La continua decrescita della produzione italiana
La produzione italiana ha chiuso il 2023 in frenata. Nella consueta analisi dell’Istat (l’ultima a disposizione è Novembre 2023: produzione industriale) emergono i valori negativi della produzione italiana: alla fine dello scorso anno l’indice destagionalizzato – è l’indicatore che misura la produzione dell’industria (con esclusione delle costruzioni) depurata dalle fluttuazioni attribuibili alla componente stagionale – è diminuito dell’1,5% rispetto a ottobre 2023. Il risultato non è sorprendente, perché già nel mese precedente la produzione presentava una diminuzione rispetto a settembre 2023. A livello complessivo nel trimestre settembre-novembre si è, quindi, registrata una decrescita dello 0,8% rispetto ai tre mesi precedenti.
Per comprendere il dato è utile analizzare la diminuzione congiunturale, cioè la variazione percentuale rispetto al mese precedente. In questo senso, il report dell’Istat mostra uno scenario negativo, anche se con diversa intensità, che interessa trasversalmente l’industria italiana. La decrescita varia, infatti, da una diminuzione dello 0,2% della produzione dei beni strumentali (include, tra gli altri, autoveicoli, strumenti e apparecchi di misurazione e controllo) a una decrescita dell’1,8% dei beni intermedi di consumo (prodotti chimici, metalli e prodotti in metallo, apparecchi elettrici, industria del legno e fabbricazione di tessuti) fino a una riduzione del 4% dell’energia.
A livello mensile la situazione è, quindi, negativa, ma peggiora ulteriormente confrontando lo stesso periodo del 2022. In questo caso, l’indice di riferimento è la variazione tendenziale, cioè la variazione percentuale rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. L’Istat mostra che l’indice complessivo è diminuito in termini tendenziali del 3,1%, tenendo conto che la variabile tempo non ha interferito, perché i giorni lavorativi di calendario sono stati 21 come a novembre 2022.
La variazione tendenziale nei diversi settori dell’industria italiana non è, però, omogenea, perché gli scenari sono molto vari. Tra i settori in calo rientrano i beni di consumo e i beni intermedi (-5,7%), ma soprattutto le attività manifatturiere italiane: l’industria del legno, della carta e della stampa (-12,7%), le industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-9,3%) e la fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche (-8,5%). I risultati positivi si verificano, invece, tra le attività di fabbricazione di prodotti petroliferi raffinati (+13,1%), nella fabbricazione di mezzi di trasporto (+2,1%) e nella fabbricazione di macchinari e attrezzature (+0,8%). Il 2023 si è quindi concluso con scarsi risultati, ma ora lo sguardo è rivolto al 2024 che, secondo le previsioni di Confartigianato, vedrà salire la domanda estera dall’Italia e, di conseguenza, la produzione manufatturiera.
Alessia Stucchi è giornalista pubblicista. Laureata in Lettere Moderne in triennale e in Sviluppo Economico e Relazioni Internazionali in magistrale. Nel 2023 ha vinto il premio America Giovani della Fondazione Italia Usa che le ha permesso di conseguire il master Leadership per le relazioni internazionali e il made in Italy. Nel tempo libero si dedica alle camminate, alla lettura e alle serie tivù in costume.
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