Digitalizzazione e servitizzazione, la sfida per il Sistema-Italia nel post Covid
Nel 2019 il Prodotto interno lordo (Pil) italiano era ancora ai livelli del 2008 e l’Italia continuava a perdere posizioni nel ranking mondiale. Nel 2020 la pandemia da Covid-19 l’ha fatto ulteriormente calare di circa il 9%, portandoci ai livelli del 1998. Il recupero del 6,5% del 2021 ci ha riportati a -5% rispetto al 2008.
Non è una situazione confortevole per il Sistema-Italia che continua a perdere posizioni anche nelle retribuzioni medie e ancor di più nel potere di acquisto dei suoi abitanti rispetto ai Paesi concorrenti.
Il recupero assoluto non sarà rapido: si spera di tornare ai livelli del 2019 (cioè del 2008) nel 2023. Nel frattempo saremo probabilmente superati da altri Paesi. La perdita continua di posizioni sembra essere dovuta all’inadeguatezza della struttura del nostro sistema economico rispetto allo scenario di business internazionale: riuscire a riattivare una curva di crescita assoluta e almeno di mantenimento delle nostre posizioni nel ranking mondiale richiede un cambiamento significativo nel posizionamento competitivo del Sistema-Italia.
Non si può pensare che il semplice ripristino delle condizioni precedenti all’emergenza sanitaria Covid possa consentirci di essere sufficientemente competitivi nel nuovo scenario. Non lo eravamo prima del 2019, non lo saremmo certo ora con uno scenario di business che si è ulteriormente modificato ed evoluto.
Occorre prendere atto dell’arretratezza dei nostri modelli di business, che ci hanno fatti scendere già nel 2019 al 12esimo posto (alle spalle del Messico), rispetto all’indicatore del Pil espresso in potere di acquisto (Pil/Ppa) e addirittura al 33esimo posto in Pil/Ppa per abitante.
Ripensare l’impresa per affrontare scenari di business fluidi
Il forte cambiamento necessario può essere finanziato dai vari piani e programmi post Covid (specialmente dagli investimenti previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza), ma occorre saper individuare in modo selettivo le migliori leve per realizzarlo. Solo con tali cambiamenti è possibile recuperare i livelli di Pil del 2019 e superarli con sufficiente accelerazione: il mondo non si ferma per aspettarci, occorre attivare una velocità superiore di quella dei Paesi concorrenti. Esiste peraltro attualmente un fattore di scenario particolarmente penalizzante per l’Italia. Si tratta del costo dell’energia, dovuto ai rischi che il nostro Paese si è voluto prendere negli anni passati rinunciando al nucleare e all’attuale stop allo sfruttamento dei giacimenti attuali e potenziali, quali quelli nel Mare Adriatico (questi invece ben sfruttati invece dalla vicina Croazia). Tale limite rispetto ai Paesi concorrenti impatta prevalentemente sulle industrie energivore – quindi Siderurgia, Chimica, Vetro, ecc. – ma in generale su tutte le imprese manifatturiere. Tale considerazione è particolarmente importante in quanto l’Italia ha un’alta vocazione manifatturiera e quindi parte ora svantaggiata rispetto agli altri. Per riposizionarsi competitivamente le aziende devono essere consapevoli dello scenario in cui stanno operando e, soprattutto, delle sue evoluzioni in atto e prevedibili. Le principali evoluzioni avvenute negli ultimi anni, spinte dal contesto della pandemia da Covid-19, riguardano principalmente il contenuto e le modalità delle transazioni tra fornitori e clienti. Tali trend possono essere individuati con i concetti di servitizzazione, pro-sumership e digitalizzazione. Quest’ultima, oltre a essere il principale fattore abilitante delle altre due dimensioni, ha di fatto da sola creato nuovi business (quali quello della monetizzazione dei Big data). Nuovi modelli si sono attivati anche nell’ambito dei settori di business tradizionali. La pandemia ha avuto conseguenze notevoli anche sull’organizzazione delle imprese e sulle persone che ne fanno parte. Stanno cambiando il modo di lavorare, i luoghi di lavoro, i sistemi di comunicazione, lo stile di leadership e di guida, le tecnologie impiegate per le Operations e quelle utilizzate per elevare la sicurezza informatica. Le imprese si devono configurare sempre più come elementi di ecosistemi complessi, integrati tecnologicamente con essi e capaci di cogliere tutte le opportunità che si presentano in un ambiente di business molto fluido e in continua evoluzione.Giorgio Merli è Consulente di multinazionali e governi, Docente in università in Italia e all’estero, già Country Leader di IBM Business Consulting Services, CEO di PWCC, Senior VP di Efeso Consulting.
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