Il futuro della filiera è una Supply chain connessa e digitale
Il tema è caldo, la digitalizzazione della Supply chain nel suo insieme può essere considerata la ‘fase b’ del paradigma Industria 4.0. La sua origine è sicuramente da rintracciarsi nella sfera della produzione, ma il suo carattere disruptive ha fatto sì che si espandesse fino a comprendere tutti i nodi della catena del valore. In un certo senso, la digitalizzazione dei processi e delle attività delle singole imprese, sommata a tutti i suoi fattori, diventa la digitalizzazione di filiera.
Questa catena 4.0 può essere descritta con tre termini chiave: integrazione, connessione e collaborazione. Ma quali sono i trend in quest’area e quali tecnologie abilitanti si sono rivelate, o si stanno rivelando, decisive nel percorso? Come spiega a Sistemi&Impresa Andrea Bacchetti, Ricercatore del laboratorio di ricerca RISE (Research & Innovation for Smart Enterprises) dell’Università degli Studi di Brescia (in foto): “A breve parleremo di una vera e propria ‘Filiera 4.0’, evoluzione naturale di Impresa 4.0, al cui interno esistono macrocategorie di tecnologie abilitanti: dall’IoT all’Additive manufacturing, passando per Blockchain e Intelligenza Artificiale”.
Queste aree possono essere ulteriormente suddivise: dove IoT e Additive Manufacturing sono già tecnologie solide e comprovate all’interno delle realtà produttiva e non solo, Blockchain e AI sono ancora piuttosto immature per quantificarne il reale impatto sulle catene del valore. Possiamo solo intravedere le potenzialità attraverso alcuni processi pilota.
Delle prime due prese in considerazione, apparentemente, l’Additive manufacturing potrebbe sembrare la soluzione più lontana dal mondo Supply chain. “Qualcuno se la figura come potenziale sostituzione o integrazione rispetto a tecnologie produttive classiche, ma l’impatto più significativo potrebbe proprio averlo a livello di logistica, nello specifico, nell’area delle spare parts (parti di ricambio)”, sottolinea Bacchetti.
Questa tecnologia rende possibile produrre on demand e on site. Così facendo diminuiscono i bisogni di stoccaggio e intervengono nuove logiche di trasporto più legate alla domanda diretta che alle previsioni di richiesta, abbattendo di fatto tutti i costi ancillari. “Non si tratta certo di fantascienza, già nel mondo della Difesa e dell’Aerospaziale – per citare solo alcuni esempi – la pratica è già abbastanza diffusa. Sta diventando però più interessante anche in ambito industriale”.
Se l’Additive manufacturing si sta ancora facendo spazio nel settore, lo stesso non si può dire dell’IoT oramai saldamente al centro di ogni progetto di digitalizzazione avviato in azienda. È il pilastro su cui realizzare macchinari intelligenti, che vengono poi venduti ad aziende più a valle della filiera. Questo assieme alla possibilità di monitorare lo stato di salute della macchina, di proporre campagne di manutenzione predittiva o di service del tutto personalizzate.
Nuove opportunità generate dalle tecnologie
“In un certo senso non si vende più solo un prodotto fisico, ma un pacchetto di soluzioni – certamente con al suo interno un prodotto – corredato di servizi accessori. Troviamo decisamente più ‘indietro’, come stato di diffusione e sviluppo, l’AI, fatto sottolineato anche da alcune recenti ricerche condotte in questo settore. “La fase di studio è ancora in corso, c’è molto da capire e da esplorare. Sicuramente si vedono opportunità applicative interessanti soprattutto in ambito pianificazione della Supply chain. In particolare, potrebbero beneficiarne tutti i settori di largo consumo, come il B2C, che si interfacciano con il cliente finale”, precisa Bacchetti. In questo campo, grazie anche ai colossi dell’online retail come Amazon, si è vista una crescente complessità gestionale. Il largo consumo per sua natura ha a che fare con le esigenze personali degli utenti finali, quindi, sono compresi in questo universo tutti i trend di customizzazione e unicità, assieme appunto all’esplosione del canale ecommerce. Tali fattori hanno creato una grande complessità nel mondo della logistica in particolare in tutto il mondo della pianificazione: dalla previsione della domanda fino alla previsione e al dimensionamento delle scorte. “L’AI si inserisce perfettamente in questo contesto, soprattutto se abbinata al tema dei Big data – le due cose vanno praticamente a braccetto – e porterà ad automatizzare la gran parte delle attività operative di base legate al planning dei materiali, delle scorte e delle domande commerciali”. Come raggiungere questi livelli di operatività allora? Tutto il processo è abilitato dal motore dell’AI capace di gestire in maniera completamente automatica dati provenienti da fonti differenti tra di loro: in parte strutturate, in parte destrutturate. “Si tratta del cosiddetto ‘no touch planning’: faccio in modo che all’operatore umano rimangano solo i ‘tasti’ più critici. Una sorta di management per eccezione, dove al posto dei collaboratori e del middle management, la direzione si interfaccia unicamente con la macchina”. È comunque complicato fare graduatorie scientifiche sui livelli di avanzamento delle varie tecnologie, l’unica valutazione possibile al momento è di tipo qualitativo. La Blockchain, per esempio, potenzialmente è centrale in termini di applicazioni in ambito Supply chain. “È vero che nasce in ambito finanziario con le criptovalute, ma si sposa perfettamente con le catene logistico-produttive, visto che anche queste funzionano attraverso nodi e relazioni. La tecnologia che permette di tracciare, storicizzare e gestire in tempo reale tutte le possibili transazioni tra un nodo e l’altro garantendone, trasparenza, visibilità e sicurezza per tutti gli attori in gioco. Di conseguenza, diventa una tecnologia aperta a svariate applicazioni in ambito Supply chain”, spiega Bacchetti.
Il tema ‘Supply chain’ è approfondito nello speciale pubblicato sul numero di Novembre-Dicembre 2018 di Sistemi&Impresa.
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