Digitalizzazione Pa, una nuova generazione di servizi digitali
Un po’ di strada è stata fatta, molta ancora resta da fare. È questo il quadro complessivo che emerge dalla Indagine sulla maturità digitale dei Comuni capoluogo, condotta da FPA in esclusiva per Dedagroup Public Services e presentata a Roma il 21 marzo 2019, presso l’Auditorium dell’Ara Pacis, nel corso dell’evento Verso una nuova generazione di servizi pubblici digitali.
Un’occasione per portare avanti una riflessione collettiva sull’argomento e per raccontare le caratteristiche della piattaforma Next, ideata da Dedagroup Public Services con l’obiettivo di offrire agli enti locali delle soluzioni per accrescere il livello di digitalizzazione della Pubblica amministrazione (Pa) e andare incontro alle esigenze dei cittadini. In poco più di un anno il servizio è già stato scelto da 430 enti ed elabora ogni giorno oltre 9mila protocolli, più di 1.500 variazioni anagrafiche, 2mila fatture e 5mila cedolini paga.
Un passo in avanti verso il futuro perché il presente – come mostra l’indagine – non è ancora all’altezza delle aspettative. I dati raccolti, infatti, ci dicono che solo 24 Comuni capoluogo su 107 possono considerarsi maturi dal punto di vista digitale, 44 si collocano nella fascia intermedia, mentre 39 mostrano un rilevante ritardo
Per l’indagine è stato utilizzato il modello Ca.Re di Dedagroup Public Services, frutto di una rielaborazione del Desi (Digital Economy & Society Index). Gli indici utilizzati sono tre: il Digital Services,il grado di accessibilità online di 40 tipologie di servizi comunali; il Digital PA, il grado di integrazione delle piattaforme nazionali (Spid, PagoPA e Anpr) nei servizi comunali; infine il Digital Openness, la condivisione e l’apertura dei dati e l’attivazione degli strumenti di comunicazione con i cittadini.
Ne viene fuori un quadro abbastanza complesso e variegato, che vede nettamente avanti le città del Nord-Est e quelle con più alta densità abitativa, anche se nessuna amministrazione riesce a dominare in tutte e tre le categorie d’indagine. Non mancano le eccezioni: nella fascia con punteggio più elevato, infatti, troviamo anche piccoli capoluoghi come Verbania e città del Mezzogiorno come Lecce
Nonostante siano percepibili dei passi in avanti nei confronti della digitalizzazione, il livello di maturità complessiva dei comuni oggetto di studio risulta ancora insufficiente, come sottolineato più volte nel corso dell’evento. Parecchio c’è da fare principalmente sul fronte del Digital openness, dove solo cinque città sono rientrate nella fascia alta e ben 76 hanno raccolto un punteggio insufficiente.
In virtù di questi dati diventa ancor più necessario portare avanti uno scambio di esperienze e competenze tra l’ente privato e quello pubblico. Motivo per cui nel corso dell’evento sono stati coinvolti vari attori istituzionali e privati, tutti introdotti da Mariangela Ziller, Marketing & Communications Director di Dedagroup: da Guido Scorza, parte del team per la Trasformazione Digitale della Presidenza del Consiglio dei Ministri, a Fabio Meloni, Chief Executive Officer di Dedagroup; da Gianni Dominici, Direttore Generale FPA, a William Frascarelli, membro dell’area ICT strategico di Consip.
In rappresentanza della Pa si sono confrontati diversi Assessori all’Innovazione di alcuni Comuni italiani (Piacenza, Cremona, Roma, Parma, Reggio Emilia), tutti d’accordo nel mettere al centro del dibattito il cittadino, che in futuro non dovrà semplicemente essere fruitore dei servizi della Pa, ma anche programmatore e promotore degli stessi. È innegabile che in questo quadro giochi ancora un ruolo centrale il digital divide; il numero di analfabeti digitali resta ancora molto alto e gli stessi consumatori forti di tecnologie si limitano spesso a un utilizzo banale. Per avvicinare i cittadini alla Pa e portare avanti procedure di semplificazione è necessario dunque partire dal basso, garantendo a tutti l’accesso al digitale e progettando dei percorsi formativi adatti a ogni fascia di età.