Creare valore con il Supply Chain Management
Il programma di incontri autunnali di FabbricaFuturo è iniziato: ieri a Bologna ci siamo trovati per approfondire il tema della creazione del valore con il Supply Chain Management. L’argomento dei lavori ha trovato anche spazio nella pubblicazione che abbiamo presentato e curata da Roberto Pinto, ricercatore presso il Dipartimento di Ingegneria dell’Università degli Studi di Bergamo. Una mattinata di lavori nel corso della quale aziende, di differenti settori merceologici, ci hanno aperto le porte per raccontare come hanno ottimizzato tutti i processi legati alla catena di fornitura. Supply Chain Manager, in qualche caso affiancati dai loro Direttori Generali, come è
stato il caso dell’azienda Varvel, hanno raccontato dei percorsi avviati in azienda per ottimizzare le prestazioni della Supply Chain per aumentare il vantaggio competitivo, quote di mercato, profitti.
Partiamo dal constatare che ci dobbiamo confrontare con un’evoluzione nei modelli di consumo: si sta verificando uno spostamento dell’attenzione dalla proprietà all’utilizzo e questo porta con sé nuovi modelli di produzione e trasporto che sulla Supply Chain hanno forte impatto. La servitizzazione, così si definisce lo spostamento del modello di business ‘dal prodotto alla soluzione’ porta con sé un cambio di paradigma nella concezione del business. La catena di fornitura deve anche essere ‘presidiata’, gli eventi oltre che essere gestiti devono anche essere monitorati in un’ottica di prevenzione del rischio. Questo è un tema al quale le aziende, soprattutto di dimensioni medio-piccole dedicano ancora troppo poca attenzione. Il governo della Supply Chain passa, comunque, dalle persone, dalle competenze, dai comportamenti.
Gli strumenti devono essere al servizio di persone che devono avere chiaro l’obiettivo del loro agire quotidiano: il livello di servizio fornito al cliente. Il cliente deve essere al centro, il ridisegno della catena di fornitura deve avere come obiettivo non già l’efficienza produttiva fine a se stessa ma la ‘conquista’ del cliente. È diventato prioritario assecondare le esigenze del cliente in termini di qualità dei prodotti, congruità dei prezzi e affidabilità nelle consegne. Abbiamo parlato di spostamento di baricentro dalla fabbrica al mercato: un passaggio culturale che deve poter contare sul coinvolgimento delle persone. Mentre tutti sono ostinatamente focalizzati sulla crisi, diciamo invece che ci troviamo davanti a straordinarie opportunità: molte produzioni delocalizzate in oriente stanno tornando in Europa e non possiamo rischiare di perdere opportunità perché non sappiamo gestire clienti, fornitori, partner. Dobbiamo crescere da un punto di vista culturale. Alla creatività mediterranea dobbiamo saper coniugare un rigore teutonico. E dobbiamo farlo adesso.
Se il cambio è culturale ancor prima che tecnologico è vero però che possiamo contare su partner in grado di guidarci in questa complessità. È il caso di Q&Oconsulting, che accompagna le organizzazioni nei percorsi di cambiamento e ha sostenuto il nostro incontro di Bologna. Con Q&Oconsulting abbiamo approfondito, anche nel corso dei laboratori pomeridiani, come sincronizzare il flusso dei materiali in una filiera complessa. Con la consapevolezza che nessun cambiamento organizzativo potrà mai attecchire senza aver anche lavorato sulla consapevolezza e partecipazione delle persone coinvolte.
Claudio Curcio, delocalizzazione, fabbrica futuro, Q&Oconsulting, servitizzazione, supply chain, Varvel