Competence Center, le porte di accesso per l’Industria 4.0
Il cammino non è concluso, ma si intravede, finalmente, l’arrivo. Otto Competence Center sparsi per l’Italia stanno per diventare i nodi più specializzati della rete nazionale creata per aiutare il sistema produttivo italiano, PMI in testa, a cogliere le opportunità di Industria 4.0.
Si aggiungono ai Punti d’Impresa Digitale delle Camere di Commercio e ai Digital Innovation Hub delle associazioni di categoria, ma spingono molto più in alto l’asticella dei servizi per le imprese, grazie alla collaborazione tra poli di ricerca di eccellenza, istituzioni e importanti realtà industriali.
Nonostante fossero già previsti dal Piano varato dal governo nel 2016, solo a gennaio 2018 un decreto del Ministero dello Sviluppo Economico e il bando collegato che regola l’accesso ai finanziamenti statali ha definito con precisione identikit e compiti dei Centri di competenza ad alta specializzazione (questo il nome ufficiale dei Competence Center), che hanno per anima e corpo un partenariato tra pubblico e privato.
L’obiettivo, come spiegato dal decreto, è “realizzare un articolato programma di attività – comprendente servizi di orientamento e formazione alle imprese nonché l’attuazione di progetti di innovazione, ricerca industriale e sviluppo sperimentale – finalizzato alla realizzazione, da parte delle imprese fruitrici, in particolare delle PMI, di nuovi prodotti, processi o servizi o al notevole miglioramento di prodotti, processi o servizi esistenti, tramite lo sviluppo e l’adozione di tecnologie avanzate in ambito Industria 4.0”.
L’orientamento verrà offerto essenzialmente attraverso strumenti di valutazione del livello di maturità digitale e tecnologico delle imprese, come i questionari già in uso nei Digital Innovation Hub. La formazione di competenze sull’Industria 4.0 si realizzerà in aula, sulla linea produttiva e su applicazioni reali. Oltre, quindi, a predisporre materiale informativo per le lezioni e le attività di disseminazione, i Competence Center realizzeranno linee produttive dimostrative con le nuove tecnologie e svilupperanno casi d’uso per testare i contenuti dei corsi con i partecipanti, simulando le conseguenze sulla produzione della presenza o meno di quegli strumenti.
Applicazioni create ad hoc, si legge ancora nel decreto, daranno indicatori di performance e chiariranno “i relativi benefici in termini di minori tempi di avvio e ciclo di produzione, minori errori, maggiore qualità, maggiore efficienza degli impianti, ecc”. La terza linea di attività prevede la realizzazione di progetti di innovazione, ricerca industriale e sviluppo sperimentale e la fornitura di servizi di trasferimento tecnologiche.
L’innovazione potrà essere di processo e organizzativa, mentre ricerca e sviluppo mireranno a creare nuovi prodotti, processi e servizi o a migliorare quelli esistenti con soluzioni di Industria 4.0. Saranno le imprese a presentare i progetti, ma il Mise chiede ai Competence Center di realizzare “azioni di stimolo alla domanda di innovazione”.
Dallo Stato investimento di 73 milioni di euro
Come realizzare tutto questo? Innanzitutto, dotandosi di competenze, cioè figure professionali, e strumenti. Di stanziamento in stanziamento, lo Stato ha messo finora a disposizione 73 milioni di euro, che verranno concessi come contributo diretto alle spese dei Competence Center. In particolare, il 65% delle risorse servirà a finanziare costituzione e avviamento delle attività, coprendo il 50% delle spese sostenute per un importo complessivo non superiore a 7,5 milioni di euro per ciascun centro.
Il paniere del sostegno statale è molto vario: va dall’acquisto di macchinari e software alla retribuzione di dipendenti e collaboratori, passando per consulenze, organizzazione di corsi di formazione e attività di marketing, ma esclude le spese di acquisto o locazione delle sedi. Il resto dei finanziamenti servirà a coprire il 50% delle spese sostenute per i progetti, fino al tetto massimo di 200mila euro ciascuno.
Quei progetti dovranno essere accompagnati da un piano di intervento che dettagli investimenti, costi e tempi, dalla “stima dei benefici economici per l’impresa sul piano di riduzione di inefficienze, sprechi e costi, anche in termini di miglioramento della qualità dei processi e dei prodotti” e da un piano finanziario a copertura dei costi. È inoltre indispensabile che i progetti abbiano un livello di maturità tecnologica (Technology readiness level, TRL) compreso tra ‘TRL 5’ e ‘TRL 8’ e che comunque arrivino almeno a ‘TRL 7’ a fine attività.
Tra febbraio e aprile 2018, il Mise ha raccolto le domande degli otto aspiranti Competence Center, valutandole in base a caratteristiche tecniche e alla solidità economico-finanziaria di enti di ricerca e imprese partner e rispetto alla qualità del programma di attività. Rating di legalità delle imprese, presenza nel partenariato di Regioni già attive in Industria 4.0 e la coerenza con strategie e politiche regionali in materia sono stati criteri preferenziali.
La graduatoria definitiva pubblicata a maggio 2018 ha visto sul podio, nell’ordine, la proposta Cim 4.0, che ha per capofila il Politecnico di Torino, Made del Politecnico di Milano e Bi-Rex dell’Alma Mater Studiorum Università di Bologna. Seguivano Artes 4.0, che fa capo alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, Smact dell’Università degli Studi di Padova, MediTech dell’Università degli Studi di Napoli Federico II e Start 4.0 del Consiglio Nazionale delle Ricerche. A chiudere la classifica era Cyber 4.0 dell’Università degli Studi di Roma La Sapienza
Con la pubblicazione della graduatoria è partita una fase negoziale per “massimizzare i risultati conseguibili mediante l’erogazione del servizio alle imprese rispetto agli obiettivi dell’intervento agevolativo”, che si è conclusa con la presentazione di una proposta definitiva da parte dei candidati.
Si è arrivati, così, a febbraio 2019, mentre scriviamo questo articolo e dall’ufficio stampa del Mise spiegano a Sistemi&Impresa che “ci sono Competence Center già costituiti giuridicamente e altri in fase di costituzione”: “In alcuni casi siamo ancora in attesa di documentazione. Solo a procedimento ultimato sarà possibile rendere note le somme stanziate per ciascun soggetto”.
In realtà, anche se mancano ancora i decreti di concessione, i diretti interessati conoscono e hanno già reso noto l’importo del finanziamento negoziato con il Ministero, che rappresenta fino alla metà delle risorse sulle quali potranno contare, con il resto in arrivo dai soggetti promotori
Scendendo nel dettaglio delle otto proposte in campo, ci si accorge che a differenziarle non è solo la geografia (nulla impedisce, del resto, a un’impresa del Sud di rivolgersi a un Competence Center del Nord Italia), ma anche le aree di intervento, con ventagli e gradi di specializzazione diversi nell’applicazione delle tecnologie di Industria 4.0.
L’articolo fa parte del Dossier Competence Center pubblicato sul numero di Marzo 2019 di Sistemi&Impresa.
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