Una donna ha portato Cogne Acciai alla conquista della Siderurgia 4.0
Monica Pirovano è chiamata “la lady dell’acciaio”, alludendo al suo ruolo di Amministratore Delegato di Cogne Acciai Speciali. Il solo fatto di avere un soprannome è un chiaro esempio di quanto una donna al comando di un’azienda in Italia sia ancora una rarità.
L’AD ha mosso i primi passi nel mondo del lavoro proprio in Cogne Acciai Speciali, un “percorso di crescita graduale” che l’ha portata alla guida dell’azienda, come lei stessa racconta: “Ho cominciato come Responsabile dell’area amministrativa e finanziaria, fino ad arrivare nel 2001 a essere nominata Amministratore Delegato della società”. Se il suo percorso all’interno dell’azienda ha trovato pochi ostacoli, lo stesso non può dirsi del rapporto con l’esterno: “Ammetto che entrare nel mondo siderurgico per una donna non è un’impresa facile. Un esempio? Al telefono, soprattutto all’inizio, credevano che fossi la segretaria del ‘dottor Pirovano’ perché l’Amministratore Delegato, nell’immaginario collettivo, non può che essere un uomo e un laureato”.
La determinazione è stata l’arma vincente: “Farsi apprezzare per il proprio lavoro aiuta a superare le differenze di genere. In fin dei conti è stata una sfida entusiasmante contro la diffidenza”. Sfida che Pirovano ha vinto, ma lo stesso non si può dire per le altre lavoratrici: “Nel campo della siderurgia ancora oggi, dopo 16 anni, lavorano pochissime donne. Nella nostra stessa azienda abbiamo un solo dirigente donna e all’incirca 40 collaboratrici Under 50, su mille persone.
È anche vero che la produzione e la manutenzione sono lavori molto faticosi, per cui serve una certa resistenza fisica che è una caratteristica più diffusa tra gli uomini. Abbiamo, invece, una presenza femminile più alta negli uffici commerciali, nell’amministrazione e nella direzione delle risorse umane”. Ma non è solo la forza fisica l’unico ostacolo, come specifica l’AD: “La gestione della famiglia demandata alla donna è ancora lo scoglio più grande per la carriera, anche se il mio lavoro non mi ha impedito di avere una vita privata appagante, ma non certo una famiglia completa”.
La lunga eredità di Cogne Acciai Speciali
Pirovano è alla guida di un Gruppo con una lunga storia alle spalle: nel 2016 Cogne Acciai Speciali, nella sua sede principale di Aosta, ha festeggiato i 100 anni dalla fondazione. Oggi è uno dei produttori leader nel settore dei prodotti lunghi in acciaio inox in Europa e nel mondo, ma l’acciaieria ha mosso i primi passi costruendo i cannoni della Prima Guerra mondiale. Nata nel 1916, nella “vallata di Aosta”, circondata da miniere di ferro, di carbone e da centrali idroelettriche, l’azienda più tardi è entrata nel Gruppo nazionale Egam, per poi passare sotto le insegne di Iri-Finsider, prendendo il nome prima di Delta Cogne e poi di Ilva. Ha visto due ‘ondate migratorie’ di operai: la prima dal Veneto e la seconda dalla Calabria. “Negli Anni 50 e negli Anni 60 in fabbrica lavoravano 10mila persone”, racconta l’AD. Nel 1994, quando invece rischiava la chiusura, è stata la prima azienda siderurgica italiana a essere privatizzata. Oggi Cogne Acciai Speciale è un’azienda che ha cambiato pelle, in crescita, e opera su nuovi mercati, come spiega l’AD: “Il nostro core business è l’Automotive dove siamo sempre stati presenti perché il nostro prodotto in forma di barra può essere utilizzato per le valvole dei motori, per gli airbag, i collettori di scarico, ecc.. Almeno in Europa, una macchina su due ha nel motore valvole prodotte con il nostro acciaio. Siamo presenti, inoltre, nel mercato dell’Oil&Gas dove il nostro acciaio inossidabile viene utilizzato anche nelle piattaforme per le estrazioni marine. Un settore quest’ultimo particolare perché legato all’andamento del prezzo del petrolio. Lavoriamo nell’ICT, dove però costruiamo solo piccoli componenti. Un settore, invece, su cui puntiamo molto è l’Aereospace perché abbiamo ottenuto la certificazione che ci abilita a essere produttori di componenti per aerei”. Lo stabilimento di Aosta conta 1.060 dipendenti circa e il Gruppo ha una serie di società commerciali nel mondo: in Brasile, Corea del Sud, Francia, Germania, Messico, Regno Unito, Cina, Svizzera, Singapore, Turchia e Stati Uniti. In Cina, inoltre, ha uno stabilimento di trasformazione a freddo “per servire la clientela del Far East”. In totale conta circa 1.400 persone nel mondo e 600 milioni di fatturato consolidato.L’esportazione ostacolata nell’America di Donald Trump
Una quota molto significativa di prodotto, circa l’80%, viene venduta all’estero e anche negli Stati Uniti, Paese con il quale non è facile in questo periodo commercializzare l’acciaio: Donald Trump, Presidente degli Usa, infatti, si è detto intenzionato a innalzare i dazi per il dumping nei confronti delle aziende italiane (e non solo). Il 28 agosto 2017 sono state pubblicate le conclusioni preliminari di un’inchiesta voluta da Wilbur Ross, Ministro del Commercio Usa, per concorrenza sleale: nella ‘black list’ sono finite 11 aziende del nostro Paese. A fine anno dovrebbero essere resi noti gli esiti del provvedimento. “Esportiamo negli Stati Uniti circa 40 milioni di dollari di prodotti. Per noi è un mercato molto importante. Nonostante le dichiarazioni di Donald Trump restiamo speranzosi perché negli Usa c’è una capacità produttiva di acciaio in generale che è sicuramente soddisfacente per i consumi interni, ma lo stesso non può dirsi per l’acciaio inossidabile che copre solo una parte del fabbisogno”, commenta Pirovano. Per la storica acciaieria ad anni di crescita esponenziale, “come nel 2007, quando abbiamo chiuso l’anno con 900 milioni di fatturato consolidato”, ricorda l’AD, si sono alternati periodi difficili, soprattutto per l’impatto della crisi del 2009, che ha portato a un ridimensionamento del personale, ma, aggiunge Pirovano, “abbiamo saputo rinnovarci e reinventarci, sempre attenti alla questione ambientale”. La fabbrica di Cogne Acciai Speciali, infatti, opera in un contesto produttivo nelle immediate vicinanze di un insediamento cittadino particolarmente importante, come si legge sul sito aziendale: “Già al momento della privatizzazione dell’azienda, il problema dell’impatto ambientale e delle situazioni pregresse era stato il principale oggetto di discussione e attenzione. Da allora, la Cogne ha mantenuto alta l’attenzione al problema ambientale, predisponendo e dando seguito a piani di miglioramento continuo”. La chiusura dell’altoforno andava già in questa direzione: “Era stato introdotto il forno elettrico già negli Anni 80. Ogni anno investiamo fino a 3 milioni di euro per proteggere la salute dei nostri lavoratori e degli abitanti di Aosta”.I campi estivi per i figli degli ‘operai evoluti’
La cura del dipendente è un altro aspetto che l’AD sottolinea: “Conosco bene le difficoltà che incontrano le famiglie con figli quando le scuole chiudono per la pausa estiva. Per questo, già da diversi anni, abbiamo avviato i centri estivi nei periodi di giugno e luglio aperti ai figli dei lavoratori del territorio, a prezzi agevolati per i nostri dipendenti. Inoltre, abbiamo organizzato le vacanze al mare per i più piccoli. Ad agosto, invece, c’è la pausa estiva e l’azienda chiude parzialmente. L’idea nasce da un’esigenza della nostra popolazione aziendale che durante i periodi di chiusura delle scuole ha forti difficoltà a conciliare la vita familiare e con gli orari di lavoro”. In cantiere c’era la nascita di un asilo nido aziendale, ma il progetto non è stato ancora realizzato a causa di ostacoli burocratici. Come tutto il comparto siderurgico, anche Cogne Acciai è in una fase di profondo cambiamento e questo fa sì che i rappresentanti sindacali a volte siano in posizioni differenti rispetto all’azienda: “Non abbiamo dei rapporti difficili con il sindacato e ci interfacciamo spesso con loro, l’obiettivo comune è la crescita dell’azienda e quindi siamo sempre riusciti a trovare soluzioni soddisfacenti per tutte le parti”, commenta l’AD. Nonostante la concorrenza della Cina, l’acciaio in Italia è un mercato in crescita: secondo le ultime stime di Federacciai, l’associazione nazionale che rappresenta le imprese siderurgiche italiane, nel 2016 la produzione nel nostro Paese è tornata a crescere dopo che il 2015 aveva fatto registrare il peggior dato degli ultimi cinque anni. A determinare il trend positivo è stato anche l’investimento in tecnologia. Questo vuol dire che tra le scintille delle fabbriche, oggi, ci sono meno uomini di un tempo: “La lavorazione dell’acciaio inossidabile fino a pochi anni fa avveniva prevalentemente in maniera manuale. Oggi i software sono molto presenti e sopperiscono in parte al lavoro degli uomini. Grazie alla tecnologia siamo in grado di fare manutenzione predittiva sui macchinari. Pensiamo di ampliare l’uso di strumenti tecnologici, ma non in tempi brevi”. Anche il recruiting ha subito un’evoluzione: “Non possiamo più assumere persone che non abbiano almeno il diploma. Il nostro operaio oggi è ‘evoluto’, ossia ha delle competenze tali da poter ‘dialogare’ con le macchine senza problemi”.azienda manifatturiera, lavoro femminile, Tecnologie abilitanti