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Alfa Laval, la Scandinavia sostenibile

L’AD: “Il manifatturiero italiano ha grandi opportunità all’estero nel food process. Non tutti riescono a capitalizzare questo vantaggio” Italia e Svezia. Così lontane, così vicine. Come immaginare che tra i due Paesi si fossero negli anni instaurate e consolidate importanti sinergie, soprattutto nella ricerca e sviluppo? A rivelarlo l’Amministratore Delegato di Alfa Laval, Sergio Hicke, che abbiamo incontrato per fare il punto della roadmap di crescita che vede l’azienda svedese ai primi posti fra i player globali operanti nello scambio termico e nella movimentazione dei fluidi. Svedese nell’efficienza ma di cuore italico nella sua componente innovazione l’azienda, con alle spalle oltre 100 anni di storia, serve con le proprie soluzioni circa 12 segmenti di mercato molto diversi. Il suo target? “Non esiste di fatto un vero
Sergio Hicke, AD Alfa Laval
Sergio Hicke, AD Alfa Laval
target di riferimento – spiega l’AD – ci rivolgiamo a organizzazioni di diverse dimensioni, dalla Saipem al piccolo frantoio del sud Italia”. Solo in Italia, Alfa Laval conta più di 840 dipendenti, un organico da gigante industriale, al quale si sommano altre 2.000 persone circa se si considera l’intero l’indotto che gravita attorno al suo business. Con quartier generale a Monza e sedi a Genova, Alonte, Firenze, Parma, Suisio, e dallo scorso dicembre anche a Napoli, è una delle più grandi società globali nella fornitura di componenti specializzati e soluzioni ingegneristiche basate sulle sue tecnologie chiave dello scambio termico, della separazione e della movimentazione dei fluidi. In termini numerici l’azienda si difende bene, con +9% di crescita in Italia anno su anno, consolidando un margine operativo del 16,5%. Complici i debolissimi trend di ripresa che, nel periodo novembre-dicembre 2014, hanno registrato in Italia una aumento della produzione industriale del +0,3%, secondo l’Eurostat. Un dato sicuramente poco esaltante ma che una volta tanto ci posiziona davanti a Germania e Francia, ferme rispettivamente a 0% e a -0,3%. Come sempre, c’è chi fa peggio di noi, ma anche chi fa meglio. Nella zona euro l’aumento maggiore della produzione si è registrato in Irlanda (+4,6%), Ungheria (+3,3%) e Croazia (+2,7%), mentre i cali più accentuati in Lituania (-2%), Lettonia (-1,7%) e Malta (-1,4%). Una mano all’ambiente “Dal nostro punto di osservazione – commenta Hicke – ci sentiamo un po’ il termometro di uno scenario economico ancora in fase di assestamento, a seguito dell’instabilità finanziaria che dal 2009 al 2011 ha costretto oltre 100.000 aziende in Italia a chiudere”. La grande frammentazione del mercato, soprattutto in Italia, si è trasformata in tempi di crisi in un’arma a doppio taglio. Perché se è vero che un numero maggiore di realtà manifatturiere determina ricchezza, è anche vero che tante aziende sono arrivate al capolinea perché troppo deboli per affrontare da sole una crisi globale. “In questo contesto iper frammentato basta poco per mettere in ginocchio un intero comparto industriale – dice Hicke –. Ne abbiamo avuto evidenza con la profonda flessione che ha registrato il settore dell’olio d’oliva nel corso del 2014”. La grande diversificazione di business, a seconda del segmento di mercato, ha permesso invece ad Alfa Laval di aggredire quei settori che poco hanno risentito della crisi. Come Oil & Gas, Alimentare & Farmaceutica, Energetica & Ambientale e Marine & Diesel. Il segreto? L’ideazione di soluzioni specifiche per la standardizzazione e la messa in sicurezza dei processi di produzione. “I nostri prodotti – precisa Hike – permettono di superare i rigidi standard igienici imposti dalla normativa alimentare e farmaceutica, ad esempio, con l’obiettivo di ottimizzare la produzione, ottenere il massimo delle materie prime e ridurre consumi energetici, rifiuti ed emissioni”. Anche sul fronte energetico l’azienda si propone al mercato con soluzioni ad alto tasso di innovazione. Lo sviluppo di fonti di energia rinnovabile quali l’etanolo, il biodiesel e il biogas è di estrema importanza per assicurare le future forniture diSostenibilità energia, ridurre la dipendenza dal petrolio e l’impatto ambientale, nonché per rafforzare le economie rurali. Fiore all’occhiello nella produzione di scambiatori di calore, l’Italia occupa una nicchia privilegiata nel cuore scandinavo di Alfa Laval. “Alcuni prodotti a nostro marchio si producono solo in Italia – commenta l’AD – come i grandi scambiatori di calore”. A fabbricarli i due stabilimenti di Bergamo e Vicenza che, per il 75% producono per esportare l’eccellenza made in Italy in tutto il mondo. A dimostrazione del fatto che il gruppo intero crede fortemente nel potenziale qualitativo del prodotto italiano. Soluzioni efficaci per processi migliori Sono mille e novecento circa i brevetti registrati dall’azienda, un immenso bacino di know how che genera all’anno circa una trentina di prodotti nuovi grazie a un investimento medio del 3% in ricerca e sviluppo. L’output di questa attività di ricerca si concretizza in migliaia di soluzioni volte a innovare processi di produzione talvolta legati in modo indissolubile alla tradizione artigiana o a processi di nicchia. The Station at night.Per il mercato dell’olio d’oliva, ad esempio, Alfa Laval ha messo a punto diverse apparecchiature per soddisfare le priorità e i requisiti degli impianti di produzione, dalla defogliazione iniziale fino all’estrazione e all’imballaggio, per impianti di qualsiasi dimensione, capacità e complessità. Tra le sue competenze rientra anche lo smaltimento dei liquidi di scarto prodotti dai frantoi. “Liquidi nocivi per l’ambiente – spiega Hicke – e che per la maggior parte sono ancora riversati in aperta campagna contravvenendo alla normativa igenico sanitaria”. L’estrazione dell’olio d’oliva di norma genera infatti un’elevata quantità di acque reflue che possono creare problemi in fase di smaltimento. Nella maggior parte delle municipalità, infatti, non ne è consentito lo smaltimento di questi inquinanti negli impianti fognari e le acque reflue vengono spesso smaltite nei terreni agricoli. Nello stesso modo in cui Alfa Laval si adopera per la salvaguardia delle campagne agricole i suoi sforzi per la protezione dell’ambiente si estendono anche al settore Marine, per il quale in cantiere c’è un progetto per messa in sicurezza delle canne fumarie delle grandi navi. L’azienda ha allo studio un prodotto per l’eliminazione del contenuto tossico dei fumi di scarico. “Se l’armatore decide di non adeguarsi alla normativa per la tutela dell’ambiente è costretto a utilizzare combustibile di altissima qualità, a costi scarsamente sostenibili”. http://www.alfalaval.com/Pages/default.aspx  

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