CIO, da esperto di tecnologie a sviluppatore di relazioni
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I progetti ERP hanno trasformato l’IT in un costo
Nella parte di innovazione e di gestione progetti, a rincarare la dose sono arrivati i progetti colossali proposti e gestiti da alcune società di software, in particolar modo nell’area ERP, che quasi sempre hanno sviluppato risultati pesantemente fuori budget e scopo. Il Chaos Report del 2015 di Standish Group ha analizzato un campione enorme di progetti, più di 50mila, e ne ha verificato le prestazioni comparando ‘l’approccio agile’ a quello ‘tradizionale’. La fotografia che ne è uscita risulta drammatica: i progetti tradizionali per il 29% falliscono, per il 60% sono fuori tempo e/o fuori budget, mentre solo l’11% rispetta le tre dimensioni costo, tempo e contenuti. Gran parte, oserei dire la maggioranza, dei progetti ERP viene ancora gestita con metodologie tradizionali ‘waterfall’ dove le specifiche iniziali, i contenuti funzionali e tecnici, i costi e i rischi, vengono letteralmente ‘blindati’ fino alla fine del progetto. Inoltre, la fase di selezione del sistema ERP si basava nel 90% dei casi sull’analisi della copertura funzionale e non sulla simulazione dei processi core dell’azienda. Questo approccio, sperando che nella selezione si fosse utilizzato almeno un metodo, creava un evidente disaccoppiamento tra processi di business e performance effettive del sistema implementato. In alcuni casi, a condire questo fenomeno vi è stata la mancanza di verticalizzazione dei sistemi. Nati e sviluppati, per esempio, in ambiente bancario o assicurativo, venivano e vengono tutt’ora proposti ad aziende manifatturiere o di nicchia. La frase magica era del tipo: “È solo una questione di parametrizzazione”. L’immagine del CIO si è trasformata progressivamente da figura tecnologica e di riferimento a costo, a figura passiva, a creatore di complessità e, ancora peggio, a collo di bottiglia. Nel mondo delle PMI la situazione era ancora più tragica: l’IT manager, se riconosciuto come tale, viveva una condizione di paralisi e di immobilismo orientato alla protezione dei sistemi attuali, per quanto vetusti, anziché alla sua sopravvivenza psico-fisica.L’arrivo del CDO
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La mia vita da CIO
Sono stato CIO per più di 15 anni e capisco molto bene cosa significa essere sotto pressione e gestire il rischio legato alla continuità. Ricordo ancora le attività di notte, nei weekend, il roll-out dell’ERP, 10 Paesi in 11 mesi e quando, alla fine di luglio 2012, il database del nostro sistema di produzione decise di fermarsi per 40 minuti. Sono momenti che non auguro a nessuno. Situazioni di stress al limite, ma che venivano compensati da uno spirito di squadra e di solidarietà che i miei colleghi dell’IT mi hanno fatto sempre sentire. Dal 2015 sono passato dal mondo dell’IT al mondo della supply chain e per questo amo definirmi ‘uomo di mezzo’. Che cosa sta succedendo all’interno della supply chain? Esattamente quello che tutti i CIO si aspettavano da anni: si parla la lingua dell’IT, si sviluppano progetti digitali e si investono tempo e risorse nell’Industria 4.0. Poter sfruttare l’esperienza progettuale e la velocità decisionale, che è propria del mondo software in ambito supply chain e operation, non può che rappresentare un vantaggio competitivo per tutta l’azienda. Ma allora, qual è la ricetta per trasformare il CIO da follower a leader di un cambiamento digitale che il mondo delle imprese sta urgentemente chiedendo? Non esiste una formula unica, ma una serie di dimensioni e approcci che potrebbero dare dei segnali importanti al management dell’azienda ed evitare la definitiva etichettatura di ‘tecnico IT’ che tutti cercano di evitare. È una forma di ‘de-digitalizzazione’ che non rinnega il passato, ma tende a elaborare e a indirizzare le energie verso approcci e metodi che alla lunga migliorerebbero oltre alla vita sociale dei CIO, le performance digitali delle aziende. L’articolo completo è stato pubblicato sul numero di Maggio 2017 di Sistemi&Impresa. Per leggere l’articolo completo – acquista la versione .pdf scrivendo a daniela.bobbiese@este.it (tel. 02.91434419)Enrico Pana è Group logistic manager di Dab Group
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