FabbricaFuturo Ancona, la Manifattura si racconta
A FabbricaFuturo Ancona 2024 le aziende della Manifattura del territorio tornano a raccontarsi. Dopo le tappe di Torino, Treviso, Bologna e Brescia, il roadshow promosso dalla casa editrice ESTE e della sua rivista Sistemi&Impresa, che da oltre 10 anni osserva e racconta quanto accade nel settore manifatturiero, fa tappa ad Ancona, più precisamente all’Hotel Federico II, il 18 ottobre 2024. Nell’edizione 2024, si raccontano: Ariston, Box Marche, Clementoni, Diasen, Doucal’s, Garofoli, Hugo Boss, Supercap e Inim Electronics.
Ad animare il dibattito sono le sfide che le aziende affrontano quotidianamente per affrontare la complessità: estrarre valore dai dati (anche in ottica di sostenibilità), efficientare il business, formare e valorizzare il personale. Grazie alle testimonianze concrete delle aziende partecipanti e le molteplici occasioni di networking previste da FabbricaFuturo, si possono approfondire queste tematiche.
Ad accompagnare il racconto delle imprese manifatturiere sono gli approfondimenti degli sponsor e partner del progetto editoriale: Considi, MADE Competence Center Industria 4.0 e Finix Technology Solutions. Intervengono, inoltre, esperti accademici e rappresentanti degli ITS per fornire un quadro più completo dello sviluppo manifatturiero.
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Inim Electronics, Doucal’s, Garofoli e Box Marche si raccontano durante la plenaria del mattino. Inizia Inim Electronics (sistemi e prodotti per la rilevazione di intrusioni e incendi per edifici residenziali, commerciali e istituzionali, 50 dipendenti e 150 milioni di euro di fatturato) presentando come in 20 anni l’azienda è diventata la prima in Italia per produzione di elettronica per il Safety&Security. In particolare, come racconta Baldovino Ruggieri, Managing Director di Inim Electronics, sono state le recenti emergenze, sanitarie e geopolitiche, ad aver fatto scoprire una nuova capacità produttiva e geopolitica.
Una storia di nuovi orizzonti produttivi tra innovazione e sostenibilità caratterizza anche Doucal’s (produzione di calzature, 101 dipendenti e 19 milioni di euro di fatturato). Tradizione, rispetto del territorio, ma anche valorizzazione delle risorse umane sono elementi essenziali dell’azienda che investe le sue energie nella creazione di manufatti belli e senza tempo. A presentare l’azienda a FabbricaFuturo è il CEO e Direttore Creativo Gianni Giannini.
A essere un rappresentante all’estero del Made in Italy è anche Garofoli (produzione di porte, 360 dipendenti, 43 milioni di euro di fatturato). Gianluca Garofoli, Amministratore Delegato di Garofoli, rappresenta un modo di fare impresa sostenibile, attento all’ambiente e i collaboratori, come le 30 case in affitto per i dipendenti a prezzo calmierato. Dal supporto alla Scuola Montessoriana a Castelfidardo passando per il sostegno a squadre calcistiche e team di ciclismo, l’azienda impronta le azioni perché possano avere un impatto concreto sulle persone e, soprattutto sui giovani.
Anche della sostenibilità di fare impresa parla Tonino Dominici, Presidente e CEO di Box Marche (packaging, 53 dipendenti, 14 milioni di euro di fatturato). Essere sostenibili per loro comporta realizzare comportamenti e azioni che prolungano la durata degli effetti. Un’azienda per essere sostenibile deve, infatti, agire in modo responsabile nel territorio in cui opera ma anche esercitare un attento controllo sulla propria filiera di fornitura, perché il riconoscimento della sostenibilità dei prodotti aziendali richiede di utilizzare componenti e materie prime realizzate in maniera responsabile.
Hugo Boss e Clementoni, la sostenibilità si supporta con dati certi
Come testimoniano i casi della mattina, la sostenibilità è il paradigma delle imprese marchigiane, ma per essere sostenibili serve il supporto dai dati. Si può adottare un approccio sostenibile solo se ci si incammina verso la digitalizzazione che permette di ridurre lo spreco di risorse e, di contro, efficientare il business. Ad approfondire queste tematiche è la sessione di FabbricaFuturo dedicata digitalizzazione per la fabbrica innovativa e sostenibile, dove sono raccontate le storie di Hugo Boss e Clementoni.
Hugo Boss è un’azienda di fabbricazione di articoli in pelle (128 dipendenti e 13 milioni di euro di fatturato). Per rimanere competitivi non basta più essere “bravi” nel realizzare il prodotto Made in Italy, bisogna valorizzare anche dove e come questo è realizzato, ed è in questo percorso di crescita organizzativa e culturale che l’evoluzione tecnologica aiuta. Così spiega Paolo Cecchi, TL Facility, Health, Safety & Product Risk Management, Innovation & Project Manager di Hugo Boss Shoes & Accessories Italia.
La sostenibilità e la digitalizzazione richiedono, però, importanti investimenti. Rita Bucchi, Chief Financial Officer di Clementoni (produzione di giocattoli, 544 dipendenti e 199 milioni di euro di fatturato) spiega come affrontare concretamente le sfide della digitalizzazione e della sostenibilità significa investire tempo e risorse nell’analisi dei processi, nella formazione e preparazione del capitale umano al cambiamento, oltre a un non trascurabile impiego di risorse finanziarie.
Supercap, Diasen e Ariston, le fabbriche mettono al centro le persone
Le aziende modello di eccellenza della sostenibilità Made in Italy hanno anche un altro aspetto che le caratterizza: la valorizzazione del personale. Trovarlo è, però, già una prima sfida, soprattutto di fronte ad acquisizioni da parte di multinazionali. Ne parlano nella sessione pomeridiana dedicata al reclutamento e alla formazione del personale, Francesco Bernardini, CFO di Supercap e Caterina Candelori, HR manager di Supercap, raccontano come hanno dovuto affrontare recentemente: tre sfide la fidelizzazione del nuovo team, il rebranding con la diffusione di nuova cultura e valori e, infine, il team building.
Alcune aziende cercano, invece, di trovarsi giovani crescendoli internamente con l’Academy, questo è il caso di Diasen (fabbricazione di prodotti chimici vari per uso aziendale, 40 dipendenti e 12 milioni di euro). Gian Pietro Simonetti, head of HR and marketing dept di Diasen racconta che ha strutturato una Academy aziendale e tutti i soggetti coinvolti sono formati sui temi della sostenibilità e del comfort degli ambienti abitati. Inoltre, nella selezione, ambito in cui Diasen ha deciso di andare controcorrente: sceglie giovani del territorio formando competenze, un processo più lento, ma che garantisce maggiore appartenenza e fidelizzazione.
Altro caso è invece introdurre in azienda giovani provenienti dagli ITS: Fabrizio Malizia, HR Manager di Ariston Group, sottolinea l’importanza della collaborazione tra un’azienda manifatturiera e l’ITS Academy per affrontare il mismatch di competenze. Trovare risorse formate è oggi la priorità e la partnership con gli ITS fornisce delle soluzioni.