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Design For Authenticity

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Step 3: Controllo incrociato dei risultati ottenuti al fine di riscontrare eventuali errori di utilizzo degli strumenti. L’obiettivo di questa fase è quello di rendere manifesti eventuali errori dovuti a un utilizzo improprio delle tecnologie di protezione in possesso presso l’azienda. Per ottenere tale risultato è necessario mettere a confronto i risultati ottenuti nella precedente fase con la matrice definita in Figura 2 che evidenzia la funzionalità dei vari strumenti rispetto a: autenticità, integrità, track and trace. In questo modo è possibile mettere in evidenza eventuali contraddizioni tra l’obiettivo per il quale viene utilizzato un determinato strumento e la prestazione che è in grado di offrire. Step 4: Valutazione dell’efficacia degli strumenti in relazione al livello di tracciabilità desiderata sulla Value Chain. Nelle fasi precedenti è stato valutato lo stato della strumentazione utilizzata dall’azienda. A partire da questo step, invece, la metodologia prevede un’analisi volta a capire la necessità o meno di introdurre nuove tecniche e strumenti di protezione dell’autenticità all’interno dell’azienda, con specifico riferimento alla tipologia di nuovo prodotto oggetto dello studio. L’obiettivo di questa fase, infatti, è quello di andare a capire l’efficacia che offrono le diverse tecnologie in relazione ai materiali utilizzati per la produzione, sull’integrità del prodotto finito e sulla tracciabilità. L’output di tale valutazione potrà essere poi riportato utilizzando lo scheletro della matrice della fase 2 compilato, per ogni strumento, secondo la seguente scala di valutazione: molto buono (+ +); buono (+); non buono (-); pessimo (- -). Step 5: Decisione su possibili interventi aziendali e sull’introduzione di strumenti anticontraffazione. Grazie all’analisi di tutti i risultati finora ottenuti, l’azienda è in grado di sviluppare o modificare la propria strategia in ottica di autenticità, decidendo quali politiche adottare e quali tecnologie implementare. Inoltre, l’azienda, considerando le proprie possibilità di investimento, potrà scegliere quali sono i punti critici sui quali è opportuno intervenire. Per prima cosa devono essere definiti i livelli di Value Chain nei quali si inseriscono gli interventi. L’azienda stabilisce anche quale aspetto privilegiare dei tre che costituiscono l’autenticità, e quale tipo di componente/prodotto coinvolgere (materia prima, semilavorato, prodotto finito). In generale, se un’azienda è particolarmente colpita da falsi, dovrà intervenire il più possibile sui prodotti, meglio se direttamente a partire dalle materie prime. Se invece è soggetta particolarmente al fenomeno del mercato parallelo, la fase della filiera su cui dovrà agire sarà principalmente quella distributiva. Step 6: Progettare per l’autenticità e l’integrità di prodotto. Dopo aver scelto la linea da seguire, si passa direttamente alla fase di progettazione del prodotto in un’ottica di autenticità. In questa fase il progettista deve tener conto dell’obiettivo da raggiungere, della compatibilità tra le tecnologie utilizzate e il prodotto, della possibilità di coinvolgere o meno i consumatori, delle conseguenze di tale scelta e dei diversi vincoli da rispettare in relazione al caso specifico affrontato. Le proposte maturate in questa fase devono essere criticamente valutate dal team di progetto – dal punto di vista della fattibilità sia tecnica sia gestionale – in modo da riuscire a selezionare la soluzione che meglio si adatti alle esigenze dell’azienda e che riesca a soddisfare nel modo più efficace gli obiettivi. Inoltre, è opportuno effettuare un’analisi economica delle proposte di miglioramento selezionate, per valutare la profittabilità dell’investimento. A tal proposito, si può utilizzare uno strumento in grado di determinare la fattibilità economica del progetto, esplicitando i costi e i benefici derivanti dalla nuova soluzione e fornendo un supporto concreto alle decisioni del management. Step 7: Progettare per la tracciabilità di prodotto. Nella fase 5, è stato stabilito se fosse o meno necessaria l’applicazione di una strategia di Track and Trace e quale livello di sicurezza eventualmente raggiungere. Coerentemente con tale decisione, si dovrà provvedere alla progettazione per la tracciabilità, delineando proposte di revisione dei processi e introduzione di tecnologie adeguati al sistema, nel rispetto dei vincoli, delle normative (ad esempio, quella sulla privacy), del tipo di filiera, etc. Le diverse soluzioni dovranno essere quindi valutate sotto diversi aspetti, ‘in primis’ per quanto riguarda la loro fattibilità tecnica ed economica, analogamente a quanto riportato in merito alla progettazione per l’autenticità. Conclusioni Il fenomeno della contraffazione sta dilagando in maniera sempre più evidente e deve essere affrontato dalle imprese secondo un piano strutturato, che preveda interventi mirati e idonei alla situazione specifica dell’impresa. Abbiamo già messo in evidenza come non sia sufficiente utilizzare un’unica tecnica di anti-contraffazione per tutelare la propria azienda, ma serva uno sforzo sui diversi aspetti dell’autenticità per ottenere un buon livello di sicurezza. Molti sono stati gli sviluppi nella creazione di nuovi strumenti anticontraffazione, tuttavia la tecnologia gioca il ruolo di abilitatore, sia per il produttore sia per il contraffattore. In generale, l’industria del falso non resta immobile e le aziende devono attivarsi di conseguenza; anzi l’obiettivo dovrebbe essere quello di operare in più direzioni per ostacolare l’attività dei contraffattori e per sensibilizzare l’opinione pubblica, che è alla base della domanda di mercato dei falsi. La metodologia che è stata presentata in questo elaborato costituisce uno strumento a sostegno delle aziende, che permette di progettare in ottica di autenticità seguendo un approccio sistematico e strutturato. In particolare, la metodologia è caratterizzata da un’ampia fase iniziale di raccolta delle informazioni, comprensione del contesto, valutazione degli sforzi già compiuti e delle criticità più rilevanti, che forniscono una solida analisi sulla base della quale progettare il tipo di intervento necessario e comprendere dove convenga concentrare le risorse. La base di informazioni e analisi iniziali permette anche di valutare se portare avanti o meno l’intervento progettato; in tal senso le risorse investite nello studio di posizionamento preliminare non vanno sprecate neanche nel caso in cui il progetto non fosse portato a compimento. Riguardo alla validazione del lavoro svolto, tale metodologia è stata applicata con successo nel settore fashion apparel, in un’azienda italiana al fine di riprogettare il prodotto di punta dell’azienda stessa, ovvero il ‘capospalla’. Tale attività ha portato allo sviluppo di due soluzioni integrate volte da un lato a diminuire la percentuale dei capi contraffatti presenti in commercio e, dall’altro, a facilitare il cliente finale nel riconoscimento di un capo originale rispetto al falso. È possibile concludere, quindi, che questa attività ha portato sia a un aumento del valore del brand – tramite un aumento della percezione di autenticità del capo da parte del cliente finale (legata alla maggiore facilità nel riconoscimento di un capo autentico da uno non originale) – sia a un aumento del valore del capo (legata alla maggior garanzia di autenticità del ‘capospalla’, più difficile da imitare rispetto ai precedenti).
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