Fabbrica del futuro, le sfide dell’ecosistema complesso
L’Italia è la seconda manifattura d’Europa: il comparto manifatturiero è considerato un motore di sviluppo economico del nostro Paese e generatore di lavoro di qualità. Non a torto possiamo affermare che il Manufacturing è un ottimo investimento per garantire uno sviluppo sostenibile.
L’industria manifatturiera si è dovuta però confrontare con una accelerazione tecnologica dirompente. Purtroppo lo sviluppo delle competenze non ha subito la medesima accelerazione. La velocità del cambiamento delle tecnologie è infatti superiore alla velocità di apprendimento e dell’aggiornamento delle competenze.
Il risultato è un gap di competenze che rischia di porre un brusco freno allo sviluppo. Il problema non è solo italiano. Si è calcolato che negli Usa nel 2030 saranno 8 milioni le posizioni scoperte. Se parliamo di fabbrica del futuro non possiamo allora ignorare il problema, poiché è proprio in quelle aree che consentono maggiore sviluppo e maggiore innovazione nei modelli di business che le competenze scarseggiano: pensiamo all’analisi dei dati, alla sicurezza, alla robotica… Il messaggio è che investire in tecnologia senza adeguare le competenze è uno sforzo inutile.
A tal proposito il Manifatturiero rappresenterebbe uno straordinario bacino di occupazione se solo i giovani guardassero ai nostri ITS – le scuole di formazione più ‘allineate’ con il nuovo scenario produttivo attuale – con maggiore interesse (in Italia sono appena 10mila gli studenti contro gli 800mila della Germania).
Fabbriche, da luoghi polverosi a ecosistemi complessi
Il problema è anche che dobbiamo essere capaci di costruire una nuova narrazione: le fabbriche non sono più luoghi polverosi, ma ecosistemi complessi, e quelle che ancora non lo sono è auspicabile che avviino un processo di trasformazione. A questo scopo il progetto multicanale Fabbrica Futuro della casa editrice ESTE può contribuire con il suo lavoro a fare divulgazione culturale. Fondamentale è però anche il ruolo dei Digital Innovation Hub e dei Competence Center, che hanno portano la loro voce alla tappa di Torino di Fabbrica Futuro. Il Competence Center del Politecnico di Torino ha vinto il bando del Ministero dello Sviluppo Economico ed è risultato il migliore classificato a livello nazionale. I Centri di Competenza rappresentano invece delle straordinarie opportunità a vantaggio delle imprese che hanno necessità di essere guidate, orientate. Nell’appuntamento di Torino, Fabbrica Futuro si è concentrato sulla riflessione legata alla trasformazione del nostro mondo Manifatturiero, sull’evoluzione delle tecnologie abilitanti e sulla loro applicazione. Ma non solo: serve anche capire come coniugare innovazione e sicurezza, come applicare l’Intelligenza Artificiale al Manufacturing… Inoltre, per organizzare un’impresa 4.0 non bisogna cambiare modo di produrre, piuttosto serve cambiare modo di pensare.L’impatto del 4.0 e la rivoluzione del lavoro
La quarta rivoluzione industriale non è solo l’introduzione delle nuove tecnologie (soprattutto Big data, Machine learning, Internet e Robotica): serve concentrarsi sul rapporto tra tecnologia e lavoro e di come gli strumenti digitali impattano sull’occupazione, come ha spiegato Giorgio Vernoni del Centro Einaudi di Torino. A tal proposito ci sono i ‘distopici‘, molto negativi sugli effetti del 4.0, gli ‘tecno-entusiasti‘ e infine i ‘transizionali‘ che sostengono l’innovazione, ma con cautela. Finora la tecnologia nella storia ha favorito le persone più qualificate, impattando maggiormente quelli a bassa qualificazione: la nuova rivoluzione industriale, e questa è la vera novità, penalizza le attività routinarie a qualsiasi livello di complessità, dando vita a una ‘polarizzazione assimetrica‘, che danneggia chi possiede soprattutto middle skill. Tuttavia, nonostante tante ricerche negative sulla possibilità di una grande perdita di lavoro nel futuro, c’è da rilevare ne esistono anche di ‘positive’, come quella che evidenzia la creazione di posti di lavoro a fronte di una disoccupazione ‘di transizione’ che impone a certe figure una riqualificazione durante la carriera lavorativa. Quali però gli effetti concreti sul lavoro della quarta rivoluzione industriale? Di certo la minore fatica, la maggiore sicurezza e la migliore ergonomia, a fronte però di ruoli a maggiore contenuto cognitivo. L’altra faccia della medaglia sarà invece la possibile minore discrezionalità e il condizionamento esasperato dei processi algoritmici.Cambiamenti attraverso investimenti mirati
Introdurre tecnologia in azienda significa però impostare una roadmap che permetta di accelerare la digitalizzazione, garantendo investimenti mirati e un ritorno chiaro: è questo il messaggio di Cisco, raccontato da Matteo Masi. Tra le novità tecnologiche ci sono gli aspetti legati alle soluzioni di monitoraggio funzionale, che comprende, non solo i dati che provengono dai macchinari-fasi produttive-dispositivi di una singola azienda, ma anche quelli delle altre imprese coinvolte nel processo produttivo, dall’approvvigionamento delle materie prime fino al post-vendita. A illustrarli è stato il partner di Cisco K-Digitale con Daniele Fogliarini. Un caso concreto di digitalizzazione è rappresentato da Boero Bartolomeo: Manuele Dechaud ha raccontato come l’azienda nel 2010 ha creato il nuovo stabilimento produttivo con un nuovo modello organizzativo, un nuovo software gestionale, con l’automazione delle procedure e l’interfaccia ERP e WMS, arrivando al 2018 con l’integrazione di tutti i dipartimentali su un unico sistema. Al centro dell’organizzazione c’è quindi l’ERP che dialoga con tutti i software dei reparti che hanno particolari specificità e che inviano in tempo reale tutti le informazioni. “Questo è ciò che a oggi ci aiuta a essere flessibili, per sapere quante persone abbiamo bisogno; per conoscere se il forecast è corretto e possiamo rifare il piano di produzione tenendo conto di tutti i costi legati al prodotto e alla manodopera”, ha spiegato Dechaud.Cybersecurity, la sfida della Smart factory
Tra le sfide della quarta rivoluzione industriale c’è quella della sicurezza, come illustrato da Antonio Lioy del Politecnico di Torino. Il sistema è sempre più complesso e non si possono ignorare né i sistemi già esistenti (sono ormai sempre più connessi tra loro) né le abitudini del personale. Infatti, gli attacchi non possono arrivare solo dall’esterno, ma pure dall’interno. Ecco allora perché bisogna mappare tutti gli attori coinvolti e i permessi a loro assegnati attraverso la tracciabilità (tutti gli utenti devono accedere al sistema con credenziali individuali, anche attraverso nuove modalità, come i tag Rfid letti automaticamente dalle macchine). Nella Smart factory anche i macchinari hanno accesso ai dati e quindi serve utenticare anche le macchine. Oltre all’accesso controllato, è necessario monitorare tutte le azioni e operazioni per identificare le anomalie, ma anche per effettuare le analisi in caso di incidenti, attacchi e malfunzionamenti. Utili in questo senso i punti di controllo, con gateway come punti obbligati di passaggio per tutte le verifiche. Possibilmente serve introdurre più controlli (defense in depth), verificare se le azioni richieste dagli utenti sono consentite (trust but verify) e convogliare le richieste in un punto definito (minimize attack surface).Cambiare i modelli di business con le tecnologie
La parola chiave dell’Industria 4.0 è “connessione“, abilitata dalle tecnologie, ha spiegato Barbara Pralio di Torino Wireless, perché nella Smart factory la fabbrica è connessa internamente, ma pure verso l’esterno (fornitori e clienti), con l’obiettivo di aumentare la competitività dell’impresa. Ma le tecnologie non bastano, perché dietro serve un pensiero da ‘calare’ nella realtà di ogni azienda e quindi nuovi modelli di business, inteso come modalità di creazione di valore aggiunto in modo nuovo. Un trend è quello di spostare l’attenzione dalla vendita del prodotto all’aggiunta di nuovi servizi che aggiungono opportunità al core business. Un esempio riguarda i dati che oltre a essere utilizzati dall’organizzazione possono essere venduti all’esterno, cercando chi possa essere interessato a quelle informazioni. In tema di servizi, si diceva che i nuovi modelli sono abilitati dalle nuove tecnologie, in grado di connettere persone, cose e business in maniera intelligente proprio per accelerare il percorso di trasformazione digitale. In questo modo le aziende possono essere ancor più vicino ai propri clienti. Come spiegato da Fausto Casartelli di Derga Consulting, le soluzioni di SAP, arricchite di nuovi strumenti a supporto dei processi produttivi, permettono di estendere le funzionalità tradizionali a vantaggio di progetti estesi di automazione industriale, analisi predittiva e Intelligenza Artificiale all’interno di contesti di forte integrazione. I benefici sono la riduzione del time-to-market, l’ottimizzazione dei costi di manutenzione e il miglioramento della produttività. Gli strumenti SAP e le esperienze di Derga sono in grado di abilitare lo sviluppo di progetti di integrazione logistica, di Industria 4.0, l’apertura di nuovi scenari di business e la fidelizzazione dei propri clienti.Macchine in grado di pensare da sole
Tra le nuove tecnologie emergenti, una menzione particolare va all’Intelligenza Artificiale (AI), nata non negli ultimi anni, bensì con lo sviluppo del computer, ma ritornata alla ribalta grazie ai Big data. A spiegarne l’origine, ma anche gli sviluppi più attuali è stato Elio Piccolo del Politecnico di Torino. Le piattaforme di Machine learning offrono algoritmi e altri strumenti che consentono di individuare la miglior applicazione per la propria azienda. Secondo l’esperto, nel futuro avremo macchine in grado di “prendere decisioni” da sole, senza l’ausilio dell’uomo: quindi non solo automazione delle attività, ma processi di business innovativi. Ma non di sole macchine avremo bisogno. Le persone restano fondamentali anche nel 4.0. Per fare cosa? Per svolgere il lavoro trasformato dalle macchine e per sviluppare le organizzazioni. Secondo Antonio Sansone Segretario Generale di FIM-Cisl Piemonte, bisogna parlare di un nuovo paradigma che ha imposto un nuovo modo di pensare e condotto a un nuovo rapporto tra persone e imprese. Inoltre, se il 4.0 è abilitato dalle tecnologie, servono anche gli “attori abilitanti“, ossia “persone” e “relazioni“, partendo dal concetto di “terzietà dell’impresa“, con l’azienda considerata come un bene comune di imprenditori e lavoratori. In questa nuova relazione anche il sindacato deve evolvere in ottica 4.0 per impostare una contrattazione ibrida (collettiva, individuale e di riconoscimento del ruolo della persona).Lean Thinking per interpretare la rivoluzione industriale
Una delle aziende che meglio sta interpretando il nuovo scenario produttivo è Ponti, che si è trovata a gestire un incremento di lotti di produzione e una sempre più spinta personalizzazione dei prodotti (imballaggi e ricette). Come ha illustrato Gianmarco Regaldi, tra le prime attività svolte fin dal 2014 c’è stata la riorganizzazione degli spazi all’interno del Lean Thinking, ma pure l’introduzione del modello Plan-do-check-act con la gestione delle segnalazioni. Grazie al sostegno di Derga Consulting, nel 2017 è stato introdotto il gestionale SAP come nuovo sistema ERP che ha permesso la lettura dei dati più fruibile con semplicità e in modo più rapido.competenze digitali, fabbrica futuro, Manifatturiero, manufacturing