Cos’hanno in comune una cittadina a Sud di Brescia di poco più di 8mila anime, un talentuoso e appassionato ex pilota di moto da corsa e un
’impresa familiare leader di settore con filiali in tutto il mondo? Siamo nel comune di Flero, in una delle più tipiche giornate d’inverno della pianura bresciana dove la nebbia si confonde con i fumi delle fabbriche e il debole sole si riflette a sprazzi sui silos d’acciaio degli stabilimenti.
La cittadina è geograficamente vicina alla vivace Milano, ma qui si respira un’atmosfera del tutto differente; ne è un esempio la tipica trattoria della pausa pranzo che accoglie i lavoratori delle imprese della zona, accogliente e casalinga. Tra una portata e l’altra si parla di lavoro, ma anche di famiglia perché spesso i due argomenti di conversazione conciliano: i dati di Regione Lombardia indicano infatti che
più dell’80% delle imprese bresciane sono a proprietà familiare, spesso nate dall’ambizione di un antenato visionario e poi sviluppate dalle generazioni successive.
È anche il caso di Givi.
Lungo via Giuseppe Ungaretti troneggia la grande insegna rossa dell’impresa:
il nome richiama le iniziali di Giuseppe Visenzi (il fondatore di Givi) e porta nel Dna la devozione di un motociclista che ha saputo credere nelle sue idee e che ha fatto della passione il suo più grande successo. Era il 1978 quando Visenzi, al termine di una
gloriosa carriera negli autodromi di tutto il mondo, iniziò la nuova vita, quella di imprenditore. La scintilla nacque dal seme di un’idea semplice quanto geniale: creare una linea di accessori utili a migliorare il confort e la sicurezza di tutti i motociclisti. Oggetti del desiderio che lui stesso, da
vero appassionato delle due ruote, avrebbe voluto avere per la sua storica motocicletta rossa, una Motom anni Sessanta ancora esposta nello showroom di Flero in perfette condizioni.
Oggi Givi è un’azienda leader nella produzione di accessori per moto, presente in
più di 100 Paesi nel mondo, con oltre 11 filiali e centinaia di agenti sul territorio; eppure, nonostante la crescita nel tempo, l’impresa non ha perso la sua dimensione familiare: oggi la direzione è affidata alla figlia di Giuseppe,
Hendrika Visenzi, CEO di Givi, che guida l’azienda accompagnata dal nipote Umberto. Sotto l’occhio esperto del fondatore – ancora attivo e presente – i
discendenti della famiglia Visenzi continuano a correre senza smettere di sognare in grande.
Dalle crisi nascono le migliori opportunità
Nel 1978, Visenzi lavorava per un concessionario di moto, ma il mercato era in flessione e c’erano molti mezzi invenduti.
Da qui l’idea di carenare ed equipaggiare una Honda Gold Wing per farne una moto sportiva e presentarla a una delle prime edizioni dell’Esposizione internazionale ciclo motociclo e accessori (Eicma), il più importante evento fieristico per l’intero settore delle due ruote. In quell’occasione il futuro fondatore di Givi ricevette un’attenzione che andava ben oltre a ogni sua aspettativa: all’epoca
Visenzi di dilettava con la meccanica, concretizzando le molte conoscenze acquisite nel mondo delle moto, ma non aveva i mezzi con cui iniziare a produrre in grandi quantità. Tuttavia, capì che
quella potesse essere una grande opportunità e la cavalcò. Fu l’inizio di tutto ciò che oggi conosciamo.
A raccontarci questi retroscena, mentre p
asseggiamo tra le macchine di produzione della fabbrica è Mario Frati, che ha visto nascere Givi. Mentre l’esperto tecnico di produzione affonda le mani nella vasca di polipropilene per mostrare
come le piccole sfere diventeranno un bauletto per la moto, spiega che quando aveva solo 19 anni fu assunto da Visenzi per produrre proprio il primo prototipo del prodotto. All’epoca, ricorda Frati, non c’era nessuna azienda italiana che produceva accessorista per moto e l’intuizione dell’imprenditore fu proprio realizzare un’offerta per un mercato tutto da costruire
. Oggi l’azienda di Flero vanta un fatturato di 110 milioni, conta più di 400 dipendenti in tutto il mondo di cui 250 solo in Italia (equamente suddivisi tra colletti bianchi e colletti blu).
Negli anni la gamma prodotti, oltre ai bauletti, si è ampliata a t
utta l’accessorista e l’equipaggiamento per moto. Nel reparto produttivo della plastica, gli stampi a iniezione – progettati con le
moderne stampanti 3D negli uffici dell’headquarter, distante poche centinaia di metri dallo stabilimento di produzione – danno vita anche alle varie parti che compongono il bauletto, personalizzabili nella texture finale grazie alla tecnica dell’elettroerosione. Ma Givi non produce solo le parti plastiche del bauletto: c’è anche tutta la
componentistica e la carpenteria come le molle, i bottoni, le cerniere, prodotti oltre che nella fabbrica italiana anche nelle filiali di Brasile e Malesia, per il mercato locale. Si tratta di oltre 4mila referenze: basti pensare solo i bauletti necessitano della
produzione di circa 50 pezzi diversi per la loro realizzazione, del cui assemblaggio finale se ne occupano alcuni artigiani locali della zona.
L’articolo integrale è pubblicato sul numero di Gennaio/Febbraio 2024 di Sistemi&Impresa.
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Lucrezia Vardanega è giornalista pubblicista con esperienza nel mondo della comunicazione digitale. Ha iniziato il suo percorso giornalistico subito dopo la laurea, cominciando a collaborare con vari magazine online e addentrandosi sempre più nelle varie sfaccettature di questo mestiere sempre in divenire. Con uno sguardo attento e curioso sul mondo che la circonda, resta sempre con la mente aperta per rimanere aggiornata e accrescere le sue competenze. Per ESTE collabora su più fronti, sia online sia offline, con una particolare sensibilità verso i nuovi bisogni di un mercato del lavoro in equilibrio tra antiche tradizioni e moderne tecnologie. Nel tempo libero ama leggere, fare trekking sulle Dolomiti, visitare mostre d’arte e camminare a naso all’insù per la sua amata città d’origine, Venezia.