Berto, l’esperienza per la costruzione del futuro
C’è una città, in provincia di Monza e Brianza, che è la capitale mondiale del design. Qui hanno sede oltre 200 aziende che fabbricano mobili e arredi, molte delle quali con una storia ultracentenaria: a Meda, infatti, imprenditori, progettisti e designer dialogano costantemente con la tradizione e la memoria storica per offrire prodotti sempre originali e di altissima qualità. Tra queste c’è Berto, fondata nel 1974 da Carlo e Fioravante Berto, e ora guidata da Filippo, seconda generazione della famiglia proprietaria. Con lui, l’impresa medese ha puntato sull’innovazione tecnologica, tanto da essere eletta case study da Google Ads.
“Sono profondamente grato a mio padre e mio zio per aver avviato l’impresa in un territorio così ricco di passione, eleganza e creatività”, ha dichiarato il CEO di Berto in occasione dell’edizione 2023 de Il Convivio di Persone&Conoscenze, evento organizzato dalla casa editrice ESTE (editore anche del nostro web magazine). L’intervento di Berto è stato anche occasione per presentare il libro Made in Meda. Il futuro del design ha già mille anni, che racconta la storia dell’eccellenza nel design della città fin dalle sue origini, ai tempi dell’alto Medioevo. Furono proprio le badesse del monastero di san Vittore, infatti, ad avere l’intuizione di ‘dare qualcosa da fare’ ai contadini che, durante i lunghi mesi invernali, non avevano un’occupazione; i contadini iniziarono così a riparare e fabbricare utensili e arredi, gettando le basi per un ‘saper fare’ che sarebbe diventato un’eredità da trasmettere alle generazioni future.
Digitalizzare la tradizione
Il bagaglio culturale e artigianale di Meda ha attraversato la Storia, e grazie alla tecnologia si sta affermando sul mercato internazionale. Ne sa qualcosa l’azienda Berto, che dagli Anni 2000 ha strutturato la propria crescita affidandosi a internet e ai canali digitali, abbracciando tra i primissimi in Italia una strategia pubblicitaria online, aprendo, nel 2004, il primo blog aziendale sull’interior design (BertoStory, tuttora attivo e seguitissimo), infine, seguendo l’ascesa e l’affermazione dei social network e dell’ecommerce. “Oggi internet rappresenta per le aziende il ‘ponte’ di collegamento verso il mercato globale, una magnifica opportunità per rendere visibile e far conoscere la nostra incredibile capacità di produrre, personalizzare, realizzare prototipi e pezzi unici di grande qualità”, ha commentato Berto.
L’utilizzo di strumenti digitali per promuovere il made in Italy e una produzione che unisce tradizione e innovazione hanno reso il salottificio Berto l’incarnazione esemplare di Artigianato 4.0. “Il nostro lavoro pare antico, ma si scontra costantemente con la modernità. Il mercato attuale è molto veloce, mentre le nostre lavorazioni sono spesso lente, è dunque una grande sfida trovare l’equilibrio tra due ritmi così differenti”, ha ammesso Berto. In questo, la pandemia da Covid ha giocato un ruolo significativo, perché ha dato all’azienda l’opportunità di dotarsi di nuovi strumenti e nuovi processi. La produzione è infatti rimasta ferma per sette mesi, ma il servizio clienti è stato digitalizzato e implementato in cinque lingue, riuscendo così a mantenere il 50% delle vendite. “Nel giro di poco tempo il nostro modo di relazionarci con le persone è stato stravolto e abbiamo dovuto prendere dimestichezza con un nuovo mezzo”, ha aggiunto Berto. “Ma i nostri valori e la nostra identità erano saldi e radicati e questo ha fatto la differenza”.
Passare il testimone alle nuove generazioni
Riconoscere i valori del made in Meda e raccontarli è per Berto una responsabilità sociale, che si è espressa anche nella collaborazione con il Politecnico di Milano e con un dottorato di ricerca con l’Università Cà Foscari di Venezia. “La nostra storia e il nostro ‘saper fare’ si sono consolidati sotto la definizione di ‘Spirito del 74’ (anno in cui fu fondata l’azienda), e che raccoglie in sé la visione e lo spirito imprenditoriale di Berto”, ha spiegato il CEO dell’azienda medese.
È anche attraverso la valorizzazione delle proprie radici e della propria produzione che Berto cerca di attrarre i maestri artigiani del futuro, una soluzione che risolverebbe la questione del trasferimento delle competenze o dell’attrazione dei talenti. “Se non riscontriamo problemi a trovare persone nel marketing o nella comunicazione, non posso dire lo stesso per la Produzione. La nostra sfida principale, al momento, è far appassionare le nuove generazioni al mestiere dell’artigiano tappezziere”, ha evidenziato Berto. “Lamentarsi dei giovani non serve a niente; è compito nostro, invece, chiederci come stiamo costruendo la consegna della conoscenza, in che modo raccontiamo il lavoro artigiano”.
Classe 1996, Martina Midolo scrive di cultura d’impresa e si occupa di social media. Per FabbricaFuturo conduce il podcast Storie dell’Italia che produce.
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