation?
L’IIoT è alla base della quarta rivoluzione industriale che ha dato vita all’Industry 4.0. E apre un panorama di opportunità molto significativo, anche nei mercati maturi. Si tratta di applicare in ambito industriale tecnologie innovative e digitali che permettono, attraverso sensori installati sui prodotti, sulle macchine, sugli asset produttivi, di raccogliere una grande mole di dati in tempo reale. L’analisi di questi deve essere poi attivata per supportare ledecisioni. È un cambiamento significativo già in atto e che continuerà anche nei prossimi anni interessando in particolare le operation industriali (produzione, supply chain, service management, ingegneria), vero cuore delle attività.
Quali sono i benefici collegati all’IIoT?
Come confermato anche dalle nostre ricerche, l’IIoT può generare, a fronte di adeguati investimenti e infrastrutture, un valore aggiunto all’economia globale di oltre 14 trilioni di dollari entro il 2030. Gli Usa sono tra i Paesi che, prevediamo, possano trarre il maggior beneficio, ma sono previste crescite importanti anche per Germania (+1,8%) e Regno Unito (+1,7%).
Peccato, però, che l’Italia sembri in affanno sul tema…
È vero, il nostro Paese sta cogliendo meno di altri le opportunità legate all’IIoT. Purtroppo non siamo tra i primi posti nei mercati maturi, ma stimiamo che, con i giusti investimenti, si possa ottenere un’ulteriore crescita del Pil dell’1,1% annuo entro il 2030. Si tratta di un incremento significativo.
Quali sono i settori industriali che potranno essere maggiormente interessati all’IIoT?
Di certo il settore manufacturing in generale: per esempio la produzione di macchinari ha grandi opportunità di crescita. Ma anche tutto ciò che è legato alla connected home e all’automotive. Pure l’agricoltura, intesa come produzione di macchine agricole e di movimento terra, e lo shipbuilding sono settori che possono essere investiti dall’IIoT.
Come possiamo non rassegnarci a essere il fanalino di coda tra i Paesi all’avanguardia rispetto alla digital transformation?
Accenture è al fianco delle realtà che vogliono lanciarsi nella trasformazione digitale e anche nell’IIoT. Però ci sono più fronti su cui lavorare: aziende, skill e istituzioni.
Vuol dire che manca un sistema-Paese in grado di supportare la trasformazione digitale?
Si ritiene che l’IIoT, oltre a portare valore aggiunto al Pil, consenta un incremento netto di posti di lavoro sul territorio; perché ciò avvenga, tuttavia, sono necessari investimenti di carattere infrastrutturale. Si pensi alla Germania dove è nata l’espressione “Industry 4.0” che ha poi portato Berlino a definire le linee guida per lo sviluppo delle tecnologie innovative e della digitalizzazione delle fabbriche.
Padoan ha ammesso che serve “un’accelerazione degli investimenti, a partire da quelli pubblici”, ma ha anche auspicato “una forza privata per sostenere la ripresa”.
Secondo la nostra ricerca, la maggior parte delle aziende ritiene di essere pronta per la digital transformation e di possedere le capacità per proseguire su questa strada. Eppure solo il 7% delle imprese ha una strategia chiara e definita, oltre che investimenti adeguati per realizzare la trasformazione. Accenture si è posta l’obiettivo di diffondere la cultura dell’IIoT perché si sviluppi un approccio corretto rispetto al tema.
Quindi esiste un problema di change management legato all’IIoT?
Ormai è possibile affrontare il tema della digital transformation con le aziende: c’è una disponibilità da parte di queste ultime che hanno compreso e riconosciuto l’importanza dell’IIoT. Resta, però, il problema che la realtà percepita è diversa da quella reale e solo in pochi hanno veramente iniziato a lavorare in maniera strutturata.
Qual è il campo di applicazione dell’IIoT?
L’IIoT riguarda i prodotti (Connected Product), la produzione (Smart Plant) e le persone (Connected Worker) e porta un beneficio sull’efficienza industriale e sulla riduzione dei costi di manutenzione. Ma le aziende leader fanno leva sull’IIoT per la crescita. Per sviluppare nuovi servizi per i clienti e per avere nuove fonti di fatturato e di ricavi. Inoltre aumentando la produttività si possono creare anche nuove tipologie di posti di lavoro e si facilita il processo di reshoring in Italia, frenando il vecchio fenomeno della delocalizzazione. Gli Stati Uniti hanno già iniziato da tempo, ora anche noi abbiamo la possibilità di incrementare il processo.
Ci racconta la ricetta di Accenture per stimolare la diffusione della digital transformation?
L’IIoT permette la nascita di nuovi servizi da parte delle aziende, che devono rivedere il proprio modello di business. Le aziende devono concentrarsi su due tipologie di attività. Da una parte devono definire il modello di business del futuro e una roadmap con i suoi impatti organizzativi, considerando anche le risorse umane. Significa dunque sviluppare una vision e unvalore correlato (business case). Dall’altra parte è necessario sviluppare in tempi rapidi un Pilota o Proof of Concept che consenta di sperimentare sul campo l’applicazione delle nuove tecnologie, validare il progetto e ottenere una conferma del modello e del valore generato.
Accenture mette a disposizione la Connected Platform as a Service (CPaaS) in cloud, che rende possibile in tempi molto rapidi attivare progetti pilota, e il Machine Knowledge Centre (MKC), una Control Tower che dalle informazioni ricevute dalla piattaforma di connettività è in grado di governare e controllare tutte le macchine e gli asset che sono connessi e si avvale di analitiche verticali avanzate.
Andiamo con ordine: come funziona la Connected Platform as a Service?
Si tratta di una piattaforma che garantisce la connettività attraverso una serie di componenti che includono l’integrazione e la comunicazione con i sensori e i device, la capacità di raccogliere e gestire una grande mole di dati ricevuti dai sensori– che possono anche essere migliaia per ogni prodotto/macchina – che sono poi riversati centralmente e quindi analizzati. A questo punto intervengono le analitiche verticali (per esempio analitiche di manutenzione predittiva e preventiva) che interpretano i dati e danno vari suggerimenti, warning e alert. Poi c’è l’integrazione con i sistemi informativi aziendali e le anagrafiche di prodotto. Alla fine del processo i dati sono resi disponibili su un portale di presentazione dei risultati che può essere reso accessibile alle varie funzioni aziendali coinvolte come il Service per la manutenzione, la Ricerca e Sviluppo magari interessata ai trend di guasto per progettare prodotti migliori. La piattaforma è disponibile in cloud ed è utilizzabile as a Service: bastano poche settimane per avviare un progetto pilota.
Quali sono i benefici dell’II oT legata ai prodotti?
La tecnologia offre la possibilità di raccogliere in tempo reale dati da macchine e asset attraverso sensoristica e software a bordo e di rendere le informazioni fruibili per ridurre i costi di manutenzione e garanzia; per aumentare up-time e Overall Equipment Effectiveness (OEE) delle macchine; per ottenere visibilità dell’utilizzo delle macchine da parte dei clienti; per migliorare la customer satisfaction; per offrire servizi aggiuntivi come contratti di manutenzione chiavi in mano e sviluppare il pay-per-use; per ottenere informazioni utili per il miglioramento del prodotto.
Poi c’è lo Smart Plant che coinvolge anche i Connected worker…
In questo caso si parla di fabbrica digitalizzata che diventa smart: pensiamo al classico impianto produttivo fatto di macchine e operatori; i dati sono raccolti in tempo reale da macchine, impianti e operatori di tutti gli stabilimenti del Paese o del mondo e concentrati nella Manufacturing Control Tower, in grado di analizzare i dati, fornire alert, ottimizzare l’utilizzo della capacità produttiva e le scorte di materiali, calcolare dashboard di indicatori di performance. Per quanto riguarda i worker, invece, si pensi ai dispositivi (connessi) che facilitano i lavoro dei tecnici, ovvero tutti i wearable device, come tablet e smart glass che hanno il vantaggio di essere usabili a mani libere consentendo ampia libertà al lavoratore. In pratica il lavoro dell’operatore è semplificato e può ricevere in tempo reale le istruzioni operative sui suoi smart glass (realtà aumentata).
Per chiarirsi le idee, ci racconti un esempio di applicazione dell’IIoT. Attraverso tutti i sensori a bordo delle sue navi, Hyundai Heavy Industries raccoglie le informazioni in tempo reale dell’imbarcazione e ottiene dati utili sia per la manutenzione – per esempio analisi predittive sui guasti – sia per l’ottimizzazione della navigazione in ottica di consumi. Tutti i servizi sono forniti non solo all’armatore, ma anche agli operatori portuali, aggiornandoli sull’arrivo esatto della nave in porto. Insomma, l’IIoT fornisce un servizio all’ecosistema industriale. E Hyundai Heavy Industries ha trasformato il suo modello di business fornendo nuovi servizi.
In Michelin, invece, i sensori posti sugli pneumatici e sui motori delle flotte deiveicoli industriali inviano le informazioni in tempo reale come pressione, temperatura, velocità e consumo dei mezzi: l’analisi dei dati dà suggerimenti ai manager delle flotte per ottimizzare i consumi e rendere più efficace la distribuzione attraverso questi veicoli.
Quindi l’obiettivo è la creazione di un ecosistema?
In molti casi, i servizi legati all’IIoT possono coinvolgere numerosi soggetti, dando vita a consorzi di aziende. Per esempio Claas, che produce macchine agricole, ha dotato i suoi prodotti di sensori in grado di comunicare informazioni per abilitare la diagnostica da remoto e rendere più efficace ed efficiente il processo di manutenzione. Grazie alla creazione di un consorzio con altre aziende e raccogliendo i dati sulle modalità di utilizzo delle macchine, l’azienda fornisce servizi per l’ottimizzazione di tutti i processi agricoli e per migliorare la produttività dei raccolti
L’II oT interessa anche il personale: grazie al reshoring si può porre un freno alla disoccupazione, ma ora servono nuove figure professionali…
L’IIoT ha un forte impatto sulle risorse umane, richiede nuove professionalità – come il Data Scientist – che devono essere sviluppate ed è necessario effettuare trasformazioni significative dei vecchi ruoli. Pensiamo agli esperti di manutenzione e assistenza tecnica che grazie all’IIoT lavoranoin maniera completamente diversa rispetto al passato.
Accenture promuove sul territorio programmi di formazione ad hoc. Per esempio con le principali università italiane ci sono già progetti in corso per formare questi nuovi professionisti di big data, come quello con l’Università di Bologna e con Tor Vergata.
Il 2016 è appena iniziato, quali sono gli obiettivi di Accenture in ambito IIoT?
Nei prossimi anni vogliamo continuare il percorso intrapreso in alcuni settori industriali fondamentali per l’Italia, come la produzione di macchinari e componenti industriali e tutto ciò che riguarda la connected home, con l’obiettivo di sostenere le aziende per dare nuovo impulso alla nostra economia. Vogliamo diffondere il Machine Knowledge Centre, in vari settori industriali e non solo in singole realtà per dare vita a nuove sinergie. Possiamo aiutare le aziende a velocizzare il processo di introduzione dell’IIoT, gestendo as a service il Machine Knowledge Centre, facendo leva sulle nostre analitiche verticali di settore e motori di ottimizzazione già disponibili e sulla piattaforma di connettività (CPaaS), lavorando in ottica di creazione valore e quindi legandoci ai benefici di business conseguiti. E poi vogliamo che quel 7% di aziende che ha già attivato una strategia chiara in ambito digital transformation cresca. Anzi, almeno raddoppi nel 2016.
Accenture, Alberto Proverbio, big data, industrial internet of things, Internet of Things, IoT