Il conflitto Russia-Ucraina porta a un calo di produttività e fiducia nelle imprese
Le crisi fanno ridisegnare le Supply chain mondiali
Anche la Cina, principale produttore manifatturiero mondiale, ha dovuto registrare sensibili cali di aspettative: a causa della politica dello ‘zero covid’, dello sgonfiarsi della bolla immobiliare e anche della siccità estiva, che ha impattato sulla produzione idroelettrica, il suo indice PMI manifatturiero è sceso dal 51,7 di giugno 2022 al 48,1 di settembre 2022. A peggiorare ulteriormente la situazione è intervenuta la crescente inflazione, che danneggia doppiamente le produzioni industriali: sia per la difficoltà a trasferire immediatamente sui clienti gli aumenti nei costi di approvvigionamento di materie prime e semilavorati sia per le pressoché inevitabili iniziative di stretta monetaria avviate dalle principali banche centrali (in primis la Federal reserve) con conseguenti strette creditizie. Al momento sembra che solo le industrie manifatturiere di India e del Sud Est asiatico stiano muovendosi in controtendenza: molte imprese occidentali (in particolare americane) stanno, infatti, spostando le loro Supply chain dalla Cina verso questi Paesi: durante i primi sette mesi del 2022 l’export dell’India verso gli Usa è cresciuto del 30% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, e quello di Vietnam, Indonesia e Bangladesh rispettivamente del 33%, 41% e 50%. Non meraviglia, quindi, che i loro indici PMI siano tutti significativamente oltre il 50%, sia pure, anch’essi, con un trend calante. L’incertezza del clima economico, ma anche geopolitico si riflette sull’indice di fiducia dei consumatori, che l’Ocse rileva in forte rallentamento: da qui un prevedibile calo della domanda aggregata.Il Pnrr può avere effetti positivi sulla produttività
In tale preoccupante contesto la situazione del nostro Paese appare in linea con quella media europea. L’indice PMI per ottobre 2022 è di 46,5, in sensibile diminuzione rispetto a settembre (48,3), ma comunque allineato con i valori medi dell’area Euro (46,4). In particolare il confronto con il tradizionale benchmark della Germania, nostro principale competitor (45,7 a ottobre, 47,8 a settembre) ci vede in leggero (e relativo; stiamo comunque parlando di valori inferiori a 50) vantaggio. A conferma di una situazione non particolarmente negativa ci sono i dati sulle esportazioni: a settembre 2022, l’export verso i Paesi extra Ue è tornato a crescere su base mensile, trainato dalle vendite di beni strumentali, beni di consumo non durevoli e quelli intermedi. Nella media del terzo trimestre dell’anno, la dinamica congiunturale è, quindi, positiva. Su base annua dai dati dell’Istat si evince che la crescita dell’export accelera ancora (+26,9%; era +22,1% ad agosto 2022), motivata per oltre un terzo dalle maggiori vendite di beni di consumo non durevoli (dati Istat). In prospettiva è, inoltre, ragionevole aspettarsi un significativo fallout sul nostro sistema industriale dalla cantierizzazione dei notevoli investimenti straordinari finanziati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), che non potranno non avere benefiche ricadute su ampie aree del Manifatturiero. Naturalmente tali investimenti avranno, di per sé, impatti diretti prettamente congiunturali – legati appunto ai cantieri – ma una parte degli stessi, se ben implementati, potrà avere positive conseguenze di tipo strutturale: oltre al miglioramento sul sistema infrastrutturale (soprattutto al Sud), il potenziamento del sistema della ricerca (pubblica e privata), insieme con la facilitazione nella nascita di startup a elevato contenuto tecnologico (ambito, questo, che vede fortemente impegnato il nostro sistema universitario, in particolare i Politecnici di Milano, Torino e Bari) potrebbe portare effetti di significativo incremento sulla nostra produttività, fino a oggi vero tallone d’Achille del sistema industriale italiano. È auspicabile che il nuovo Governo sappia, e voglia, muoversi in tale direzione.Nicola Costantino (Bari, 1951), ingegnere, è Professore Ordinario di Ingegneria Economico Gestionale presso il Politecnico di Bari, del quale è stato Rettore dal 2009 al 2013. Autore di circa trecento pubblicazioni a carattere internazionale e nazionale, prevalentemente sui temi del Supply chain management e del Construction management, ha svolto attività di ricerca e didattica in Usa, Regno Unito, Danimarca, Spagna, Cina. In qualità di Direttore tecnico di una delle maggiori imprese generali di costruzioni italiane, ha curato la realizzazione di importanti opere di ingegneria industriale e civile in Puglia e Basilicata (centrale Enel di Brindisi Sud, numerose centrali telefoniche, centri di meccanizzazione postale, nuova chiesa di Padre Pio a San Giovanni Rotondo, ecc.). È stato consigliere di amministrazione di Tecnopolis Novus Ortus e del Centro Laser di Bari. È stato Amministratore Unico di Acquedotto Pugliese Spa dal 2014 al 2016 e Presidente del Consiglio di Amministrazione di Retegas Bari Spa dal 2016 al 2021. Attualmente è componente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici.
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