Conciliare business e sostenibilità con il PLM
Per diversi motivi, sia economici sia sociali, al giorno d’oggi occorre maggiore sensibilità da parte di tutta la Supply chain sui temi di sostenibilità. Per le aziende, coniugare quest’ultima con il business è la sfida da vincere per ridurre costi ambientali e sociali sulla catena di approvvigionamento. E anche per rispondere alla richiesta di una rinnovata attenzione nei confronti dell’ambiente che arriva dai consumatori, primi committenti di prodotti maggiormente eco-sostenibili, ma pure dalla normativa.
Diverse, infatti, sono le regolamentazioni da rispettare e ci si aspetta che molte diventeranno più stringenti, arrivando a imporre una maggior attenzione su tutta la catena del valore, a partire da come il prodotto è concepito e progettato. Da qui emerge come sia sempre più importante gestire, in modo sistemico, tutte le informazioni e i processi in ogni fase del ciclo di vita di un prodotto, abilitando una visione olistica da parte delle aziende.
Come la gestione del ciclo di vita del prodotto può supportare le imprese nel raggiungere i traguardi di sostenibilità? Di questi aspetti abbiamo parlato con Daniele Ambrosone, Manager di Hermes Reply, azienda del gruppo Reply specializzata in servizi di Digital transformation in ambito manifatturiero industriale.
Dalle norme al mercato: il pressing sulla sostenibilità
Lo sviluppo sostenibile è definito come la capacità della popolazione di oggi di soddisfare i propri bisogni senza compromettere le necessità delle persone che ci saranno domani. “L’obiettivo è proprio di efficientare il consumo delle nostre risorse e conservare il più possibile la biodiversità per preservare il Pianeta per le prossime generazioni, da qui la necessità di affrontare il tema della sostenibilità sotto vari punti di vista”, spiega Ambrosone. Gli stimoli che impongono l’attenzione alla sostenibilità sono diversi, in coerenza con gli indicatori Esg, acronimo di “Environmental, social e governance”: sono le linee guida che ogni azienda dovrebbe considerare per misurare le sue azioni rispetto all’ambiente, al sociale e all’assetto organizzativo dell’impresa. Il Business Unit Manager di Hermes Reply parte dalla questione ambientale: è sotto gli occhi di tutti l’effetto del cambiamento climatico e le sue conseguenze in relazione al suolo, all’acqua (sempre più scarsa) e alle temperature (sempre più alte)… Su questi argomenti, come anticipato, c’è però una forte pressione sociale, alimentata dalla crescita esponenziale di notizie che evidenziano la necessità di rispettare l’ambiente e le sue risorse. Insomma, non è più possibile ignorare le conseguenze dei nostri e altrui comportamenti. E vale anche per le aziende. Leggi e normative fanno la loro parte e, anzi, sono ciò che maggiormente influenza l’operato delle imprese in questo senso. Citiamo, per esempio, la Direttiva europea 904, la cosiddetta Sup (Single-use plastic products), recepita in Italia il 3 luglio 2021, che prevede la riduzione al consumo e la restrizione all’immissione sul mercato per alcuni prodotti monouso; oppure il regolamento Reach del 2006, concernente la registrazione, la valutazione, l’autorizzazione e la restrizione delle sostanze chimiche; e ancora l’accordo internazionale di Parigi entrato in vigore nel 2016, stipulato per limitare l’emissione di gas serra e ridurre, al di sotto dei due gradi Celsius, il riscaldamento medio globale rispetto al periodo preindustriale; fino ad arrivare al Green Deal europeo, cioè l’insieme di iniziative politiche proposte dalla Commissione europea con l’obiettivo generale di raggiungere la neutralità climatica in Europa entro il 2050. Lo stesso mercato, poi, impone alle organizzazioni di adottare un modello di business sostenibile: efficientare l’operatività aziendale e rivedere i processi in quest’ottica può sicuramente ridurre i consumi, i costi e allo stesso tempo migliorare la reputazione del brand agli occhi degli stakeholder, oggi sempre più attenti a questi aspetti. “Senza contare che intraprendere oggi un percorso di sostenibilità significa anche prepararsi a un futuro – che ritengo non sia così lontano – in cui i controlli e le regolamentazioni saranno molto più rigide. Quindi le imprese che scelgono questa strada, saranno preparate per ciò che accadrà domani ed eviteranno di incorrere in possibili rischi, multe, sanzioni”, spiega Ambrosone.L’articolo integrale è pubblicato sul numero di Aprile 2023 di Sistemi&Impresa.
Per informazioni sull’acquisto di copie e abbonamenti scrivi a daniela.bobbiese@este.it (tel. 02.91434400)
Giornalista professionista, Cecilia Cantadore ama raccontare storie di persone e imprese. Dopo la laurea magistrale in Culture e Linguaggi per la Comunicazione all’Università degli Studi di Milano, è entrata nel mondo dell’editoria B2B e della stampa tecnica e professionale lavorando per riviste specializzate. Scrive di cultura aziendale, tecnologia, business e innovazione, declinando questi macro temi per le testate cartacee e online con cui collabora come freelance. Dedica il suo tempo libero alla musica, ai viaggi e alle camminate in montagna.
plm, sostenibilità, supply chain