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Il controllo dei costi come strumento di efficienza nei processi

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“…Perseguire allo stesso tempo il contenimento dei costi e la differenziazione del valore…”

W.C. Kim e R. Mauborgne “Attraverso la pluriennale esperienza operativa all’interno delle aziende abbiamo fatto nostra questa considerazione – dice Paolo Aymon, Amministratore Delegato di Bluechange –. Crediamo sia fondamentale avere un’immagine chiara e completa della propria azienda attraverso un flusso di informazioni affidabili e misurabili e come questo sia strumento indispensabile per le decisioni strategiche e operative di ogni imprenditore e manager”. La disponibilità di informazioni precise e affidabili è il mezzo più efficace per decidere senza incertezza e in tempi rapidi, sostiene Aymon. Ogni organizzazione deve essere vista come un insieme di processi e di sottoprocessi coordinati da dei flussi di informazione e con l’impiego delle risorse che ne fanno parte. “Ogni singolo sottoprocesso è schematizzabile come un insieme di attività elementari che, ricevendo un flusso informativo in ingresso, generano un flusso in uscita attraverso l’utilizzo di strumenti e l’applicazione di modalità operative – aggiunge Aymon –. Ogni processo deve però essere contestualizzato nell’organizzazione in cui si attiva, quindi è necessario valutare i vincoli organizzativi legati alle competenze disponibili, alle tecnologie fruibili e alle fonti economiche a cui poter attingere. Infine come ogni sistema per non deviare deve essere retroazionato così ogni processo deve essere misurato e controllato per poter essere corretto e garantire il risultato atteso”. Uno dei parametri di misura che rende stabile il sistema a cui ci stiamo riferendo è il costo. Il costo e l’analisi delle voci che concorrono alla sua struttura diventano tra gli strumenti indispensabili a supporto dell’organizzazione per affrontare la sfida competitiva. L’analisi dei costi, la politica dei prezzi, la previsione e la verifica dei ricavi concorrono a identificare gli elementi che determinano e sostengono la crescita dell’impresa. Secondo Aymon, queste sono le domande a cui ogni impresa dovrebbe essere in grado di dare una risposta: Qual è il costo del prodotto? Quale è il limite di prezzo che rende competitivo sul mercato il prodotto? Quale prodotto è il più profittevole? Qual è il mix più conveniente? Conviene produrre il prodotto o acquistarlo? Come misurare la complessità? Come evitare un sovvenzionamento incrociato tra prodotti simili? Qual è il valore da attribuire alle scorte di semilavorati e di prodotti finiti? “La modellizzazione dei costi industriali (la contabilità industriale per Centri di Costo) ci viene a supporto per poter dare puntuali risposte a tutte queste domande”, afferma l’AD di Bluechange. Come modellare i costi La mappatura dei costi industriali mette in evidenza il costo delle risorse o fattori produttivi utilizzati lungo tutto il processo di trasformazione del prodotto. Le logiche di attribuzione (costo direttamente e in modo univoco riconducibile a una risorsa) e di allocazione (costo da distribuire in modo equo a ogni singola risorsa in relazione all’utilizzo della stessa) permettono di evitare ciò che gli addetti ai lavori chiamano il ‘sovvenzionamento incrociato’. “Questo principio è alla base dell’analisi che, attraverso la voce di costo, permette di misurare la complessità del prodotto, evitando appunto che i prodotti meno complessi, che apparentemente richiederebbero meno risorse/fattori produttivi, di fatto ‘sovvenzionino’ quelli più complessi. Il risultato netto che ne conseguirebbe sarebbe quello di rendere non competitivo il prodotto semplice e per nulla redditivo il prodotto complesso”, precisa Aymon. Questa fase dell’analisi ha inizio con la rivisitazione dei processi/parametri produttivi definendo le risorse macchina come oggetti di costo intermedi (l’oggetto di costo primario è il prodotto) e definendo tutte le voci di costo che concorrono a dare una valore al Centro di Costo Macchina che di fatto si traduce nella definizione del reale costo ora macchina. Secondo il modello indicato. Ogni centro di Costo Macchina, spiega Aymon, assorbe fattori produttivi diretti (utensili, consumabili), risorse dirette (energia, operatore) e servizi diretti (spazi, ammortamenti e manutenzione) tutti elementi che formano il suo costo industriale. La risorsa macchina è un fattore produttivo utilizzato dai diversi prodotti in modo differente in relazione ai relativi cicli di trasformazione. Il parametro che mette a fattor comune i due oggetti di costo, prodotto e CdC Macchina appunto, sono quindi le ore di utilizzo della risorsa macchina. È quindi il parametro ore lavorate per macchina che permette di ‘ridistribuire’ tutte quelle voci di costo che non sono attribuibili in modo univoco al CdC Macchina (costi relativi alla gestione del reparto, costi operatori indiretti che asservono a tutta la linea di produzione a cui la macchina appartiene, gli operatori del controllo di linea ecc.). “In questo modo si è ottenuta una precisa valutazione di costo ora unitario per singola macchina che tiene conto dell’utilizzo della risorsa macchina e di tutti i fattori che concorrono al suo funzionamento, determinando di fatto il costo orario pieno industriale”, spiega il manager. Ovviamente quanto analiticamente è stato costruito ha la sua corrispondenza nell’analisi riclassificata del conto economico. Avendo focalizzato correttamente il parametro costo macchina si determinano i cicli di trasformazione comprensivi di ciclo di lavorazione e tempi di set-up. Le sequenze di lavoro (fasi di lavorazione) vengono quindi valorizzate al costo unitario, ora pieno industriale della macchina utilizzata nella fase in osservazione, tenendo conto del tempo richiesto dal ciclo di lavoro e del tempo richiesto per il set-up pervenendo al costo del prodotto dovuto alla fase. La messa a punto di tutte le fasi di lavoro e la loro sequenza secondo i cicli previsti permette di ottenere, sommando il valore della materia prima utilizzata, il costo pieno industriale del prodotto, secondo la struttura delle fasi e secondo i tempi ciclo richiesti dalla complessità del prodotto per la sua realizzazione. La combinazione dei costi come strumento di misura di efficienza produttiva Il modello così strutturato appare un notevole supporto alle analisi dei costi industriali del prodotto, ma analogamente permette di elaborare indicatori di produttività e di efficienza. “Infatti – spiega Aymon – è entrando nello specifico dei cicli e dei costi da loro sottesi che si è in grado di osservare piani di miglioramento sia in termini di mappatura delle singole fasi di lavorazione (industrializzazione di prodotto). Non solo, ma avendo messo in evidenza come il parametro ore lavorate sia la base essenziale per la ridistribuzione dei costi generali di produzione diventa determinante il fattore efficienza che misura le ore realmente lavorate rapportate alle ore disponibili, ai fermi, alle micro fermate alle riduzione di velocità e alle ore di attrezzaggio (set-up) macchina, tutte voci quindi che concorrono a produrre inefficienza e quindi ad aumentare la voce costo unitario sulle macchine inefficienti mettendo in evidenza ove sia il caso di intervenire per implementare azioni di miglioramento di efficienza produttiva”. Altre considerazioni possono nascere dalla mappatura dei costi industriali secondo il modello suggerito e vale a dire ipotesi di investimenti su nuovi macchinari nella logica dei costi di manutenzione o di fermi per guasto o per ottimizzazione dei tempi di attraversamento con macchine più performanti verificando un piano di rientro dell’investimento e una curva di pareggio tra costi/volumi/ricavi. Non solo costo “Si è quindi giunti a mettere in evidenza come un’attenta analisi del costo sia una leva strategica nella conduzione dell’impresa. Le 4 fondamentali leve (1. Organizzazione Aziendale, 2. Ottimizzazione dei Costi, 3. Analisi dei Mercati, 4. Elaborazione di Strategie del Valore) permettono a ogni impresa di elaborare la propria strategia di sviluppo e, anche se non anticipando, sicuramente arrivando strutturata ad affrontare periodi complessi come quello che stiamo attraversando”, conclude Paolo Aymon.