Alberto Bertone, Presidente e AD di Fonti di Vinadio Spa, ci racconta le scelte, talvolta azzardate, che hanno determinato il successo dell’aziendadi Luca BastiaUna storia particolare quella di acqua Sant’Anna, più precisamente di Fonti di Vinadio Spa proprietaria del marchio. Una società che nasce nel 1996, inserendosi in un mercato presidiato da numerose imprese nazionali e multinazionali con marchi già ampiamente consolidati, ma che in pochi anni diventa leader nazionale del settore delle acque minerali, grazie a una costante ricerca di innovazione e alla capacità imprenditoriale dei suoi fondatori, la famiglia Bertone. Famiglia che dagli Anni 50 opera nel settore dell’edilizia e anche questo è un elemento che rende particolare la storia dell’azienda perché una delle chiavi del successo, come sottolinea provocatoriamente Alberto Bertone, Presidente e AD di Fonti di Vinadio Spa, risiede proprio nella scarsa conoscenza del settore acque minerali: “L’essere ‘ignoranti’, il non avere dei pregressi in questo ambito è stata una fortuna perché ci ha dato la possibilità di percorrere nuove strade, di costruire uno stabilimento diverso da come lo avevano gli altri operatori del settore”.
Giuseppe Bertone (scomparso nel 2008) è l’imprenditore edile cui si affiancano negli Anni 90 i figli Fabrizio e Alberto. Nel 1995 Giuseppe Bertone viene a conoscenza della qualità superiore dell’acqua che sgorga nelle valli che sovrastano Vinadio nelle Alpi Marittime, in provincia di Cuneo, e decide di intraprendere questanuova avventura. Alberto Bertone, che ha ereditato dal padre l’intraprendenza e il gusto per le sfide impossibili, lo convince ad affidargli lo sviluppo del nuovo progetto e dal 1996, anno in cui nasce l’Azienda Fonti di Vinadio, si dedica anima e corpo alla realizzazione di un obiettivo ambizioso: portare quest’acqua sulla tavola di tutti gli Italiani.
L’obiettivo oggi è raggiunto, anzi superato: se nei primi anni di attività Fonti di Vinadio vendeva tante bottiglie quanti sono gli italiani, oggi le bottiglie vendute in un anno sono tante quanti sono gli abitanti d’Europa.
L’uso di robot
“Dovendoci scontrare con realtà affermate, la nostra strategia è stata di produrre in maniera differente e più efficiente – racconta Alberto Bertone –. Non solo: poiché all’inizio abbiamo avuto difficoltà nel reperire manodopera, appena siamo un po’ cresciuti abbiamo cercato di robotizzare il più possibile. Abbiamo dunque deciso di fare un investimento e, insieme ad alcuni imprenditori che volevano sperimentare nuove strade, abbiamo definito le necessità e inventato i robot che rispondessero alle nostre esigenze. Oggi siamo ancora l’unica azienda del settore che ha questo sistema robotizzato di scarico dalle linee e che porta la merce ai camion per il trasporto verso la ferrovia”.
Nel sito produttivo di Vinadio lavorano, infatti, incessantemente i più moderni robot palletizzatori, concepiti per risparmiareuna notevole quantità di plastica in fase di imballaggio. I pallet pronti a essere spediti vengono prelevati da 26 veicoli a guida laser, carrelli automatizzati che rispondono agli input di un software centrale, in grado di gestire in modo autonomo la movimentazione della merce, dallo stoccaggio all’uscita dal magazzino. Questi veicoli si muovono in modo completamente autonomo, spostano la merce in magazzino e di lì sono in grado di caricare i pallet di acqua sui camion, distinguendo tipologie di acqua, formati e quantità. Oltre a garantire una precisione superiore al 99,5%, questi veicoli rispettano l’ambiente (funzionano infatti con batterie ricaricabili anziché utilizzare carburante) e, grazie a un’innovativa tecnologia tutta made in Italy, aumentano la sicurezza sul lavoro, eliminando incidenti alle persone e danni alle cose.
Innovazione, sperimentazione e ambiente
Sant’Anna oggi è considerata un’azienda all’avanguardia, soprattutto perché ha sempre sperimentato, “e anche attualmente continuiamo a sperimentare cose nuove – sottolinea Bertone –. Come per esempio la Bio Bottle, l’unica bottiglia al mondo senza neppure una goccia di petrolio, realizzata con un biopolimero di natura vagetale e che, quindi, una volta gettata, viene smaltita dai microrganismi che si trovano nelle discariche. La Bio Bottle l’abbiamo sviluppata noi insieme a un’azienda americana che ci ha dato ilpolimero (la bottiglia doveva essere trasparente, adatta agli alimenti e resistente,…). Inizialmente ci hanno detto che non si poteva fare a iniezione, ma solo attraverso il pompaggio, invece noi con la ‘testa dura’ e con ‘l’ignoranza’ nella materia specifica abbiamo voluto provare ugualmente e siamo riusciti a realizzarla con un processo a iniezione. L’ignoranza per noi è stata una fortuna”. Quindi spiega: “È tutta la vita che predico l’ignoranza, perché ci consente di continuare a provare nuove strade che altri, che conoscono la materia, non tentano; sperimentando cose innovative ‘ritenute impossibili’, nel caso si ottenga il risultato cercato si fa la differenza!”.
Seguendo questa filosofia “siamo stati i primi ad abbassare il collo della bottiglia, togliendo tanti grammi nella confezione, un piccolo risparmio economico che, moltiplicato per un numero elevato di bottiglie, porta a un vantaggio finanziario notevole in un anno – prosegue Bertone, non nascondendo un giustificato orgoglio –. Siamo stati i primi anche a usare il laser e non l’inchiostro per codificare le bottiglie e ora è uno standard utilizzato da tutti. Non solo: siamo stati tra i primi a utilizzare le bottiglie a sezione quadrata e così nello stesso spazio ne riusciamo a caricare molte di più (25%) abbassando i costi di trasporto”.
Acqua Sant’Anna si differenzia dagli altri operatori anche per quanto riguarda i mezzi utilizzati per il trasporto: usa infatti molto i treni e le navi per le consegne Oltreoceano, “mezzi che, oltre a permetterci di ridurre i costi rispetto all’invio di container, diventano dei magazzini viaggianti che ci consentono di essere più efficienti, rispondendo agli ordini in tempi estremamente brevi”.
Sempre in tema di innovazione e risparmio e con un occhio all’ambiente, Fonti di Vinadio Spa ha sviluppato un sistema che sfrutta il calore prodotto dai macchinari di produzione canalizzandolo e utilizzandolo per il riscaldamento dello stabilimento e degli uffici. “Spendiamo un po’ di più nella canalizzazione dell’aria, ma non abbiamo costi per riscaldare – precisa Bertone –. Una ‘cosa stupida’, semplice ed efficace che pochi però fanno. Infine, abbiamo realizzato tutti i capannoni (100mila metri coperti) in legno in modo che si inseriscano perfettamente nella natura circostante e questo non perché celo impone la legge, ma per nostra scelta; l’attenzione ecologica fa parte della nostra cultura: per esempio laviamo i pavimenti senza utilizzare soluzioni chimiche, ma solo con prodotti naturali per cercare di inquinare il meno possibile”.
I numeri di acqua Sant’Anna
Fonti di Vinadio Spa ha il più grande impianto produttivo al mondo: 10 linee di imbottigliamento per l’acqua. Le più recenti, operative dal 2008, producono rispettivamente 55mila e 45mila pezzi ogni ora ciascuna e sono tra le più grandi al mondo. A queste si aggiungono due linee dedicate alla produzione dei bicchierini di tè freddo e succhi di frutta. La produzione oraria si attesta a circa 310mila bottiglie e 36mila bicchierini.
“Siamo un’azienda che in pochissimi anni, partendo da zero, è diventata leader in Italia: negli ultimi cinque anni abbiamo raddoppiato il fatturato e attualmente realizziamo tra i 180 e i 200 milioni di giro d’affari, cui concorrono anche i nuovi prodotti come il tè (SanThè) e i succhi di frutta (SanFruit)”.
Nel giro di un anno dal lancio, SanThè è diventato il terzo tè in Italia, “questo perché lo realizziamo mettendo le foglie in infusione e lo confezioniamo in bicchierini grazie a una macchina speciale che abbiamo fatto realizzare specificamente per noi”.
“Fino a un anno e mezzo fa – aggiunge Bertone – distribuivamo quasi esclusivamente in Italia, poi abbiamo deciso di‘guardare’ all’estero e stiamo crescendo bene; al momento i mercati internazionali incidono ancora poco, ma ci sono i presupposti per buoni risultati. Attualmente i riscontri migliori sono in Cina, in America e in Germania. Può sembrare strano, ma è molto più facile vendere nei mercati lontani, anche perché i costi di trasporto incidono molto di meno, in quanto utilizziamo i ritorni dei container che viaggerebbero vuoti su tratte dove c’è molto import e poco export. Piuttosto che farli tornare vuoti, le società che si occupano dei trasporti accettano il nostro carico a prezzi contenuti (il costo è paragonabile a quello che sosteniamo per consegnare a Roma)”. Proprio in previsione di un ulteriore sviluppo nel mercato interno e della crescita dell’export, è in corso un importante investimento di 50 milioni di euro per potenziare ulteriormente le linee di produzione con l’acquisto di cinque nuove linee di imbottigliamento tra le più grandi, tecnologiche e innovative al mondo.
La digitalizzazione
Nell’ultimo anno sono state aperte cinque linee con una tecnologia nuova ed è stata digitalizzata la procedura riguardante le fatture attive e passive, le bolle attive, i registri Iva di acquisti e vendite e il libro giornale. Fonti di Vinadio Spa prevede di poter dematerializzate 550mila pagine all’anno, ottenendo così un’ottimizzazione dei tempi di ricerca e visualizzazione dei documenti. Ma l’innovazione è continua: “Stiamo lanciando nuovi tipi di prodotto e continuiamo a introdurre innovazione alla ricerca di una maggiore efficienza sulle linee del tè e dei nettari di frutta. Ritengo che l’innovazione, quando la si introduce, vada fatta in tutti i settori, a 360 gradi, mettendo in discussione tutto quello che si fa. Stiamo cercando di fare qualcosa in modo diverso, in maniera più efficiente e più economica in ogni campo, dalla logistica, alla produzione, alle vendite, all’amministrazione. Per esempio cerchiamo di contattare i clienti in modo digitale in maniera da limitare i nostri spostamenti, spingiamo affinché sia il cliente stesso a stendere l’ordine utilizzando l’Electronic Data Interchange (EDI) e facendo lavorare direttamente il cliente sul nostro sistema, incentivandolo con delle scontistiche (quello che si risparmia è a suo vantaggio), evitando anche possibili errori, contestazioni e inefficienze. Siamo sempre più abituati ormai ad acquistare ogni genere di bene di consumo online, ebbene si può fare anche per un camion di prodotti. Per quanto riguarda i fornitori dovranno loro stessi controllare i nostri magazzini e le nostre scorte e farci la fornitura solo quando è necessario, come noi lo facciamo per approvvigionare di acqua i supermercati”, spiega Bertone.
La qualità dell’acqua va oltre l’innovazione
La vera forza di Fonti di Vinadio Spa è comunque ‘la materia prima’, l’acqua. Attraverso 400 chilometri di tubazioni in acciaio inox, l’acqua che sgorga dalle sorgenti, poste a circa 1.950 metri d’altitudine, viene incanalata e condotta fino allo stabilimento dove è raccolta in 11 serbatoi d’acciaio inox della capacità di 1 milione di litri d’acqua ciascuno. Da qui parte immediatamente la linea produttiva e l’acqua viene subito imbottigliata, affinché conservi intatte le sue caratteristiche organolettiche.
L’acqua Sant’Anna ha ottenuto risultati straordinari per i valori di leggerezza (residuo fisso 22,0 mg/l) ed è stata una delle prime a ottenere l’autorizzazione ministeriale per la dieta dei neonati. È anche indicata per le diete povere di sodio (solo 1,8 mg/l di sodio). L’azienda ha voluto sfruttare a livello marketing queste caratteristiche e, anche in questo caso, in maniera originale.
“In passato, infatti, sicuri di avere un’acqua diversa, nella pubblicità abbiamo comparato le acque sul mercato mettendo solo i parametri che tutti dichiaravano in etichetta (per esempio durezza, presenza di sodio), dimostrando che la nostra acqua aveva le caratteristiche migliori. Ovviamente tutti i competitor ci hanno fatto la guerra, ma eravamo inattaccabili in quanto mettevamo solamente in ordine e a confronto quello che ognuno mostrava sulla propria etichetta, senza aggiungere commenti negativi o positivi. 15 volte siamo stati chiamati in tribunale, abbiamo sempre vinto”, conclude Bertone.