Il prodotto del futuro
Metodi, approcci e strumenti per competere
Come si progetta il prodotto del futuro? Quali i metodi, gli approcci e gli strumenti per competere? Ne abbiamo parlato a Milano nel corso del quarto dei nostri appuntamenti verticali. Il tema è sfidante ma anche molto complesso. Per questo abbiamo bisogno di una guida.
Sergio Terzi, Professore e ricercatore presso il Dipartimento di Ingegneria dell’Università degli Studi di Bergamo e autore del manuale di Sistemi&Impresa ‘Il prodotto del futuro’, ci ha aiutato a riflettere sullo scenario attuale. Partendo dalla metafora della corsa: le aziende si presentano allo stesso livello ai nastri di partenza, è quel che succede dopo a far la differenza… È chiaro cosa significa progettare? Dall’idea alla soluzione, cosa accade’? Progettare significa avere idee, metterle in pratica in modo efficace; le idee vanno testate, sperimentate, comunicate. Progettazione è innanzitutto organizzazione: gestione del processo di progettazione e gestione della conoscenza. Le aziende Best in Class (oggetto di un’attività di ricerca illustrata durante l’evento) ricorrono il 30% più delle altre aziende del campione a metodi formali per gestire le attività di innovazione, progettazione e sviluppo. In queste aziende la conoscenza è un asset creato dalla progettazione; le aziende best in class mettono la conoscenza all’interno di sistemi strutturati. E i risultati si vedono. Le aziende Best in Class ricorrono il 30% in più delle altre aziende a metodi formali per gestire le attività di innovazione, progettazione e sviluppo, hanno in media il 10% in meno dei problemi e hanno registrato il 35% in più di benefici nei progetti di miglioramento. Le aziende Best in Class competono sui mercati globali e si pongono in posizione di rilevanza, sono orientate a dare il massimo ai clienti innovando e gestendo la complessità, hanno una visione olistica del proprio processo di sviluppo, che è sempre più collaborativo e globalizzato. I risultati che ottengono derivano dall’adozione di processi strutturati, in cui la conoscenza è formalizzata e informatizzata. In questo modo possono dedicare più tempo alle attività a valore aggiunto e studiare prodotti innovativi. Hanno meno problemi nella fase di progettazione e ottengono più benefici dai propri progetti di miglioramento. I dati parlano chiaro: formalizzare, proceduralizzare la gestione della conoscenza attraverso l’adozione di soluzioni PLM è un vantaggio. Come ci ha confermato anche Marco Tosin, PLM Manager di Vimar che ci ha raccontato come la complessità di prodotti e geografie abbia portato in azienda all’adozione del PLM che ha migliorato, tra l’altro, l’integrazione tra progettazione e produzione. Presupposto di queste fasi di miglioramento è la ‘collaborazione’ e l’integrazione tra ingegneria e industrializzazione. Non ultimo, il commitment della dirigenza, che può incidere, modificandolo, il lavoro delle persone.
Marcello Ingaramo, Manufacturing Market Line Manager di Dedagroup Ict Network ha sottolineato come il PLM non sia una tecnologia ma un approccio strategico che consente di gestire in modo integrato e tracciabile tutto il ciclo di vita, le informazioni di prodotto, i processi, i sistemi, le risorse. Il PLM interagisce con tutte le componenti aziendali: va inteso come approccio strategico, non come tecnologia isolata e va visto come integrato in azienda. Il PLM è un elemento fondamentale per la gestione degli asset strategici e determina un aumento della competitività.
Massimiliano Sacchi, R&D Manager Innovative Projects Manager di Vibram ha raccontato il percorso di ideazione e progettazione di un nuovo prodotto. Le novità, ha raccontato Sacchi, devono essere visibili, condivise; bisogna essere capaci di raccontare una storia e l’innovazione deve riguardare tutte le varie fasi del ciclo di vita. L’idea ci deve essere ma deve essere anche visibile. Per questo è necessario prestare attenzione agli strumenti che ci consentono di trasferire le informazioni, e le tecnologie devono essere altamente performanti e abilitare la condivisione delle conoscenze.
Andrea Cilli, Responsabile Dipartimento Sales &Marketing di Sumboo, una start up che produce occhiali, ha raccontato la genesi di una realtà che produce un oggetto classico, l’occhiale, con un materiale naturale, il bamboo. Come si passa dall’idea alla progettazione e produzione di un prodotto con materiali innovativi? Tutto parte da un disegno, realizzato prima in due e poi in tre dimensioni. Dal disegno, poi, il prodotto, anche grazie a sistemi CAD, prenderà forma.
Il convegno è proseguito nel pomeriggio con un laboratorio tematico animato da Giorgio Bruzzone, PLM Solution Manager di Dedagroup ICT Netework. Il PLM è applicabile in modo trasversale ai sistemi aziendali, dalla gestione documentale alla qualità. Fondamentale è poter contare sulla collaborazione delle persone e sul commitment del top manager. La cultura del PLM nelle nostre aziende deve crescere. Perché l’utilizzo di soluzioni evolute di product lifecycle management ottimizza la gestione delle informazioni del ciclo produttivo, e quindi aumenta la competitività delle nostre aziende. E non solo di quelle grandi.