C’è una (debole) ripresa, ma non per la produzione
Partiamo dall’ultimo trimestre del 2022 in cui l’economia italiana ha subito una battuta d’arresto; dopo diversi trimestri di crescita il Pil si è difatti contratto dello 0,1 % rispetto al terzo trimestre. La domanda ha sofferto la flessione della spesa delle famiglie a causa dei rincari dei prezzi, seppur in parte compensata dalla crescita degli investimenti e delle esportazioni. Come anche approfondito nel Rapporto di previsione di Congiuntura Ref del 21 aprile, tali tendenze hanno avuto riflesso sull’andamento settoriale dell’economia, che rimane profondamente differenziato. In particolare, sul finire dell’anno si sono registrate contrazioni di valore aggiunto nel comparto dell’agricoltura, dell’industria in senso stretto e dei servizi. A scongiurare la caduta del Pil è, quindi, nuovamente il settore delle costruzioni, in cui il valore aggiunto è cresciuto del 2,4 % rispetto al terzo trimestre. In questo comparto, peraltro, l’andamento positivo dell’attività è proseguito anche all’inizio del 2023 e il clima di fiducia delle imprese si mantiene su livelli elevati. In sostanza, le imprese di costruzioni anticipano un rallentamento dell’attività nel corso dell’anno, ma nel breve termine beneficeranno della prosecuzione dei lavori già avviati. Il relativo ottimismo di queste aziende potrebbe derivare anche dalle prospettive legate all’avvio delle opere del Piano nazionale ripresa e resilienza (Pnrr), che nel 2023 entrerà nella fase centrale di attuazione.
La ripresa del Turismo
Per quanto riguarda le attività dei Servizi, risultati più favorevoli si sono registrati nel Commercio di autoveicoli, che negli anni scorsi aveva profondamente risentito delle tensioni dal lato dell’offerta, ora in fase di normalizzazione, e soprattutto nelle attività di Alloggio e Ristorazione, che stanno beneficiando della ripresa dei movimenti turistici. L’indicatore del clima di fiducia delle imprese del turismo si mantiene su livelli elevati, segnalando ottimismo circa l’andamento dell’attività anche nei prossimi mesi.I costi dell’energia
Il settore industriale è quello che ha subito maggiormente nell’ultimo trimestre del 2022, risentendo profondamente dell’aumento dei costi dell’energia, ma anche di una domanda più debole in taluni comparti. In particolare, a soffrire di più sono stati, appunto, i settori a elevata intensità energetica, in cui la produzione è letteralmente crollata nella seconda parte del 2022 (vedi Figura 1, online). Tra questi rientrano anche molti comparti che si collocano a monte della filiera delle Costruzioni, che hanno visto la produzione crollare nel corso dell’anno, nonostante la vivacità della domanda a valle, accennando segnali di ripresa solamente nei primi mesi del 2023.Beni di consumo: effetti differenti in base ai settori
Per quanto concerne i produttori di beni di consumo, nel complesso la produzione ha tenuto nei primi mesi del 2023, seppur con effetti differenziati tra i singoli settori, molti dei quali ancora influenzati dagli strascichi della pandemia. I dati più recenti segnalano andamenti particolarmente positivi dell’attività nel comparto della farmaceutica e dell’auto, mentre risulta in calo la produzione nel comparto dei mobili e dell’abbigliamento. Risulta in forte aumento la produzione dei beni strumentali, dato l’andamento particolarmente favorevole del ciclo degli investimenti, mentre è in contrazione, ormai dall’inizio dello scorso anno, la produzione di beni intermedi, che ha risentito dei maggiori costi dell’energia in Europa e della normalizzazione nel funzionamento delle catene di approvvigionamento, che ha favorito la ripresa dei flussi di beni intermedi dall’estero.L’articolo integrale è pubblicato sul numero di Maggio 2023 di Sistemi&Impresa.
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Economista presso REF Ricerche
Andamento economia, Costi energia, produzione ind, produzione industriale