Dominare l’incertezza: l’importanza di un’analisi dello scenario
È uno dei paradossi del mondo nel quale ci si troviamo a operare: più lo scenario è difficile da interpretare, più è importante cercare di tratteggiarne gli elementi caratterizzanti. D’altra parte è altrettanto comprensibile che solo un folle si avventurerebbe in un territorio sconosciuto senza aver tentato di individuarne almeno le principali caratteristiche. Quest’analisi diventa imprescindibile soprattutto se sulla base dello scenario si deve delineare la strategia aziendale.
Così l’analisi dello scenario è ritornata di ‘attualità’ dopo aver avuto con lo scenario planning il suo apice all’inizio degli Anni 80, quando a seguito dello choc petrolifero molti uomini di azienda e studiosi erano stati indotti a pensare che l’unica certezza fosse l’incertezza. Oggi ci troviamo nuovamente in una situazione simile, anzi di ancor maggior incertezza.
La soluzione viene peraltro dal comprendere in modo corretto cosa sia fare scenario planning in un’impresa, poiché avere uno scenario sulla base del quale elaborare una strategia di non breve termine è comunque un’esigenza delle imprese orientate al futuro. E di più lo scenario non è una previsione, ma un presagio condiviso dal management. Leggi l’articolo “La pianificazione e il controllo di gestione che si dovrebbero fare… ma non si fanno”.
Oggi non si parla più di crescita illimitata, ma di crescita sostenibile e l’elaborazione di uno scenario diventa un esercizio fondamentale. I trend estrapolativi del passato, elaborati su ipotesi di crescita infinita, si stanno rivelando non reali e fuorvianti; così una delle conseguenze di non aver colto in tempo il fenomeno è la sovra-capacità produttiva che oggi caratterizza molti settori.
Così si ritiene opportuno precisare che elaborare uno scenario planning sia il processo attraverso il quale il management di un’azienda in team arrivi a delineare quelle che saranno – in visione prospettica – le caratteristiche del contesto ambientale e in particolare del/i business nel/i quale/i si troverà a operare. L’arco temporale da considerare può essere più o meno ampio: anche se, normalmente nel concreto, l’orizzonte minimo è rappresentato dai tre anni, ma si può arrivare anche a scenari elaborati su 10-15 anni.
Non bisogna inventare niente: si tratta invece condividere un presagio relativo all’evoluzione di alcune variabili ambientali e alle conseguenze di tale evoluzione. Certo bisogna essere disponibili a essere un po’ visionari, ma la visione va preparata attraverso la raccolta di informazioni e la riflessione sul passato, per cercare di intercettare il futuro.
Per lavorare in modo efficace in questa direzione e giungere a delineare uno scenario condiviso a livello aziendale, si suggerisce di seguire un processo di scenario planning, articolato in sei fasi. A questo processo è opportuno che partecipi un Executive Team, con le persone che prioritariamente si troveranno a svolgere la loro attività di direzione nello scenario prossimo venturo.
Le sei fasi per elaborare lo scenario planning
Le sei fasi suggerite per aiutare ad aprire sul futuro sono:
- Descrizione dell’attuale contesto socio-ambientale nel quale si opera ed eventuale sua evoluzione se i fenomeni, a oggi manifestatisi, seguissero un trend estrapolativo.
- Definizione delle variabili macro e delle forze competitive che in passato hanno mostrato una elevata correlazione con la domanda di settore.
- Individuazione dei Megatrend, che si pensa caratterizzeranno l’evoluzione dell’ambiente esterno e che potrebbero rappresentare fattori di discontinuità rispetto al passato, al punto da inficiare l’ipotesi estrapolativa costruita sul passato; con una valutazione dell’impatto dei Megatrend sul business nel quale si opera.
- Ipotesi di evoluzione dello scenario sia a livello di macro ambiente che micro di business, attraverso eventuali approfondimenti applicando l’analisi Pestel (l’analisi dei contesti Political, economical, social, technological, enviromental and legal per ognuno dei vari Paesi nei quali si pensa di operare).
- Valutazione del permanere di correlazioni storiche tra variabili macro e micro o individuazione di punti di discontinuità (breakthrough).
- Definizione finale dello scenario nel quale, con maggior probabilità, si presagisce e si condivide che l’impresa si troverà a operare, dopo aver raccolto e riflettuto sulle informazioni come da precedenti step.
- Il progressivo venire meno nell’economia globale di un Paese predominante o di pochi Paesi: una volta erano gli Stati Uniti, poi si è affermata una triade (Usa, Giappone ed Europa) e oggi il G8 è diventato G20; questo sta a indicare che l’economia globale sarà sempre meno condizionata dalle politiche e dall’ andamento di un singolo Paese.
- Il manifestarsi, a intervalli temporali sempre più brevi, di fenomeni di turbolenza ambientale; fra questi vanno considerati i sempre più frequenti ed intensi cambiamenti climatici.
- È finita l’era della ‘Finanza che segue’, oggi è la finanza che blocca; è sempre più difficile reperire sui mercati finanziari le risorse necessarie; si sta arrivando al paradosso che le risorse finanziarie sono disponibili per quelle imprese che non ne hanno bisogno.
- Grazie alla globalizzazione (ma non solo) si assiste a fenomeni di aumento del numero dei concorrenti addirittura nei business maturi, per i quali le teorie economiche prevedevano una maturità ‘tranquilla’; questo è uno dei fenomeni che caratterizza l’ipercompetizione nella quale ci si trova a operare.
- Il crearsi e il consolidarsi delle mega-city.
- L’evoluzione del consumatore finale: non è più alla ricerca del ben-avere (dove prevalevano i volumi e il consumismo) ma del ben-essere (prodotti-servizi spesso legati a una qualità alta e con contenuto culturale).
- Si sta passando, come è stato indicato con acuta osservazione da Giampaolo Fabris, da un mercato di massa a una massa di mercati.
- Una determinante importante di quest’evoluzione è stato l’innalzamento, in molti Paesi, del livello culturale medio.
- Si assiste a un progressivo innalzarsi dell’età media di vita delle persone, che, in alcuni Paesi, come l’Italia, si associa anche a un invecchiamento della popolazione.
- Il mondo sarà sempre più interconnesso, anche nelle cose (Internet of Things).
Alberto Bubbio è Senior Professor Planning & Control presso l’Università Liuc
Carlo Cattaneo
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