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Il 5.0 ha le gambe (finanziarie) corte

Il piano Transizione 5.0, volto a incentivare la digitalizzazione e il risparmio energetico delle imprese italiane tramite robusti crediti d’imposta, sta incontrando numerosi ostacoli che potrebbero compromettere il raggiungimento degli obiettivi prefissati entro la fine del 2025. Inizialmente si pensava di attuare il piano attraverso la Legge di Bilancio, ma successivamente è stato necessario attendere i negoziati con la Commissione Europea sulle misure RepowerEU e la revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).

Uno dei principali problemi è rappresentato dai requisiti stringenti e dal lungo processo attuativo. Il periodo 2024-2025, già considerato breve per i progetti di digitalizzazione e risparmio energetico, diventa ulteriormente complicato dalla necessità di interconnessione dei macchinari. Le imprese dovrebbero infatti completare l’acquisto, la consegna, la messa in funzione e l’integrazione dei beni incentivati nei propri sistemi di gestione della produzione o nella rete di fornitura entro il 31 dicembre 2025. Questo vincolo temporale stretto rende difficile rispettare tutte le scadenze e sfruttare completamente i 6,3 miliardi di fondi europei disponibili.

Spianare la strada alle imprese

Per evitare questi problemi, il Ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit) spera in una proroga delle scadenze del Pnrr al 31 dicembre 2026. Tuttavia, questa possibilità è ancora incerta e dipenderà dall’esito delle elezioni europee di giugno 2024 e dal nuovo assetto della Commissione europea. Se la nuova Commissione sarà più favorevole, il governo italiano potrebbe ottenere lo slittamento delle scadenze, soprattutto considerando che anche altri Paesi europei stanno affrontando difficoltà simili con i piani Next Generation EU.

L’Italia si trova in una situazione paradossale: da un lato, ha incrementato la quota dei crediti d’imposta per spendere rapidamente i fondi del Pnrr, ma dall’altro, i ritardi attuativi e le regole stringenti, volute in particolare dalla Ragioneria dello Stato per evitare un impatto negativo sui conti pubblici, stanno mettendo a rischio proprio questi investimenti.

Per il successo del piano è cruciale che le imprese possano usufruire dei crediti d’imposta senza essere ostacolate da eccessive complicazioni burocratiche e temporali. La speranza è che un’eventuale proroga delle scadenze possa dare respiro alle imprese e permettere loro di completare gli investimenti necessari per ottenere i benefici previsti.

Nel frattempo, il Mimit sta lavorando per completare il quadro normativo e operativo, consapevole che solo una rapida ed efficiente implementazione delle misure potrà garantire il pieno utilizzo dei fondi europei e il raggiungimento degli obiettivi di digitalizzazione e risparmio energetico. La collaborazione tra le istituzioni e il mondo imprenditoriale sarà essenziale per superare le sfide e realizzare una vera trasformazione digitale ed ecologica del tessuto produttivo italiano.

Adolfo Urso, incentivi, Industria 5.0, Transizione 5.0


Martina Midolo

Classe 1996, Martina Midolo scrive di cultura d’impresa e si occupa di social media. Per FabbricaFuturo conduce il podcast Storie dell’Italia che produce.