La costante evoluzione del
ruolo dell’IT, passato da strumento a supporto del business,
richiede alle organizzazioni di ogni dimensione la c
apacità di operare in modo più rapido e agile. Spesso però le Piccole e medie imprese non riescono a tenere il passo con l’innovazione a causa di disponibilità economiche ridotte o per problemi legati al personale.
HPE ha annunciato una nuova gamma di infrastrutture in grado di
abilitare le PMI a incrementare le performance, riducendo i rischi, senza costi aggiuntivi.
Stefano Venturi, Corporate VicePresident e Amministratore Delegato Hewlett Packard Enterprise Italia, durante l’evento
HPE New Compute Experience a Milano, ha delineato le tre sfide che le imprese italiane devono affrontare nel breve periodo: “Il confine tra l’interno e l’esterno è sempre più liquido, anche i data center devono adeguarsi, così come le aziende devono convincersi a passare a soluzioni ibride.
La seconda sfida è l’
Intelligent Edge computing, ovvero la
raccolta e l’elaborazione dei dati già in periferia, dove è possibile
trasformarli rapidamente in azioni. La terza è abilitare i partner a essere dei facilitatori per guidare le PMI nel passaggio al digitale”. Proprio per favorire quest’ultimo punto,
HPE ha investito in Italia 10 milioni di euro nel progetto
HPE Innovation-Lab: “Crediamo che sia necessario diffondere la
cultura digitale, per questo in nove regioni abbiamo costruito, in collaborazione con i nostri partner, dei laboratori della conoscenza. Lavoriamo per creare un ecosistema”, ha spiegato
Venturi. Proprio affinché questa rete possa includere quante più persone possibile in
HPE sono stati avviati altri progetti: “Abbiamo programmi di alternanza scuola lavoro, ma abbiamo pensato anche a laboratori per gli adulti, per acquisire competenze digitali, spendibili nel mondo del lavoro”, ha aggiunto.
Sì al passaggio al digitale, ma puntando sulla sicurezza
Cultura digitale è sinonimo di maggiore sicurezza, problema ancora di grande importanza nel nostro Paese, come rivelano i dati raccolti da
Clusit, Associazione Italiana per la Sicurezza Informatica. All’evento
HPE è stato invitato
Gabriele Faggioli, Presidentedi Clusit, che ha raccontato
come sono cambiati gli attacchi informatici: “ Siamo passati al
sabotaggio e allo
spionaggio, rispetto all’hackeraggio. Dietro queste azioni si nascondono criminali che chiedono cifre molto alte in riscatto.
Le vittime ‘predilette’ sono le aziende del Retail che per la loro natura hanno necessità di preservare i dati.
Le
soluzioni in cloud potrebbero essere un
valido supporto per arginare il fenomeno”, spiega. Non è un caso che all’evento sia stato invitato
Faggioli tra i relatori, perché, come ricorda Venturi,
la sicurezza è una priorità per tutti i clienti HPE, proprio per questo motivo l’azienda sostiene le
PMI nel prevenire qualunque tipo di attacco che potrebbe interromperne il business, grazie alle caratteristiche di sicurezza dei server della gamma
Generazione10: ProLiant ML110 Gen10,ProLiant ML350 Gen10 e ProLiantDL580 Gen10 che garantiscono la protezione contro gli attacchi diretti al firmware.
HPE ritiene siano la scelta ideale per le
PMI in crescita, che hanno le sedi aziendali o i distaccamenti in zone periferiche. I server
Gen10, secondo l’azienda, “aiutano le PMI a raggiungere un miglioramento delle prestazioni che va dal 21% al 71%”.
HPE è stata la prima società a reagire agli attacchi informatici sviluppando un sistema di sicurezza integrata su chip in silicio che impedisce ai server di eseguire il codice firmware compromesso.
La tecnica sviluppata da
HPE implementa la sicurezza direttamente all’interno del chip creando su silicio un’impronta ‘digitale’ immutabile che impedisce ai server di avviarsi se non vi sia corrispondenza tra l’impronta e il firmware. “Le nostre macchine hanno la capacità di auto valutarsi e di tornare allo stato precedente all’attacco, sfruttando algoritmi avanzati” ha spiegato
Fabio Tognon Data CenterSales Manager di HPE.